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Eduardo Arroyo, un artista tra pittura e letteratura

“La pittura è in qualche maniera letteraria, è in questo senso che lavoro su tematiche. C’è un inizio, una fine, dei personaggi e l’ambiguità propria dei romanzi. È dunque un racconto, come se avessi scritto una quindicina di romanzi”.

Con questa dichiarazione di poetica, Eduardo Arroyo (Madrid 1937- 2018) – artista sospeso fra azione e intellettualismo, scrittore, pittore, scenografo, scultore – mette in luce le potenzialità visive della scrittura, gli sconfinamenti, le contaminazioni tra arte verbale e arte visiva, con i loro diversi linguaggi, le loro diverse tecniche. Nella sua opera l’arte interpreta la letteratura fondendosi in legami e corrispondenze, dove una carrellata di immagini e parole si scambiano i ruoli e le arti visive sprigionano tutto il vigore linguistico degli occhi. Una via, quella di Arroyo, originale e molto personale per esprimere la percezione del mondo e dell’esistenza, gli stati d’animo, i labirinti interiori.

Paradosso, nonsenso, ironia, denuncia politica e sociale, forte impegno civile pur rifiutando la retorica della pittura militante: dietro un’apparente facilità comunicativa, Eduardo Arroyo nasconde sofisticazioni colte e raffinate. Da sempre arricchisce le sue opere di una serie di riferimenti critici e simbolici originali, di aperture su diversi sfondi letterari o artistici concentrando intere storie nei suoi quadri, pur senza mai perdere di vista la qualità specifica della pittura.

Arroyo non si è mai rifugiato nell’eternità dell’arte, che è un’illusione. Ha preso le posizioni politiche che riteneva necessarie. Ha assunto nella sua vita e nella sua opera una posizione di pittore ribelle, interpellando la storia.

O. Kaeppelin

Vivre et laisser mourir ou la fin tragique de Marcel Duchamp
Vivre et laisser mourir ou la fin tragique de Marcel Duchamp

L’artista madrileno sceglie l’esilio volontario in Francia e in Italia, opponendosi così all’oppressione del regime franchista, ma senza che la sua pittura divenisse “un’illustrazione delle sue posizioni. L’arte è sempre per lui uno spazio e una forma, espressione della sua alchimia personale, ricca e complessa”. Profondamente ancorato alla storia del suo tempo, Arroyo racconta un’epoca, una situazione, degli uomini, siano essi scrittori, pittori, boxeurs, Napoleone Bonaparte o Fantomas, ma racconta anche la profondità dei suoi sogni, perché l’arte esprime sempre e comunque ciò che è inconscio e, anche quando non dice nulla di esplicito, tuttavia dice molto. Grande e piccola storia, letteratura, poesia, teatro, storia dell’arte e della società condite con una buona dose di ironia, di sarcasmo e senso del gioco, che improvvisamente possono cambiare di segno per diventare molto seri, i linguaggi sono compositi, molteplici: erede del pop, Arroyo sceglie di utilizzare nelle sue opere diverse tecniche e repertori simbolici.

Fra i maggiori esponenti della Figurazione narrativa, dopo la sua partecipazione alla mostra dello stesso nome nell’ottobre del 1965 presentata alla galleria Creuze di Parigi e organizzata dal critico Gassiot-Talabot, (l’opera collettiva firmata Arroyo, Allaud, Recalcati, Vivre et laisser mourir ou la fin tragique de Marcel Duchamp, allora fece scandalo), in realtà “artista geloso della propria indipendenza in cui forme e spazi vengono utilizzati come mezzi per meglio comprendere la società e intervenire sulla stessa”, sottolineava Adrien Maeght suo amico e sodale da una vita, nel corso di un omaggio per gli 80 anni dell’artista madrileno.

Van Gogh sur le billard d'Auvers sur Oise, 2017
Van Gogh sur le billard d’Auvers sur Oise, 2017

“Nel rispetto delle Tradizioni” è il titolo scelto dall’artista, non senza una punta di giocosa ironia, di un suo quadro dipinto per quattro, dove lo stesso paesaggio è trattato alla maniera di un dipinto naturalistico dell’800, alla Corot, alla maniera puntillista e del post cubismo olandese. Ma di quale rispetto della tradizione si tratta? Non certo di quelle che fondano le Accademie, “ma di quelle che definiscono l’arte come pensiero, dalla notte dei tempi”. Il divertissement sembra indicare infine come la pittura può tutto e per questo servendosi anche della fiction, dello humour che circola in modo palese o sotterraneo in tutta la produzione di Arroyo. La sua opera è un invito a un percorso narrativo per temi, a un incontro con figure chiave della storia, eroi e personaggi di potere soprattutto, che l’artista dissacra con eleganza e leggerezza, siano essi Napoleone al Ponte di Arcole, Dumas, Winston Churchill o la Regina d’Inghilterra, James Jojce, Hodler, Van Gogh, Oscar Wilde o Miguel de Cervantes con il suo Don Chisciotte rappresentato ne Il ritorno dalle Crociate come un picador a cavallo che attraversa i paesaggi di Spagna.

Storie di uomini e di romanzi, storia della pittura, interpretate con tecniche e stili differenti. L’opera di Arroyo affida alle immagini un messaggio di demistificazione culturale, di denuncia politica e sociale senza sconti. Basti pensare al ritratto di Tina, la moglie del minatore Perez Martinez, pubblicamente rapata dalla polizia franchista, copiose lacrime le rigano le guance, l’immagine, dipinta con una straordinaria economia di mezzi, diviene un’icona di dolore dal forte significato politico, ma anche ontologico. La Spagna amata-odiata, inquietante e misteriosa come una pittura nera di Goya, è sempre ossessivamente presente nella sua opera. Ne il Paradiso delle mosche (per lui un’ allegoria della Spagna), vi ha costruito un piccolo teatro dove le mosche, disegnate, dipinte, scolpite invadono lo spazio, lo riempiono, lo saturano volando dappertutto, sui muri come al di sopra delle malinconiche vanitas in pietra. Caustico denigratore del potere in tutte le sue forme, significativa in tal senso la Ronde de nuit aux gourdins, rivisitazione della straordinaria Ronda di notte di Rembrandt (1642), dipinta in un periodo particolare della sua vita e di quella di Spagna, in coincidenza con la morte del Caudillo. Qui, attraverso la derisione dei personaggi armati di volgari randelli che rimpiazzano i moschetti e le spade, le lance e gli archibugi del dipinto originale, l’artista denuncia l’oppressione e la violenza dei regimi totalitari.

Tina

Storie di uomini e di romanzi, storia della pittura, si è detto, come nell’Agnello mistico, opera in cui reinterpreta il Retablo L’adorazione dell’Agnello mistico, polittico di 10 pannelli di legno della Cattedrale Saint- Bavon di Gand, dipinto a olio dai fratelli Hubert e Jan Van Eyck nella prima metà del ‘400. In corrispondenza simmetrica con i pellegrini dei Van Eyck, Arroyo mette da una parte i dittatori, Franco, Mobutu, Pinochet, Pol Pot, Hitler e dall’altro i migranti, gli esiliati e sono Sigmund Freud, Albert Einstein, Stefan Zweig, Walter Benjamin. Anche nelle sculture, spesso realizzate con la pietra trovata sulle montagne di Laciana, dove spesso si rifugiava nella Casona di Sierra Pambley per riposarsi e lavorare in tranquillità, o in tronchi d’albero scelti per la singolarità della forma, Arroyo si diverte con celebrità della storia e della letteratura, e sono La dama di Elche, la Novia de Muxiven, teste ibride come quelle di Tolstoi/Becassine, Dante / Cyrano de Bergerac, la seducente dona Ines de Ulloa.

Cenni biografici

Eduardo Arroyo nasce nel 1937 a Madrid dove studia al Liceo Francese e all’Instituto de Nuestra Señora de la Almudena, poi alla Scuola di Giornalismo. Artista impegnato e critico, tende a demistificare l’arte con un discorso pittorico che ne fa un ispiratore della figurazione narrativa. Fine letterato, l’artista vede la pittura soprattutto nella sua capacità di raccontare una storia. Nel 1958 per sottolineare la sua opposizione al franchismo, fugge dalla Spagna per raggiungere Parigi dove vivrà fino al 1982. Arroyo non ritornerà che 15 anni più tardi nel suo paese, l’ossessione dell’esilio e una storia profondamente conflittuale sono il nutrimento della sua pittura, da un lato sarcastica e polemica, dall’altro intrisa di lirismo e disincantata ironia. A partire dagli anni 70 l’artista userà tecniche pittoriche e soggetti sempre più vari, creando puzzles e sovrapposizioni, mescolando cultura alta e bassa, impegnato a costruire un universo ed un immaginario fortemente personali.

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