La mostra Mysteria Manifesta presenta 25 dipinti inediti realizzati dall’umbro Ceccobelli. Con una duplice tensione, antinomica e dialettica
Dove sorge un’immagine? Qual è la fonte, l’origine, il desiderio che sostiene la sua forma, e quale corpo-carne-materia trattiene nel suo disvelamento? Di fronte a ogni “quadro-cosmo” di Bruno Ceccobelli è la domanda la prima a farsi strada. Non un commento, una spiegazione, un’esegesi, una descrizione, bensì sempre un’interrogazione radicale: l’esigenza di invocare. È come approssimarsi ad un’icona, come tentare una forma di relazione “più intima a me di me stesso”, come direbbe Sant’Agostino. E questo domandare è il solo modo che abbiamo di rinunciare alla realtà (o di sospenderla per un istante) in favore della Verità.
La realtà è la presenza fisica di un quadro o di una scultura, il suo ingombro, la materia. E nell’opera di Ceccobelli ognuno di questi elementi è incandescente, pulsionale e affiorante, come proveniente da una profondità energetica che sprigiona la sua luce mescolandosi a un impasto di colore e memoria e contenendo ogni traccia del presente, del vivere, dell’esserci stato. La verità, invece, è quello che accade quando l’opera cessa di esistere come oggetto e compie pienamente la sua trasfigurazione – o, fisicamente, transustanziazione – e apre un varco verso un mistero profondissimo e abissale.
Il luogo della contesa
Un ampio e organico palinsesto pittorico, quello generato da Ceccobelli in occasione della mostra “Mysteria Manifesta”. Ospitata dal CRAC Puglia di Taranto fino al 10 maggio 2023, a cura di Giovanni Gazzaneo – un progetto concepito nell’ambito della pluriennale collaborazione del museo con il Mysterium Festival cittadino. Nei 25 dipinti inediti, realizzati dal maestro umbro, assistiamo a una duplice tensione, antinomica e dialettica. Il quadro è il luogo della contesa tra la stasi granitica, archeologica e geologica di elementi irretiti in superficie – pennelli, guanti, stoffe, candele, conchiglie, frammenti d’antiquariato e carte fatte a mano – e l’improvvisa, ineludibile sublimazione della figura: corpi, volti e voli di colombe leggerissime.
Sempre l’immagine fugge, sempre ammette un movimento che disfa il centro e migra verso la periferia, perfino sopra i bordi del telaio. È come la sfocatura di una fotografia, o il trascinamento del colore liquido nel quale, all’improvviso, si agita una danza primordiale, liberatoria, eterea. Ceccobelli ama soffermare e salmodiare quell’attimo ineffabile in cui la visione si fa apparizione, epifania. La luce dorata e l’azzurro di un cielo giottesco coniugano l’attimo con l’eterno; il tempo di una giornata – dai chiarori dell’alba, alle tenebre della notte – coincide col tempo dello spirito e dell’anima. Tempo infinito, illimitato, ovvero al di là della limitatezza del singolo individuo, perché tempo cosmico, assoluto.
Sete di eterno
In più occasioni l’artista definisce la propria ricerca “un’arte del cammino senza stile” e noi intendiamo a meraviglia, proprio in una mostra come questa, quanto l’opera sia misura di ogni passo provvisorio, incerto, precario, quell’attimo disequilibrante che spinge in avanti l’esperienza verso il prossimo passo e l’altro ancora, il prossimo quadro e l’altro ancora. In un cammino in cui lo “stile” (= stilo, oggetto appuntito, colonna) non è mai pilastro e fondamento, semmai astro e firmamento, tensione verso l’alto, sete di eterno.
La mostra è visitabile, con ingresso libero, dal martedì al venerdì, 17.30-19.30, o su appuntamento (348.3346377). CRAC Puglia, Corso Vittorio Emanuele II 17, Taranto