I lavori di restauro sul dipinto di Joshua Reynolds, intitolato La morte del cardinale Beaufort (1789), hanno fatto emergere il volto di una figura simile a un demone, a lungo rimasta nascosta sotto strati di ridipintura.
La morte del cardinale Beaufort, realizzato nel 1789 da Joshua Reynolds e conservata alla Petworth House nel West Sussex, raffigura una scena dell’Enrico VI di Shakespeare, in cui il re arriva al capezzale del cardinale morente, suo prozio, e invita Dio a “guardare con occhio gentile questo disgraziato“, prima di gridare: “Oh, scaccia il demone intrigante e indaffarato“. Ed in effetti nell’opera, un demone da scacciare c’era pure, peccato che alla fine sia stato scacciato per davvero. O meglio, coperto.
Le analisi rivelano infatti che Reynolds aveva dipinto un mostriciattolo con occhi e zanne sporgenti, con il volto tenebroso che emerge in penombra da dietro una tenda rossa. Successivamente però la figura è stata ridipinta, molto probabilmente perché la sua rappresentazione si rivelò controversa, poco adatta alle consuetudini artistiche dell’epoca. Ma in generale tutto il dipinto ha visto diverse ridipinture (6), che sono andate a sommarsi a un utilizzo di colori scuri, lunghi ad asciugarsi, sensibili a ritirarsi.
A pesare sulla modifica al dipinto, richiesta subito dopo la sua presentazione nel 1789 alla Shakespeare Gallery di Londra, ha concorso probabilmente anche la mancanza del demone nel Dramatis Personae dell’opera, dove Shakespeare non ha invece inserito la voce. Un segno, secondo gli scettici, che la figura non fosse dunque necessaria nemmeno nella rappresentazione pittorica della scena.
Un’interpretazione, che forse celava il moralismo dietro una lettura pedissequa del testo teatrale, sostenuta ad ogni modo dai critici e appassionati dell’epoca, che indussero infatti la Galleria a chiedere a Reynolds di rimuovere il demone. Oggi, dopo che per secoli Enrico VI ha pregato affinché il mostro venisse scacciato, il demone ha fatto invece capolino nell’opera da cui era stato rimosso.