20 opere di Angel Ortiz sono al centro della personale che Mucciaccia Gallery Project gli dedica a Roma, a cura di Daria Borisova. Linguaggio moderno e forme antiche raccontano l’impalpabile ritmo della città. Dal 30 novembre 2023 al 14 gennaio 2024.
Il ritmo della città batte un tempo imprevedibile. L’essenza della vita urbana è la sua anima pulsante, cangiante, l’indecifrabile miscela di battiti vibranti e movimenti dinamici. Non la si può spiegare, ma solo vivere. O suscitare. Per questo il graffitista e artista visivo newyorkese Angel Ortiz (conosciuto come LA II) la traduce in opere dominate da echi di scrittura egizia e antiche pitture rupestri. Una sorta di criptografia della trama cittadina, evocata anche grazie a una combinazione di colori vintage che suscitano un senso di nostalgia.
Dunque antichità, nostalgia, urbanità. Tre concetti che trovano massima espressione a Roma, dove l’artista è in mostra da Mucciaccia Gallery Project. In esposizione 20 nuove opere dello street artist newyorkese, che la curatrice Daria Borisova descrive come “un potente riflesso del suo percorso artistico e del suo spirito incrollabile e incarnano le sue passioni e il suo essere legato sempre al linguaggio della street art e della pop art”. A ispirare i lavori l’energia frenetica ed esaltante della Città Eterna, ma soprattutto dell’emblematica Mille Miglia, corsa automobilistica profondamente radicata nella storia di Roma.
Evidente, poi, il legame tra lo stile di Ortiz e quello di un gigante della street artist americana, Keith Haring. Le figure – come il cuore e il gatto – stilizzate, avvolte da un fitto bosco di segni e grafemi, i colori vivaci, l’afflato infantile, la poetica street. Un legame che non nasce dall’imitazione o dal citazionismo, ma da una crescita comune che hanno condiviso.
Nato nel 1967 da una famiglia portoricana residente nei Baruch Housing Projects del Lower East Side di New York, Ortiz ha infatti scoperto la sua passione per l’espressione artistica in tenera età. A soli 10 anni inizia a lasciare le sue impronte colorate sui muri del quartiere, segnando l’inizio di un percorso artistico straordinario, e adotta lo pseudonimo di LA II, richiamando un “Piccolo angelo”.
La svolta, anch’essa precoce, arriva nel 1980, all’età di 13 anni, quando le strade di Ortiz e di Keith Haring si incontrano. Haring fu subito ispirato dal talento artistico di Ortiz e i due iniziarono a esplorando la passione comune per il graffito. Nel 1982, Ortiz e Haring collaborarono per una mostra alla Tony Shafrazi Gallery di New York. A sedici anni Ortiz era nel giro di artisti che comprende anche Basquiat e Andy Warhol.
Sul loro rapporto, Haring disse: “Siamo subito andati d’accordo. È come se ci conoscessimo da tutta la vita. È come il mio fratellino“. Kenny Scharf, artista e amico di Haring, ricorda che “Keith lo trattava come un vero collaboratore; non lo trattava come un ragazzino, anche se di fatto era. Lo rispettava e gli dava la metà del ricavato di tutto ciò a cui collaboravano“.
E oggi noi possiamo ancora ammirare i frutti della loro amicizia, impressi in opere ricche di rimandi ed echi vicendevoli. Il ritmo della città che si allinea a quello di due grandi artisti.