Fino al 5 aprile a Vinitaly, la grande rassegna enologica in corso a Verona, si possono ammirare le opere del Merisi e di Guido Reni
Le polemiche erano inevitabili, e sono puntualmente arrivare. Da una parte i conservatori “senza se e senza ma”, quelli dell’arte intoccabile. Dall’altra i sostenitori del museo aperto, per i quali la cultura deve essere portata a domicilio al pubblico più largo. Comunque la pensiate, avrete modo di riflettere su questo se passerete fino al 5 aprile a Vinitaly, la grande rassegna enologica in corso a Verona. Perché lì troverete, per la prima volta uno accanto all’altro, due capolavori arrivati dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, in tema con l’atmosfera che si respira nella fiera. Si tratta infatti di due raffigurazioni di Bacco, il Dio del vino, uno – celeberrimo – di Caravaggio, l’altro attribuito a Guido Reni. Opere fortemente volute dai ministri dell’Agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano.
Il Bacco di Caravaggio, datato 1597-98, venne eseguito dall’artista a Roma in età giovanile, quando l’artista godeva della protezione del cardinale Francesco Maria del Monte. Sorprendente è qui la resa del vino ondeggiante nella raffinata coppa di vetro veneziano, che il dio sorregge con due sole dita. L’opera fu un regalo di nozze, offerto nel 1608 dal Cardinal del Monte a Ferdinando I de’ Medici, granduca di Toscana, in occasione del matrimonio del figlio Cosimo II con Maria Maddalena d’Austria. Quello attribuito a Guido Reni è un giovanissimo Bacco, con la caratteristica ghirlanda di foglie di vite e grappoli d’uva rossi e bianchi di varie specie. “La consapevolezza della grandezza del nostro patrimonio culturale, che non è la grandeur, è la consapevolezza del contributo che noi siamo in grado di dare a tutti”, ha commentato il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano. “Adesso dobbiamo lavorare per proiettare questo nuovo, positivo, immaginario italiano nel mondo”.