L’artista Bruno Ceccobelli propone una nuova lettura della “modernità” in arte, animata con una personale visione “archeologica”
Le ultime datazioni archeologiche mettono in discussione, anticipandole di molti millenni, le sorti delle società umane Preistoriche, sia nei ruoli di genere, sia nelle architetture che nell’arte. A Kalambo Falls, in Zambia, si sono ritrovati pezzi di tronchi fossilizzati, probabili componenti di capanne, scolpiti con attrezzi in pietra di 476.000 anni fa e siamo anche certi che le ominini donne cacciavano con i loro compagni, con scene “scampanate” molto simili a quelle degli hippies al festival di Woodstock. Oltre l’Homo Sapiens l’Ominide Erectus, ancor prima, incideva già le conchiglie fregiandole… si è appurato che nelle caverne di “La Roche-Cotard” in Francia, e così pure in Sudafrica nel gruppo delle grotte “Rising Star Cave”, certe specie di Neanderthaliani dipingevano su quelle pareti simboli con colori sanguigni; già creavano arte e seppellivano i loro morti onorandoli… e siamo a circa 250.000 anni fa.
Sì, lo so, ora per quello che vi accennerò, direte che sono un retrogrado metafisico, comunque, secondo me, oggi occorre correggere anche la nostra Storia dell’Arte Ufficiale, rimettendo indietro, filologicamente, le lancette dell’orologio del mestiere Bellezza. Allora decidiamoci, eccoci ad una breve e sintetica carrellata diacronica di un Meta-Revisionismo Estetico fazioso, ma archeologicamente autorizzato: le nuove retrodatazioni dei periodi artistici sono: la prima Arte Moderna, che facciamo partire dal Manierismo e che arriverà alla metà dell’Ottocento, là dove si collocherà la “seconda” arte moderna, quella delle prime avanguardie dell’Arte Post-Moderna, che inizierà con gli Impressionisti e finirà con l’esordio dell’arte Post-Umana alla fine del Novecento.
Alcuni pittori rinascimentali furono già i prodromi della prima modernità, sia con una revisione dell’importanza della formazione artistica in funzione di una prospettiva sociale con le fondazioni delle Accademie di Belle Arti, sia con una ricerca individuale metafisica sviata dai lacci canonici della religione.
Princìpi sottolineati nei loro capolavori e che enunciavano un fermento scaturito da un tormento introspettivo proprio, riconoscibile soprattutto in quella espressività dei personaggi dipinti focalizzando i caratteri psicologici dei loro volti, negli sguardi e negli stati d’animo, al fine di strutturare meglio i protagonisti, raffigurati nei loro ruoli e atteggiamenti di scena, tralasciando così gli aspetti più eroici e fideistici usati invece nel passato. Questi furono i maestri Pre-Raffaelliti*: da Antonello da Messina** al Gianbellino, dal Perugino a Lorenzo Lotto, da Bernardino Luini al Parmigianino.
Per me quindi, l’Arte Moderna sboccerà a metà del Cinquecento, alla fine del Rinascimento, nel pieno Umanesimo e in accordo con l’atmosfera del Protestantesimo e della Controriforma e per di più, sarà facilitata dalla forte spinta espansiva dell’economia mercantile delle Repubbliche Marinare mediterranee.
Partiamo da quel tempo storico artistico apicale detto “Manierismo”, ed è quel termine maniera che ci porta subito alla consapevolezza della sottostante modernità che apparirà proprio nel momento in cui gli artisti iniziarono a “definirsi”, relazionandosi alle nuove corti artistiche e intellettuali dalle idee eretiche (come quelle dei teologi Martin Lutero, Erasmo da Rotterdam, Giordano Bruno e quelle dei filosofi socialisti come Tommaso Moro e Tommaso Campanella), per il tocco*** pittorico basato più sulla loro personalità (legata alla weltanschauung) e non più su di un genere iconico tradizionalmente rappresentato.
L’arte diventa lo “spirito” del genio, il “fatto” mentale soggettivo, modernamente un “concetto”; gli artisti passano dallo status di abili artigiani ad autori di se stessi, inoltre la loro devozione alla Bellezza e alla Grazia aumentava le loro capacità manuali, ciò rafforzava i loro ideali di spiriti liberi, ovviamente urticanti ai sistemi loro coevi.
Questi artefici procedettero spediti, da homo faber a homo creator, da pictores corporativi a Divin Pittori.
Vedi le testimonianze del pittore, architetto e critico, Giorgio Vasari che, nel suo libro “Le Vite”, con dovizia, documenta le diverse tecniche e visioni dell’estro artistico dei suoi colleghi in quel favoloso cambiamento epocale.
Ecco l’estetica moderna dei manieristi che, con le loro ricerche di perfezione, riscoprono sì la classicità greco-romana, ma apportando soprattutto alcune novità importanti di gestualità umorali e materiche sublimanti pre-avanguardistiche…: vedi Michelangiolo in scultura con il suo “non finito” e Leonardo in pittura con “lo sfumato”… un eseguire che potremo chiaramente affermare essere Pre-Informale.
El Greco, pseudonimo di Domínikos Theotokópoulos, celebre artista del rinascimento spagnolo, con le sue figure distorte allungate e con colori squillanti, esprimeva un dipingere antinaturalistico che si potrebbe definire Pre-Espressionista nonché Pre-Transavanguardia.
Con l’atletico Barocco italiano abbiamo degli artisti volubili e ingegnosi come l’architetto Francesco Borromini inventore di coinvolgenti illusioni e spazi “gestaltici” che potremmo definire architettura Pre-Organica.
Borromini trattenne a lungo una conflittuale collaborazione con il pittore e scultore Gian Lorenzo Bernini il quale produceva una “plastica” così intensa e voluttuosa da celebrare degnamente l’estasi della sua fede marmorea e intrepida.
Un vortice di ideali audaci condivisi in sintonia con i pittori Annibale Carracci, Caravaggio e Claude Lorrain**** e ancora con la sponda dei colleghi olandesi Rembrandt e Vermeer, producendo quindi uno iato generazionale; questi artisti capovolsero il loro verismo naturalistico in una matura vitalità drammatica propria di un Living Theatre o di un sequel cinematografico neorealistico: troviamo i loro personaggi interpreti di pose e gesti spediti, colpiti da forti luci scenografiche oblique, in quadri che possiamo chiamare happening di Pre-Azionisti.
Ecco di seguito l’animoso Romanticismo come reazione all’Illuminismo e al Neoclassicismo; nasce in Germania a Jena, città piena di intellettuali ribelli come Schiller, Schelling, Fichte, Hegel, i fratelli Schlegel, Novalis***** e in pittura, in Inghilterra, abbiamo visionari spirituali come il poeta pittore William Blake, illustratore del poeta John Milton; si prefigura con loro un Pre-Realismo Magico vicino a quella sfrenata fantasia onirica pittorica del Pre-Surrealismo propria dello svizzero naturalizzato inglese Johann Heinrich Füssli.
Si arriverà a una pura spiritualità e a un’emotività vissuta con i pittori “gestuali” assoluti quali Francisco Goya, Caspar David Friedrich, William Turner, John Constable in loro vediamo un Pre-Astrattismo lirico; ai primi anni dell’Ottocento il poliedrico Victor Hugo, scrittore, politico e pittore con l’artista simbolista Arnold Böcklin e lo spiritualista esoterico Odilon Redon completeranno l’affermazione di una Pre-Metafisica pienamente “moderna”.
A Parigi con l’Esposizione Universale 1844 e poi con la Belle Époque il capitalismo diventa già globale, la mondanità imperverserà: élite di artisti si incontrano con élite di borghesi industriali. S’inaugura così l’eccentrica Post-Modernità con gruppi e manifesti di artisti sostenuti da circoli di benestanti collezionisti e intellettuali, dai salotti letterari ai saloon dei caffè. Artisti, non più spiriti liberi, ma spiriti protetti dal mercato in “scuderie” contrapposte, non più artefici spirituali isolati e tormentati dal sublime, ma artisti nichilisti marchiati dal loro prezzo; i postmoderni furono solo partecipi ad avanguardie di moda, citazioniste, simulacri della passata vera Arte Moderna, figure sregolate sostenute più dalla pubblicità che dall’eroica originalità senza tempo.
È ancor più chiaramente evidente che le seconde Avanguardie novecentesche, sostanziate molto spesso da una ricerca retorica narcisistica, espressa dai loro stilemi formali strutturalmente decadenti perché dettami d’arredo… o sterili schiribizzi teorici, contrabbandarono in arte senza rendersi conto che i loro atteggiamenti modaioli furono banalmente pseudo novità.
Cari borghesi, atei, materialisti, nichilisti, formalisti: l’Arte è Quantistica, l’arte è un’“aura”, non utile per il mercato, l’arte non è un fattore sociale, ma un moltiplicatore intimo, una metanoia per spiriti sensibili, l’arte è quella manifestazione fenomenica esperienziale animica; l’arte è una sindrome di energia vitale, ma come manufatto oggettuale non esiste!
L’Arte che vi dicono di guardare: o vi tocca dentro e vi “uccide” con Grazia (vale a dire acceca quel vostro vecchio modo di percepire i fenomeni esistenziali), o se non è una gioiosa risposta creativa… oh! allora forse sarà che state guardando un gingillo costoso! L’arte idolatra è una falsa arte: è l’alienazione nello stile, è la moda, è l’antiquariato, è il feticcio, è la negromanzia, è veleno spirituale, è il mercato e non il tempio; l’arte idolatra è quando un capolavoro è fatto dalla bellezza del suo prezzo e non da sublimi atti vissuti rasenti l’Assoluto. Archeologicamente parlando non esiste l’Arte Contemporanea, esiste solo un’Arte Regale che sconfigge i tempi salvando lo Spirito Divino nell’uomo.
* (Pre) preso da questo prefisso ontologico, mi sono domandato se potessi usarlo per tornare nuovamente alle origini archetipali dei segni estetici più vicini alla Luce Divina, forte, in cuor mio, anche di un’altra saggezza: quella degli indigeni amerindi Hopi che non consideravano il tempo come presente, ma vedevano, spiritualmente e quantisticamente, l’ineluttabile futuro nel passato grazie alle loro intuizioni soggettive. * Pre-Raffaelliti movimento artistico romantico propugnato per tornare ad una spiritualità gotica dal pittore e poeta simbolista britannico Dante Gabriel Rossetti, il quale nell’Ottocento, per ribellarsi alla sua epoca, guardava al passato, tornando indietro oltre il proprio neoclassicismo di ben quattrocento anni.
** Tutti gli artisti menzionati sono citati in linea cronologica a partire dalla loro nascita.
*** “Tocco”: il tocco di classe è il colpo di genio e non è lo stile dell’artista. La “Modernità” in arte si riconosce dal tocco, dalla “follia”, da questa destrezza del linguaggio idiosincronico, non per uscire dagli schemi precedenti, ma per creare un nuovo “soffio”, una pittura fenomenica, viva, tanto da sollevare le anime.
**** Pittore francese, naturalizzato italiano, Claude Gellée Lorrain (1600-1682), famoso per dipingere con specchi neri, creando fenomeni paesaggistici Pre-Metafisici.
***** Il poeta teologo e filosofo Novalis, morto a 29 anni come anche altri geni, disquisì sul linguaggio e sulle parole considerandole come entità autonome dalle intenzionalità razionali, capaci di darsi un significato poetico indipendente, quindi “parole in libertà” molto simili ai futuri proclami del Dadaismo, del Surrealismo e del Futurismo.