A chi sa pazientare, il tempo apre ogni porta.
Ora osservatemi bene. Questa volta non è un dettaglio che farà la differenza. Ho appena traslocato in questo appartamento. Siamo a dicembre. Un dicembre inoltrato, come se fuori tutti gli abeti del mondo camminassero per trovare il loro finale alloggio. La finestra aperta perché la mattina l’aria deve entrare. C’è sempre da cambiare aria. L’anno vecchio sta finendo, eppure qualcosa ancora non va.Molti libri a terra, alcuni fogli arrotolati. Hanno una loro ombra. Hanno dunque una loro vita.Vedete, cari amici, cosa vi scrivo e vi dico, l’anno che verrà è già nella bocca di tutti. La neve non ha tempo per scendere, e l’acqua scorre fredda tra le tubature. C’è da attendere prima che si possa riscaldare. Il termosifone sulla mia destra è ancora spento. Una vecchia ghisa piena di polvere. Ne sono allergica. Sono contenta di essere qui in questo momento. Mi sto per mettere a sedere. Datemi un minuto. Sotto il Monte dei Cappuccini, ritrovo il mio tempo per spiegarvi perché papà decise di chiamarmi Pazienza.
Sono nata con la facoltà umana di rimandare la mia reazione alle avversità, mantenendo nei confronti dello stimolo un atteggiamento neutro. Non è nella mia postura o nelle mie vesti che noterete la mia necessaria calma, costanzae applicazione senza sosta nel compiere un’opera o una qualsiasi impresa. Differentemente, sentite il mio respiro, ascoltatelo. Sono qui perché so attendere, aspetto silenziosamente, in maniera attiva, ciò che la vita mi chiama a svolgere. Mi preparo a tutti gli incontri significativi che richiedono di essere vissuti nella loro profondità e con consapevolezza.
Sono cinque i presupposti. Il primo presupposto di base è rinunciare alla pretesa di ottenere tutto. Di ottenerlo subito. Il mio nome è Pazienza e attribuisco valore al presente. Il presente è questo momento, e prima lo comprenderai, prima ne percepirai la prima frustrazione. Il secondo presupposto è pormi degli obiettivi realistici, con tempistiche verosimili. Comprendi che ogni esperienza è strutturata da più livelli. Tutto può essere vissuto in modo differente. Perfino il dolore. Sii disponibile alla volontà della scoperta. Dai modo alla luce di illuminare il buio, dai spazio al buio quando la luce si stancherà. Questo è il terzo presupposto. Ed ora il quarto. Non distrarti. Concedetevi una seconda possibilità. Mia sorella Impazienza è una persona grintosa che corre verso ciò che vuole. Non è incline ad accettare un eventuale fallimento. Caro amico, comprenderlo ti consentirà di essere più comprensivo. Scopri l’inedito di te stesso.
Lo senti ora il mio respiro? Lo intravedi come dal mio busto si inarca la cassa toracica? In alto, lentamente. Ascolta il quinto presupposto. Allenati a vivere gli eventi con la giusta calma: rilassati e medita. Il futuro seduce ma la gradualità offre un piacere più duraturo. La mia pentolina di acqua calda sta bollendo.
Io non attenuo il senso dell’attesa. Anche io, come l’Attesa, ho lo sguardo rivolto a quel che non c’è. Ma se la zia Attesa è intenta a decifrare i segni che annunciano il passaggio a un altro tempo, e in questa decifrazione talvolta si fa ansiosa, -lei si fa sedurre dall’utopia, – io non mi lascio distrarre da ingannevoli segnali. Aderisco al pavimento della realtà anche in modo eccessivo, rimanendo concentrata adesso ed ora ma vi ascolto, non distrarti proprio adesso.
Ho un respiro moderato. Investo sul mio tempo. Con me, inspira lentamente dal naso e poggia una mano sull’addome per sentirlo gonfiare;trattieni per tre secondi il fiato; espira lentamente dalla bocca, svuotando completamente i polmoni. Continua, ripeti. Respira e anche se quest’anno poi passasse in un istante, Vedi amico mio, Come diventa importante, Che in questo istante ci sia anch’io, L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, Io mi sto preparando, è questa la novità.