Print Friendly and PDF

Il viaggio metafisico di Giovanni Morbin al Museo Archeologico

Giovanni Morbin, Bodybuilding, 1997, performance, Lubiana, documentazione, foto Frank Fedler
“Indispensabile” ci invita a liberare la nostra mente dalla prigione della funzionalità quotidiana e a esplorare il potere immenso degli oggetti impropri

Secondo alcune culture, quando il sole sorge o si avverte in modo diverso, nel luogo in cui ci si trova, qualcosa sta nascendo o è in arrivo: una strana danza tra il reale e l’irreale si svela nel cuore di Bologna, mentre la dodicesima edizione di ART CITY offre un’esperienza sensoriale al Museo Civico Archeologico. Giovanni Morbin, figura multisfaccettata e maestro del corpo come arte, getta uno sguardo affascinante su secoli di oggetti che portano le cicatrici dell’umanità.
“Indispensabile” non è solo una mostra, ma è un viaggio metafisico attraverso il prisma dell’arte contemporanea.
L’esposizione sfida la nostra comprensione di utensili e strumenti, portando l’osservatore in un regno di funzioni paradossali e scopi espressivi. Ci porta a farci domande nelle pieghe nascoste delle opere e del pensiero performativo e non di Morbin.
L’artista trova ispirazione nella sezione preistorica del Museo Archeologico di Bologna, avvicinandosi con fascino ai reperti archeologici che raccontano la storia dell’uomo. Questo è il palcoscenico in cui il corpo diventa una tela, gli oggetti diventano utensili per la mente e la funzionalità si perde nell’abisso dell’immaginario.
“Indispensabile” ci mostra una serie di opere in cui gli strumenti, apparentemente pensati per scopi pratici, si trasformano in dispositivi espressivi. L’artista si diverte con l’idea di un’arte che sfugge alla logica funzionale, dando vita a creazioni “improprie”, libere dalle catene della classificazione e della misurabilità.
Le opere di Morbin ci guidano attraverso un viaggio alternativamente reale e irreale da non poterne uscire senza porsi delle domande, dove gli strumenti per la manipolazione degli oggetti diventano simboli di azione e inazione, di presenza e assenza. Ogni pezzo esposto sembra sussurrare il racconto di un’epoca antica, mentre il corpo umano diventa lo strumento stesso, in un’orchestrazione visiva di significato e mistero.

Giovanni Morbin, Belvedere, 2009, scarpe in vitello lucido, scatola per scarpe, dimensioni reali, installazione, foto Davide Stani

La mostra è il capitolo finale di una saga espositiva che ha visto Morbin illuminare una serie di spazi istituzionali in Austria, Slovenia e Italia. È un tributo a oltre quarant’anni di ricerca, un viaggio che ha inizio negli ardenti anni Settanta e continua a evolversi attraverso gli sguardi contemporanei. L’atmosfera che si percepisce all’interno degli spazi del Museo Civico Archeologico di Bologna è quella di una mostra che esce dallo schema classico di esposizione in un luogo specifico per accedere a un luogo inusuale (il museo archeologico) e lo contamina con elementi non tradizionali per quei luoghi, abituati ad oggetti di secoli e secoli passati. L’idea di accostare il contemporaneo all’antico risulta vincente.

Indispensabile è più di una mostra d’arte, è un richiamo all’essenziale, un invito a esplorare le dimensioni nascoste degli oggetti che ci circondano. Il catalogo, compagno di questo viaggio, offre uno sguardo approfondito sull’allestimento, con testi e curatela di Daniele Capra, Denis Isaia e una conversazione intrigante tra Giovanni Morbin e Simone Menegoi. In collaborazione con il Settore Musei Civici di Bologna e il Museo Civico Archeologico, con il prezioso sostegno della Galerie Michaela Stock, “Indispensabile” ci invita a liberare la nostra mente dalla prigione della funzionalità quotidiana e a esplorare il potere immenso degli oggetti impropri. Una mostra di rara bellezza, che ci ricorda che l’arte è molto più di ciò che sembra.

Commenta con Facebook