Ci sono artisti come Franz West che per tutta la vita hanno cercato di dare forme all’effimero, talvolta in maniera giocosa, altre in maniera seria, creando opere che sfidano la distinzione tradizionale tra l’opera d’arte e l’oggetto quotidiano. Le sue sculture spesso invitano lo spettatore a interagire fisicamente con esse, rompendo il confine tra l’osservatore e l’opera stessa. Seguendo questa modalità Gennaro De Luca ricorda West con una mostra dal titolo evocativo “Strato Impermeabile” alla galleria 10 & zero uno, suggestivo spazio del 1830 nel sestriere di Castello, sfidando la percezione tradizionale dell’arte.
Il progetto curatoriale, curato da Chiara Boscolo, rivela un universo di significati sotto la superficie delle opere di De Luca: “Strato Impermeabile” non è solo una collezione di sculture, ma un viaggio nella tensione tra ciò che è effimero e ciò che resiste al passare del tempo; l’opera di De Luca diventa un ponte tra la fugacità della vita moderna e l’eternità dell’espressione artistica.
Il cuore concettuale della mostra risiede nell’uso audace di De Luca di un materiale apparentemente ordinario: la cera. Questo strato di protezione, che solitamente avvolge oggetti di uso quotidiano, si trasforma in una barriera concettuale. L’artista sfida gli spettatori a vedere oltre la superficie, a penetrare nella cera come un simbolo della rarefazione dell’immagine e dei suoi molteplici significati.
Gli oggetti comuni, una volta scatole di cartone gettate via dai supermercati, diventano veicoli di esplorazione sociale. Così facendo l’arte di questo giovane artista scava nelle profondità dell’esistenza umana, evidenziando l’immagine del rifiuto come una testimonianza della nostra presenza nel mondo; la cera, oltre a essere un isolante fisico, funge da isolante concettuale, separando gli oggetti dai loro significati convenzionali e mettendo in risalto la natura effimera della vita moderna.
Le opere esposte in questa mostra, cinque in tutto, sono il frutto di una gestualità ripetuta e quasi ipnotica: De Luca dipinge strato dopo strato di cera liquefatta sulle strutture di cartone, trasformando scheletri in opere d’arte. Una danza tra organico e inorganico, si traduce in un dialogo visivo tra significato e significante, interrogandoci sulle analogie intrinseche tra gli elementi.
La disposizione delle opere all’interno della galleria non è casuale: tre di esse si estendono sulla sala principale, a terra, mentre le restanti due occupano un luogo più intimo, sollevate su piedistalli nella stanza a sinistra. Questa disposizione accentua l’aura di sacralità che circonda gli oggetti di De Luca, trasformando la mostra in un’esperienza quasi mistica, una fusione unica di influenze industriali e artigianali, evidente nella scelta artistica di utilizzare la cera d’api anziché la paraffina, le opere sono un invito a riflettere su un linguaggio artistico fatto di contrasti, di conflitti armoniosi tra l’effimero e il duraturo.
De Luca è già una presenza in crescita nel panorama artistico contemporaneo e “Strato Impermeabile” emerge come una nuova prospettiva sulla contemporaneità, con un retrogusto al passato non male.