A Mestre Parco Aperto ha ospitato per la prima volta Biennale Sessions con il progetto Ecologia (A)sociale, fra installazioni, video e performance
Il progetto speciale Biennale Sessions della Biennale di Venezia, dedicato a università, accademie e istituti di formazione superiore ha preso parte per la prima volta a Parco Aperto. All’interno del quale si è sviluppato il progetto Ecologia (A)sociale, curato da Escuela Moderna Ateneo Libertario, Fuoriposto Mestre e Marche Arte Viva. Ospitato da diversi spazi del Parco Bissuola nelle giornate di sabato 20 e domenica 21 maggio.
Organizzato in cinque isole tematiche tra di loro connesse, Ecologia (A)sociale ha dato vita a un arcipelago di persone che hanno riflettuto collettivamente sulle idee di performatività e costruzione dello spazio pubblico, inteso quale luogo per lo sviluppo di un discorso politico plurale basato su pratiche di pedagogia libertaria.
Le singole isole hanno generato una pratica laboratoriale espansa di scultura sociale ed ecologia sociale, attraverso una coreografia collettiva costituita da interventi time e site specific, quali performance, installazioni, iniziative didattiche, mostre olfattive, rassegne video e musicali.
Materiali basici da costruzione
Il programma si è articolato in una serie di allestimenti performativi di sculture e spazi abitabili per riflettere collettivamente sulle potenzialità progettuali dei materiali basici da costruzione. E per generare una scenografia sociale dilatata nel tempo e realizzata collettivamente. I materiali sono stati concessi in prestito da sponsor locali (Veneziana Restauri Costruzioni di Venezia, insieme all’aiuto delle consulenze di Emiliano Coletta, AIR architects di Roma e Proges Engineering). Ai quali sono stati restituiti al termine del progetto, al fine di pensare un processo ecologico di impiego dei materiali e per riflettere su possibili microeconomie circolari e relazionali nel territorio.
All’iniziativa hanno preso parte Mauro Cuppone, Zhenru Liang, Sue Kim, Gabriela Du Bois e Zhouyun Yang, Alain Urrutia e Massimo Mazzone, Arianna Ferreri, Nicoletta Braga, Antonella Conte, David Liver e Aliah Rosenthal, Vincenzo Astuto, Gino d’Ugo, Francesco Proto e Stefania Ballone.
E ancora BrauRaum Brera, Emmanuele Lo Giudice, g. olmo stuppia e Arianna Marcolin, Eleonora Gugliotta, Nicole Colombo, George Byron Davos, Elisa Franzoi, Norma Santi, Matteo G. Lo Moro, Alessandra Sorrentino, Rotolux e GGG.
Osmotopie, architetture immateriali è la mostra a cura di Marina Marques che ha generato un percorso effimero per esplorare il territorio dell’aria e dei suoi sintomi olfattivi. L’aria è l’ultimo luogo colonizzabile dal tecnocapitalismo ma anche il primo, inevitabile territorio d’incontro tra noi e il mondo. Lo spazio invisibile che ci circonda, quel non so che chiamato atmosfera, trasporta con sé alcuni sintomi del reale, òsmo, odori come prove esistenziali di un’umanità legata al mondo prima della sua idea, a tratti dimenticata o lasciata in disparte.
Video e performance
La mostra ha riunito gli interventi e le opere A Shade of What Remains Unsaid di Enrico Boccioletti, Imperium di Luca Vitone, Sleep Smell di Sunna Svavarsdottir e SoapOpera-Episodio V, performance collettiva a cura di Nuvola Ravera in collaborazione con l’architetto Giuseppe Ricupero.
La rassegna video, a cura di Matteo Binci, è stata incentrata sulla relazione tra architettura, corpo politico, spazio pubblico e politiche ecologiche. Domenico Mennillo ha messo in scena e proiettato le opere che compongono la Trilogia delle Macchine Minori, riflettendo sui concetti di dispositivo e di minore, ripresi da Foucault e Deleuze. Sono stati proiettati i video La Casa di Pedro G. Romero, lavoro di indagine sulle case popolari e sul mercato immobiliare speculativo.
E ancora 333 M di Santiago Sierra, documentazione del progetto di costruzione di una barricata militare dispiegabile utilizzata per tracciare una linea difensiva che divide in due il parco della città di Wiesbaden. Toc de queda di Laura Pinta Cazzaniga, che indaga il vuoto dello spazio pubblico, spazio eminentemente politico, durante la crisi sanitaria da Covid-19. Sogno di Guihan Ren, allucinazione onirica sui mondi floreali e animali non più abitati dagli esseri umani.
Sperimentazioni artistiche e architetture
La programmazione è proseguita con la presentazione delle storie e delle pubblicazioni realizzate negli anni da ApARTe°Fuoriposto Mestre, realtà editoriale nata dalle esperienze di alcuni creativi indipendenti impegnati nel campo delle letteratura, delle arti figurative, della musica e dello spettacolo. Per dare voce alle relazioni che intercorrono tra arte e anarchia.
Le due giornate si sono poi concluse con gli interventi sonori di Marco Rovelli e il Kabarett Tedesco di Paola Brolati, realizzato da Carlotta Ballarin, legato alle pratiche teatrali, alle sperimentazioni artistiche e alle architetture delle avanguardie del Novecento.