Un libro per celebrare il viaggio di Nike, tra sport e design, una strada piena di sfide, di storie e di incontri
Arriva al cinema dal 5 aprile nelle sale americane Air, il nuovo film diretto e interpretato da Ben Affleck, che porta sul grande schermo la storia delle Air Jordan, le scarpe – oramai leggendarie – create della Nike per Micheal Jordan, storia di un incontro che ha cambiato per sempre l’immagine dello sport. Intanto, in libreria è uscito NIKE (edizioni L’Ippocampo), un volume che celebra il viaggio dello storico brand di scarpe sportive che ha rivoluzionato il mercato. «I migliori giocatori al mondo scendono ogni volta in campo con grinta, sapendo che se si vuole diventare i migliori, qualunque sia il settore, i fallimenti sono un inevitabile effetto collaterale», così John Donahoe, dal 2020 Amministratore delegato dell’azienda; e la storia Nike sembra esserne la prova.
1971, Bill Bowerman – allenatore di atletica che con Phil Knight aveva fondato Nike nel 1964 – è seduto a far colazione, prende la piastra per i waffle e la porta in laboratorio, dove mescola in tutta un quantitativo di retano che versa sull’elettrodomestico. Ma nella fretta si dimentica di rivestire la piastra con l’antiaderente, non riesce più né ad aprirla né ad usarla per fare i waffle, ma intanto è nata l’idea di un nuovo tipo di suola in gomma (una suola con più grip sulla pista e in grado di adattarsi a qualsiasi superficie), nascono così le Waffle Racer. Circa trent’anni dopo John Hoke, Chief Design Officer di Nike, in visita da Bowerman con alcuni colleghi si ritrova in quello stesso laboratorio per aiutare Bowerman che deve aggiustare una mensola ricavata da una vecchia targa. Hoke nota la scritta Nike-R e chiede all’allenatore (ormai in pensione) cosa vuol dire. «Significa Nike Research – gli dice Bowerman – Non scordarti mai che noi facciamo ricerca sugli atleti e che tutta quella ricerca si converte in innovazione». Per Hoke quella diventa la rotta dall’azienda: «Se non risolvi problemi facendo sentire meglio le persone, creando più accesso allo sport, al coraggio e alla fiducia, significa che non stai tenendo fede alla promessa e al destino che il fondatore ha tracciato per noi – ha detto Hoke – Fin dal primo giorno l’innovazione è stata un impegno, non una garanzia. Noi ci siamo impegnati a imparare e ascoltare, ma questo non ci ha mai dato la garanzia del successo di un prodotto, di una piattaforma o di tutte le cose di cui parliamo oggi. L’importante era mettere in moto una curiosità inesauribile e spronare a migliorare continuamente». Sono quasi cinquant’anni che Nike esplora, sviluppa, rifinisce e ridefinisce i processi necessari per istituzionalizzare la ricerca e l’innovazione sportiva, ora questo libro raccoglie questa storia ricchissima, raccontandone i protagonisti, gli incontri e le collaborazioni fondamentali, in un’edizione dal design ricercato (copertina plastificata con rilegatura a vista) e piena zeppa di fotografie.
Innovare, innovare, e innovare ancora. «Nike non smette mai di investire nei progetti sperimentali e nelle tecnologie, non tutto funziona al primo colpo, anzi. Ma ogni volta apprendiamo una lezione nuova, e sono proprio queste lezioni a portarci verso qualcosa di inaspettato che trasforma la nostra realtà. Come la vita, l’innovazione è un viaggio imperfetto», racconta John Donahoe nell’introduzione del libro. «L’innovazione risolve problemi concreti e migliora un’esperienza, mentre il design ha il potere di avvicinare l’umanità a un oggetto, di creare una connessione emozionale o persino spirituale – così invece Mark Parker, Presidente esecutivo dell’azienda – Ho sempre pensato che il primo requisito per riuscire bene in entrambi sia avere relazioni forti: vere collaborazioni che portano a uno scambio di esperienze e competenze».
L’essenza del processo creativo di Nike si basa, proprio come in un gioco a squadre, sulla collaborazione di diversi team: progettisti, esecutori, sviluppatori, tecnici e scienziati, tutti chiamati a lavorare assieme. A volte un’idea può rimanere anche per anni su una scrivania, nascosta sotto a una pila di carte prima che giunga il suo momento. «Quel che conta è restare aperti e flessibili», sottolinea Parker.
Un mondo dinamico. Gli atleti diventano più veloci, più forti, cambiano il modo di allenarsi. Lo sport si evolve in continuazione, quindi vengono a crearsi nuovi bisogni, e di conseguenza servono nuove idee, destinate a concretizzarsi in nuovi prodotti. La storia di Nike ha dimostrato la forza del rapporto tra l’azienda e i migliori atleti del mondo, non solo nella capacità di tradurre i feedback degli sportivi in novità di mercato, ma anche nel riuscire a raccontare le loro identità e la loro connessione con l’identità del brand; non semplici testimonial, ma veri e propri partner. Il libro è ricco di storie di sportivi che hanno condiviso il loro percorso con quello di Nike, ma anche di collaborazioni con artisti e musicisti. «È importante lavorare con atleti strategici capaci di pensare in modo innovativo e creativo. Partiamo sempre dalle loro intuizioni – afferma Eric Avar, VP e Creative Director of Innovation, entrato nell’azienda nel 1991 sotto la guida di Tinker Hatfield, con lui sono nate le Air Max Penny, le Air Foamposite e le Hyperdunk, uscite nel 2008 e portata alla ribalta della popolarità da Kobe Bryant che, con la squadra statunitense, quell’estate ha conquistato l’oro olimpico. Avar ricorda: «[Kobe] diceva sempre “voglio migliorare l’arco di movimento per sentirmi veloce ed esplosivo e una low-top mi darebbe sostegno e stabilità. Togliete tutta quella roba inutile dalla caviglia!”: l’intuizione dello sportivo e la sua insistenza hanno fatto imboccare alla divisione Basketball del marchio una nuova strada.
Il linguaggio del colore. Quella raccontata nel volume NIKE è una storia raccontata attraverso le parole dei suoi protagonisti, ma non solo, ampio spazio trovano le immagini, da sole in grado di raccontare una storia tutta loro. Il Color Design Team di Nike, che ha il compito di creare le palette di colori stagionali per i prodotti in uscita di sei mesi in sei mesi, è formato da esperti di architettura, graphic design, arti figurative, industrial design e moda, e il loro lavoro inizia ogni volta più di due anni prima dell’arrivo del prodotto finale sugli scaffali degli store. È un lavoro che fonda la sua pratica sull’osservazione e la sperimentazione, sulla ricerca e lo studio, con viaggi di ricerca in giro per il mondo, studiano la natura e il mondo dello sport. Le aggiunte più recenti al catalogo colore del brand più recenti rivelano gli effetti caleidoscopici oggi possibili grazie a metodi di produzione innovativi (come le tinture a secco, la stampa laser e l’upcycling dei materiali).
Con la sua storia importante, fatta di tante sfide (alcune perse, molte vinte), questa “biografia” della Nike si rivela come qualcosa di più della semplice retrospettiva di un produttore di scarpe sportive, quanto piuttosto una visione articolata e profonda, da sempre proiettata nel futuro (che non è mai oggi) del mondo del design, dello sport, della moda e della ricerca, una vero forziere di energie palpabili e trascinanti. Doppio slurp!