Gianni Minà era ed è una delle personalità italiane più popolari. Seguito da migliaia di persone, sui social e nelle iniziative recenti, se n’è andato lasciando un patrimonio giornalistico e audiovisivo inestimabile. Un tesoro che, insieme alla moglie Loredana Macchietti, Gianni ha cercato di custodire e valorizzare. Nonostante la lunga assenza dagli schermi televisivi. Cara Rai, una buon fetta di pubblico attende un riconoscimento a chi ha dato tanto lustro all’azienda
Gianni Minà è stata una persona fortunata. E non solo perché ha intervistato ed è stato amico dei grandi della terra. O perché ha avuto una splendida famiglia e amici che lo hanno sostenuto e amato. La fortuna di Minà è stata fare, anzi essere, ciò che amava. Ovvero un bravissimo giornalista. È questa una delle chiavi della sua popolarità anche fra le nuove generazioni. Chi di noi non vorrebbe vivere, respirare, addormentarsi la sera e svegliarsi la mattina per quel che sente suo fin dall’adolescenza?
Sentite che cosa scrive un giovane, sulla pagina Facebook di Minà, in uno dei commenti alla notizia della sua morte: “Io sono dell’89 e quindi forse non dovrei nemmeno sapere chi sei. E invece, complici i miei genitori, ti seguo da quando avevi 16 anni”, e ancora, “Ma non lasci un vuoto. No. Tu lasci un pieno. Perché mi hai riempito di spirito critico, di dubbi, di ragionamenti. E soprattutto mi hai fatto sentire diverso in mezzo a tutta questa dannata omologazione. Io non ti dimenticherò mai”. Parole forti, che suonano sincere. Gianni era uno che andava sempre al cuore delle cose.
Oltre che dalla gente comune, Gianni Minà è stato amato da tanti tanti grandi personaggi del cinema, della televisione, letteratura, arte, politica. Non era solo stima reciproca, era proprio amicizia vera. Nato ai bordi di periferia (come cantava uno dei suoi tanti amici musicisti) a Torino, Gianni era pervaso dal fuoco del giornalismo fin da ragazzino. E quindi aveva una sana e forte curiosità per il mondo, che lo ha spinto fino ai confini della terra, per intervistare i leader politici e i personaggi più scomodi. Unico rimpianto, confessato in una recente intervista a Fanpage, non aver avuto il tempo di recarsi in Sudafrica per parlare con Nelson Mandela, prima che se ne andasse. Un’intervista, quella di Minà a Fanpage, che qualsiasi giovane aspirante giornalista dovrebbe guardare con attenzione.
L’ultimo grande documentario sulla vita di Minà
Ma, nonostante tutto questo, Minà non ha mai dimenticato chi era e da dove veniva. Dopo decenni di vita e lavoro a Roma, trovava il modo, di quando in quando, di rivedere i suoi amici d’infanzia. Un gruppo di ragazzi che popolava il cortile della perferia torinese dove Gianni giocava a pallone, rodando una delle sue immense passioni, lo sport. Le interviste al gruppo del cortile di Corso IV Novembre aprono il documentario sulla sua vita, “Gianni Minà una vita da giornalista”, girato di recente dalla moglie Loredana Macchietti. Ci sono i racconti di Ivo, di Giacomo e anche di Enzo, l’amatissimo fratello di Gianni scomparso il 28 febbraio scorso. Il film prosegue sulle tracce delle passioni di Minà, dall’amore per la squadra del cuore, il Torino, ai primi passi nel giornalismo sportivo, raccontati da un altro grande collega, Gian Paolo Ormezzano. Fino al trasferimento a Roma, l’intervista ai Beatles e poi Mina, Battisti, Massimo Troisi, Fidel Castro, Robert De Niro, Leonardo Di Caprio, Maradona e tanti tantissimi altri. Il resto è storia, un vero pezzo di storia recente del nostro Paese. Un documento unico, presentato e premiato lo scorso anno al Bari International Film&Tv Festival, che speriamo la Rai mostri al grande pubblico appena possibile.
La moglie Loredana è da decenni custode e manager del patrimonio giornalistico e audiovisivo di Gianni Minà. Oltre al documentario, firmato da lei come regista, una delle ultime testimonianze del lavoro di Minà è il libro “Storia di un boxeur latino” (Minimum fax, 2020). Ora rimane da trasformare in digitale l’immenso patrimonio analogico audiovideo. Per questa fatica era stata aperta di recente una raccolta fondi online che ha dato buoni risultati. Tanto rimane ancora da fare, per questo ma non solo. Come è viva in ognuno di noi la memoria di professionisti speciali, persone oneste che hanno svolto bene il loro mestiere, così quella memoria dovrebbe essere custodita e resa viva dalle istituzioni e dalle nostre aziende pubbliche. Mercoledì 29 marzo, dalle 10 alle 19 in Campidoglio a Roma, sarà possibile rendere omaggio a Gianni Minà. L'”ultimo saluto” lo lasciamo a chi avrà la memoria corta.