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Qui, eppure altrove. I ritratti intimi e sofferenti di Lynette Yiadom-Boakye al Guggenheim Bilbao

La ritrattista e scrittrice Lynette Yiadom-Boakye è protagonista della mostra personale che il Museo Guggenheim Bilbao le dedica dal 31 marzo al 10 settembre 2023. In esposizione oltre 60 opere tra dipinti e disegni a carboncino.

Nessun crepuscolo è troppo potente. Un titolo che è anche un innesco contenutistico, come forse dovrebbero essere tutti i titoli completa senza essere didascalico. Questo, nello specifico, ci immerge nell’atmosfera in cui abitano le opere di Lynette Yiadom-Boakye. Uno spazio buio, indecifrato, soffuso. Lo stesso che colora il mondo quando il sole si nasconde e tutti i contorni sbiadiscono nella poca luce che rimane. Una situazione che parrebbe non rappresentabile: troppo tardi per catturare il tramonto, troppo presto per sfruttare la luce artificiale. In questo tempo interlocutorio l’artista trova però il modo di fare emergere i suoi personaggi, dimostrando che, appunto, Nessun crepuscolo è troppo potente.

Essi trovano spazio sulla tela nella loro essenzialità. Forse per la difficoltà che la pittura ha di districarsi nel buio di cui parlavamo prima; oppure perché per raccontare una storia è sempre necessario selezionare, dall’infinito numero di possibilità, solo gli elementi strettamente utili alla narrazione. E i dipinti di Boakye in questo senso vogliono essere intesi: come dei racconti. “Scrivo su ciò che non posso dipingere e dipingo ciò che non posso scrivere”, racconta di sé l’artista, allacciando due delle pratiche artistiche a lei care. Del resto entrambe hanno la capacità di descrivere ciò che è assente, indicibile, inconoscibile.

Lynette Yiadom-Boakye, Two or Three Suggestions © Lynette Yiadom-Boakye, Bilbao 2023
Lynette Yiadom-Boakye, Two or Three Suggestions © Lynette Yiadom-Boakye, Bilbao 2023

Non è un caso, allora, che nessuna delle figure ritratte sia reale. L’artista non lavora con modelli, trae ispirazione da varie fonti, come album di ritagli e disegni, ricordi e osservazioni della vita quotidiana. Poi li ricompone in soluzioni inedite, senza uno spazio o un tempo preciso in cui collocarle. Così facendo esse diventano le storie che vogliono suggerire; vivono di dettagli, allusioni, suggestioni. Sono espressioni di ciò che è intangibile: come la memoria, come i sentimenti. Per questo sembrano sfuggire, sottrarsi a una spiegazione precisa. Nessuno dei dipinti svela tutto di sé, nemmeno i titoli – calibratissimi e dall’afflato poetico – si rivelano chiavi di lettura definitive.

Emblematico in tal senso Two Or Three Suggestions. Un titolo che non descrive l’opera, anzi sembra dichiararne la natura ambigua e molteplice. Ma partiamo dal dato (pseudo) oggettivo: due uomini siedono vicinissimi, c’è intimità: uno, senza maglia, appare preoccupato, con una mano si massaggia il viso; l’altro prova a consolarlo, sembra più sereno, forse lo accarezza. Cosa è accaduto? Cosa si stanno dicendo? L’innesco per quelle due o tre suggestioni di cui parla il titolo lo dà un corvo, che posa sulla spalla del personaggio più angosciato. Che gli sussurri qualcosa all’orecchio? Forse è una sorta di uccello del malaugurio, un segno di sventura? Forse non è lì per davvero, è solo nella testa del personaggio. É la voce che gli suggerisce di lasciare il compagno, prima che sia lui a farlo; è la voce che gli dice che quella quotidianità l’ha stancato, che le tenerezze dell’altro ragazzo sono diventate fastidiose; è la voce che gli dice amalo, ora, su quel divano, anche se così facendo farai tardi al lavoro.

Sono solo due o tre delle possibilità che si aprono sull’opera. E come questa anche tante altre. Un altro esempio è Mumble It Twice, mormoralo due volte. Forse una richiesta che la figura vestita, che pare più anziana, fa all’altro. Magari lui è un professore, e il ragazzo senza maglia, con lo smalto e la sigaretta, un suo alunno. “Siamo veramente qui, da soli, insieme, sul letto?” Sembra chiedersi il professore. “Non ci credo, ancora, che vuoi me per davvero”. Alza lo sguardo, come se lungo la stanza cercasse le prove dell’inganno. “Voglio proprio te, per come sei”, dice il ragazzo, sottovoce. Il professore lo guarda, sta per sciogliere le sue riserve. Dalla sua bocca usciranno ancora tre parole, poi nient’altro. Tre parole che fanno un titolo.

Lynette Yiadom-Boakye, Divine Repose, 2021, Olio su lino, 90 x 85 x 3,6 cm, Cortesia dell’artista, Corvi-Mora, Londra, e Jack Shainman Gallery, New © Lynette Yiadom-Boakye, Bilbao 2023

Under The Lungs And Over The Loins è invece ancora più enigmatico. Cosa può esserci sotto i polmoni e sopra al ventre? La pancia? Forse il riferimento è al pasto che la figura al centro dell’opera tra poco consumerà, d’altronde attorno a lui c’è del pesce fresco. Eppure l’uomo sembra preccupato, la posa e il viso sembrano indicare che la sua mente è distante, molto distante dal luogo in cui fisicamente si trova. Ma dov’è allora?

Nello Zibaldone Giacomo Leopardi, ad un certo punto, si definisce “mai contento, mai nel mio centro”. E anche se il poeta italiano non è tra i riferimenti prediletti di Boakye – i più ricorrenti sono James Baldwin, Okwui Enwezor e Toni Morrison – questa frase si adatta a tanti, forse tutti, i suoi personaggi. Sono spesso soli, al massimo in due, solo in rari casi in gruppo; la palette marrone, ocra e nera suggerisce una tristezza intima, uno sforzo esistenziale notevole; l’ambiente che li circonda è spento, come quando a teatro la scenografia scompare e rimane solo una luce che punta sull’unico attore rimasto sul palco. Egli si estranea, riflette, si muove in un altrove che nessuno conosce.

Per citare un altro poeta, Baudelaire, i personaggi di Boakye “hanno nostalgia dei posti mai visitati, di ciò che non hanno mai vissuto”. Nonostante siano immersi in scenari intimi e solitari, paiono sempre a disagio, distolgono lo sguardo, sembrano assenti, cercano un altrove non ben identificato. Sono intrappolati in loro stessi. L’artista offre loro una via di fuga attraverso la letteratura, l’innesco narrativo che funge da incipit e non da chiosa. Nello spazio della poesia, dell’arte, essi ritrovano la speranza di un’alterità, di un’alternativa. Se l’osservatore diventa loro complice, fintanto che avrà i suoi occhi su di loro, essi godranno della possibilità di muoversi, lasciare le loro stanze, cambiare la propria vita. Si può uscire di casa. Per l’immaginazione nessun crepuscolo è mai troppo potente.

Lynette Yiadom-Boakye Above The Heart And Below The Mind, 2021 Oil on canvas 60 x 50 x 3.6 cm Courtesy the Artist, Corvi-Mora, London, and Jack Shainman Gallery, New York © Lynette Yiadom-Boakye, Bilbao 2023
Lynette Yiadom-Boakye, Above The Heart And Below The Mind, 2021, Oil on canvas, 60 x 50 x 3.6 cm. Courtesy the Artist, Corvi-Mora, London, and Jack Shainman Gallery, New York © Lynette Yiadom-Boakye, Bilbao 2023
Lynette Yiadom-Boakye Works
© Lynette Yiadom-Boakye, Bilbao 2023
© Lynette Yiadom-Boakye, Bilbao 2023

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