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Introduzione ad Art Basel 2023

Luca Zuccala per The Ducker Magazine

Come da calendario lunare, alle idi di giugno torna la più importante kermesse al mondo: Art Basel, a Basilea. Appuntamento inderogabile per chi vuole partecipare, o perlomeno provare a gravitare, all’interno della nebulosa del sistema dell’arte. Di seguito, un racconto di quello che sarà la 53esima edizione della punta di diamante del settore, attraverso novità, numeri, sezioni, mostre, eventi, feste e fiere collaterali in programma dal prossimo 13 giugno.

Giugno, nella galassia aurea dell’art system, fa rima con Basilea. Basilea fa rima con sua maestà Art Basel, l’ammiraglia delle fiere d’arte, in arrivo esattamente fra una settimana in quel perfetto angolo geografico logistico nel cuore dell’Europa, tra Francia, Germania e, ovviamente, Svizzera. Preceduta dalla doppia tornata di art week dello scorso maggio a New York, e senza la Biennale Arte di mezzo, la regina del contemporaneo è di gran lunga l’appuntamento cruciale del semestre, e forse dell’anno. Il più atteso, di sicuro. Questa volta ancor più di tante altre stagioni. Date, viste e registrate, live, una serie di ombre e interrogativi aleggianti sulle ultime aste newyorkesi, Basel risulta ancor di più un prezioso indice sullo stato di salute del sistema, un delicato stress-test del mercato internazionale alla costante prova, pressione, di una precaria situazione socio-economica globale. Un’attesa che non si limita “solo” a questo. Perché a livello, in senso, stretto, di evento in sé, sarà la prima senza Marc Spiegler, l’ex direttore globale e volto pubblico di Art Basel per 15 anni, uscito a sorpresa lo scorso ottobre. Sarà quindi la “prima” del nuovo amministratore delegato Noah Horowitz, già direttore di Art Basel America dal 2015 al 2021, con un veloce passaggio in Sotheby’s lo scorso anno; la prima di Kabinett a Basilea, sezione incentrata sulle mostre curate all’interno degli stand; e soprattutto la prima a Basilea del neo “direttore dei direttori” delle quattro fiere, nonché regista di nuovi modelli espositivi, Vincenzo De Bellis, ex MiArt e Walker Art Center di Minneapolis. Colui che dalla prossima edizione di Art Basel dovrà coordinare un’altra “neo” della fiera: Maike Cruse, ex responsabile della Gallery Weekend Berlin, che prenderà le redini della kermesse dalla mezzanotte di domenica 18 giugno, appena chiusi i cancelli del candido vibratile padiglione fieristico. Inciso informativo: la fiera aprirà al pubblico da giovedì 15 fino a domenica 18, con due giornate per i professionisti il 13 e il 14, confermata l’apertura speciale della sezione oversize Unlimited lunedì 12 giugno, sempre solo per gli addetti. Risultato: bandiere griffate bicolor “Art Basel” di giubilo sventolanti per una settimana sul duecentesco Mittlere Brücke, e la crema dell’arte concentrata sulle rive del Reno tra Messeplatz, Kunstmuseum, Kunsthalle, Tinguely e i vari spazi, istituzioni della città, tirati a lucido per l’occasione. A partire da quel Basel Social Club, che inaugura il suo secondo anno in città domenica 11, nella nuova sede in Mauerstrasse, che vuole catalizzare (e presentare, vendere) le energie emergenti tramite un programma di eventi e relazioni. E per finire, idealmente, dal punto di vista temporale giornaliero al classico Negroni al Campari Bar, vista dinamico cinetica bagnata Tinguely Brunnen, per prepararsi al Party e Afterparty alla House of Electronic Arts di martedì, dalle 20 a notte fonda. Feste e festini a parte, parliamo, è bene ricordarlo ancora una volta, della manifestazione fieristica per eccellenza, nata nel 1970 dall’idea del mercante Ernst Beyeler e di sua moglie Hildy Kunz (i fondatori nel 1997 dell’omonima Fondazione situata a pochi chilometri da qui, a Riehen, nel magico e minimale edificio progettato da Renzo Piano), dalla gallerista Trudl Bruckner e dal collezionista Balz Hilt, che quest’anno vedrà sfilare all’interno della Messe Basel, centro polifunzionale realizzato da Herzog & de Meuron, le 285 gallerie top al mondo (20 le italiane), suddivise tra arte moderna (piano terra) e ricerca contemporanea (primo piano). Attesi almeno 70 mila visitatori – per intenderci, alla prima edizione, 53 anni fa, furono invitate 90 gallerie con una partecipazione di 16 mila visitatori, una folla oceanica per l’epoca.

Quest’anno, sulla piazza antistante l’edificio sarà ospitata un’ampia installazione site-specific della scultrice marocchina Latifa Echakhch, già protagonista della 59° Biennale di Venezia: una sovrastruttura tentacolare farà da sfondo a una serie di concerti e spettacoli dal vivo organizzati in collaborazione con Luc Meier, direttore di La Becque Artist Residency. Il progetto sarà coordinato da Samuel Leuenberger, fondatore degli spazi espositivi non-profit SALTS a Birsfelden e Country SALTS a Bennwil e soprattutto curatore di Parcours, il progetto di sculture e performance dispiegate nel centro medievale di Basilea. Sarà la più grande edizione organizzata fino ad oggi, con 26 installazioni di arte pubblica (fruibili gratuitamente) intorno alla Münsterplatz. Il tema sarà “Passaparola“, una riflessione sullo stato attuale del fare arte come mezzo di espressione che traduce la comunicazione sociale e politica. Si dice, anche se ancora tutto ufficialmente tace dalla macchina dei bottoni svizzera, che sia uno dei primi timbri della gestione De Bellis, mosso dall’obiettivo principe di tessere una rinnovata sinergia e osmosi con la comunità dei territori che le fiere annualmente abitano, spesso lasciando solo una traccia sbiadita e temporanea di sé. Alle installazioni di Parcours (che sabato saranno visitabili fino alle ore 23 grazie a una sorta di Art Night, dove anche i musei prolungheranno gli orari d’ingresso), si sommano le 76 opere su larga scala, spesso anche in questo caso installazioni, che popolano la già citata sezione speciale Unlimited, questa però esperibile solo all’interno del centro fieristico in uno spazio ricamato ad hoc. Curata per la terza volta da Giovanni Carmine, direttore della Kunst Halle San Gallo, presenterà sculture colossali, pitture murali sconfinate, serie fotografiche complete e ampie proiezioni video di alcuni tra i migliori talenti emergenti e artisti affermati contemporanei. Tra le opere: Never Again (2005) di Monica Bonvicini, How Did He Die (2016) di Diamond Stingily, The vast ocean of all possibilities (2022) di Firelei Báez, l’opera d’arte partecipativa Environnement Chromointerférent (1974) di Carlos Cruz-Diez, il trittico monumentale lungo quasi 9 metri Memorial II (2021) di Martha Jungwirth, con figure ispirate ad animali che sono morti in disastri ambientali. Anche quest’anno si terrà l’Unlimited Night, in calendario per giovedì 15 giugno con orari di apertura prolungati.

Usciamo ora invece dagli spazi della Messe per scorrazzare tra le vie di vita di Basilea. Perché Art Basel catalizza una città intera, una nazione intera, il sistema dell’arte intero. In un modo o nell’altro bisogna esserci. Vendere, vedere, presenziare, partecipare. Anche fuori dai padiglioni fieristici. Sulla regina gravitano almeno altre quattro fiere di livello. Dalla limitrofa Liste Art Fair, da 28 anni uno dei luoghi cardine per scoprire i talenti dell’arte internazionale, a Volta, sempre rivolta a un segmento emergent, con 35 gallerie chiamate a partecipare su invito, quest’anno nella nuova sede, Klybeck 610, nel cuore del mercato artistico della città, a soli 20 minuti a piedi da Art Basel; e ancora, Photo Basel, l’unica fiera d’arte della Svizzera dedicata esclusivamente alla fotografia, con 39 gallerie che popolano il complesso del Volkshaus Basel; e Design Miami/Basel: 26 gallerie che offrono design da collezione al piano terra della sede della fiera, la Messeplatz. Oltre il poker satellite fieristico, la proposta prosegue negli storici produttori di cultura. I musei, con le loro mostre. A cominciare dalla meraviglia prima menzionata dei coniugi creatori: la Beyeler Foundation. Che per la prima volta raccoglie le otto opere realizzate nell’anno di grazia 1982 dal mito Basquiat: i Modena Paintings. Così come prima è la partecipazione della colombiana Doris Salcedo in un museo svizzero con una personale, sempre alla Beyeler. Al centro dell’esposizione, installazioni di medio e grandi formato, risultato di anni di ricerca socio-politica ed esperimenti su tecniche e materiali. Rimanendo in zona, appena dall’altra parte del confine sponda tedesca, a Weil am Rhein, è in scena Garden Futures. Il Vitra Design Museum presenta per la prima volta una grande mostra sulla storia e il futuro del giardino moderno. Ritorno in città, a Basilea, con le sperimentazioni insolitamente astratte di Shirley Jaffe: Form als Experiment al Kunstmuseum. “Museo d’arte”, è la più antica collezione d’arte pubblica al mondo (dal 1661), che propone anche una miscela di linguaggi del nostro tempo con In The Heart of Relations di Andrea Büttner, in cui l’artista di Stoccarda intreccia diversi filoni narrativi: dalle pratiche di convivenza monastica al lavoro forzato nell’agricoltura in epoca nazionalsocialista. Tour che si chiude alla Kunsthalle con la giovanissima Tiona Nekkia McClodden, alla sua prima personale istituzionale in Europa, e con l’ormai maestro della fotografia Roger Ballen al Museum Tinguely. Un valzer di passione tra mondi diametralmente antitetici uniti dal linguaggio universale dell’arte, e dalla brama di coglierne un senso. O un affare. O se un affare ha senso. Buona Basel.

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