Con 40 opere, tra manoscritti, fondi oro, tele barocche e arte contemporanea, la rassegna inglese traccia una nitida immagine del Santo d’Italia attraverso sette secoli di storia dell’arte.
La figura di San Francesco d’Assisi(1182–1226), così carismatica e intrisa di carica spirituale, ha influenzato la produzione artistica nei secoli come pochi altri personaggi storici. Basti pensare che nei 100 anni successivi alla sua morte vennero realizzate ben 20.000 immagini del Santo, senza contare quelle contenute nei manoscritti miniati. Queste rappresentazioni, capeggiate dagli affreschi giotteschi della basilica superiore di Assisi, ne hanno tramandato la memoria fino ai giorni nostri. Le sue istanze di povertà radicale, ambientalismo e dialogo religioso continuano oggi ad ispirare l’arte e la società contemporanea.
La prima sala della mostra, con una scultura di Antony Gormley – Untitled for Francis (1985, Tate)- e due istallazioni a parete di Richard Long – River Avon Mud Crescent e A Walk for Saint Francis (2023) -già ne dichiara l’intento principale: ripercorrere la traiettoria artistica che ha messo in opera la vita di Francesco con uno sguardo assolutamente attuale. La scultura a grandezza naturale di Gormley è un riferimento al San Francesco nel deserto (1475-80) della Frick Collection: sulle sue mani di piombo si aprono le stigmate, come occhi per scrutarne l’interiorità. Poco distante, il San Francesco in meditazione di Zurbarán (1635‒9, the National Gallery) ci parla con il linguaggio della teatralità barocca di quelle stesse ferite, signa Christi, avvolte da un caldo raggio di luce.
I curatori, il direttore del museo Gabriele Finaldi e Joost Joustra, hanno adibito la seconda stanza a piazza centrale, cuore pulsante della mostra a cui si ritorna per accedere agli ambienti limitrofi. Qui sono esposte le tavole del pittore senese Sassetta per la Pala di San Sepolcro (1437-44, National Gallery), una delle più celebri “biografie visive” del Santo, sulla scia dei primi scritti di Tommaso da Celano e San Bonaventura. Disposte in nicchie dal sapore quasi liturgico, il visitatore può ripercorrere in queste opere la vita di Francesco, costellata di aneddoti e miracoli che torneranno più volte nella rassegna, dalla rinuncia ai beni terreni all’ammansimento del lupo di Gubbio. La mostra prosegue con alcune delle prime rappresentazioni duecentesche, come San Francesco tra quattro dei suoi miracoli post mortem (1253 ca.) attribuito a Giunta Pisano e opere che a questi fondi oro si ispirarono, filtrate da un linguaggio nuovo, come il serafico San Francesco con angeli di Sandro Botticelli (1475-80, National Gallery).
Un misticismo rinnovato dal Concilio di Trento (1545-63) animò la memoria religiosa di Francesco, la cui immagine tornò a toccare i vertici di popolarità raggiunti nel medioevo grazie anche ad alcune delle opere esposte nella quarta sala della mostra. Qui Francesco riceve le stimmate nel dipinto quasi ectoplasmatico di El Greco (1590-95, National Gallery of Ireland), cinge in un adorante abbraccio il corpo crocifisso di Cristo nella tela di Murillo (1668-9, Museo de Bellas Artes, Siviglia), anche se i riflettori sono tutti per il Caravaggio (1595 circa, Wadsworth Atheneum, Hartford).In questo primo capolavoro religioso del Merisi, Francesco si concede quasi senza peso alle nude braccia dell’angelo. Come un ragazzo innamorato, quest’ultimo vigila dolcemente sul Santo, giocando con il cordone che gli cinge la vita. Francesco è abbandonato a un sonno estatico e ci mostra un viso totalmente umano, un viso familiare, il viso di Caravaggio.
I curatori hanno poi dedicato una sezione a quel mondo naturale che echeggia nel noto Cantico delle Creature. Nella quinta sala viene trasmesso il cinguettio degli uccelli – rigorosamente registrato in Umbria, specifica il direttore Gabriele Finaldi- che sembrano volersi posare, da un momento all’altro, sulla grande scultura centrale. Si tratta di un opera di Giuseppe Penone Albero porta – cedro (2012)“di spirito ed estetica francescana”, ha commentato Finaldi: un grande tronco intagliato che rivela al suo interno l’alberello che fu. Poco distante, troviamo la grande tela del macchiaiolo romano Giovanni Costa Frate Francesco e Frate Sole (1878‒86, The Castle Howard Collection). Segue uno degli accostamenti meglio riusciti della mostra: la reliquia del saio di Francesco proveniente da Santa Croce a Firenze viene affiancata ad un Sacco di Alberto Burri (1953, Fondazione Palazzo Albizzini, Città di Castello) che ne riecheggia lo spirito contemporaneamente umile e sacrale. Si parla poi di Santa Chiara (1194-1253), una delle prime seguaci di Francesco e fondatrice delle Clarisse, con una preziosa opera di Giovanni di Paolo e dell’incontro di Francesco con il Sultano del 1219 con una tempera su tavola del Beato Angelico.
La rassegna si chiude con una serie di litografie di Arthur Boyd (1965, The British Museum) e tocca anche la cultura pop, con la proiezione di alcuni spezzoni di lungometraggi tratti dalla vita di Francesco, da Zeffirelli a Liliana Cavani, fino ad un fumetto Marvel del 1980ispiratoalsanto francescano.
La mostra della National Gallery ci ricorda che l’arte non si limita a registrare e raccontare per immagini, ma costruisce attivamente la storia dando forma alla memoria. “Saint Francis of Assisi” sarà visitabile fino al 30 luglio, libera e gratuita, in pieno spirito francescano.
Saint Francis of Assisi
Fino al 30 Luglio 2023
National Gallery (Trafalgar Square, London WC2N 5DN)
https://www.nationalgallery.org.uk/exhibitions/saint-francis-of-assisi