La data del 15 aprile 2024 segna una ricorrenza fondamentale: i 150 anni dalla nascita dell’impressionismo. Per questa occasione, dal 26 marzo al 14 luglio Parigi, e in particolare il Museo d’Orsay, con la mostra “Parigi 1874.Inventare l’Impressionismo” si preparano a ospitare 130 capolavori emblematici del movimento. Per la ricorrenza si riscontra un coinvolgimento di tutto il territorio francese e di diverse città nel mondo, unite nella celebrazione di questa rivoluzionaria stagione artistica: a Londra alla Royal Academy la rassegna “Impressionists on paper” (opere su carta di impressionisti e post-impressionisti), a Milano una rassegna a Palazzo Reale dedicata a Cézanne e Renoir (e anche la immersiva “Inside Monet”), così come altre mostre a Padova (da Monet a Matisse) e Colonia.
Ma perchè l’impressionismo è stato un punto cruciale di svolta nella storia dell’arte? Questo movimento ha creato un punto di rottura con il passato, abbandonando quelli che erano stati fino a quel momento i principi fondanti. Gli artisti lasciano l’atelier e le accademie e iniziano un nuovo modo di fare pittura: en plein air. Vi e una volontà dunque di rappresentare la realtà cosi come percepita dall’ occhio dell’artista, focalizzandosi non più su soggetti storici o religiosi ma sulla vita contemporanea e su paesaggi capaci di suscitare profonda emozione nello spettatore. Distintivo di questi maestri è: l’assenza di disegni preparatori, dei colori bianco e nero e dei contorni tanto che le immagini/opere risultano incomplete, ‘sfuocate’, caratterizzate da pennellate veloci e colori non più mescolati ma stesi direttamente sulla tela: è l’inizio dell’arte moderna.
L’obbiettivo è quello di focalizzarsi sul colore e sulla luce naturale che può cambiare in pochi istanti e dare una percezione diversa a chi osserva: si coglie il momento, perché la realtà è mutevole e in continua trasformazione. Una grande novità saranno anche diversi strumenti: come l’utilizzo del cavalletto per poter dipingere en plein air, l’utilizzo di tubetti di colore e della macchina fotografica, capace di cogliere l’istante e fissare per sempre un’immagine. Questo nuovo modo di rappresentare la realtà accomuna diversi artisti dell’epoca, tra cui Monet, Renoir, Degas, Cezanne e altri, che pur non scrivendo mai un manifesto condividevano ideali e un nuovo modo di fare arte a cui venne associato il termine di “impressionisti”. L’impressionismo nasce in Francia e in particolare a Parigi, in un periodo di grandi cambiamenti in seguito alla conclusione di due grandi conflitti (la guerra franco-tedesca del 1870 e la guerra civile).
Il nome del movimento venne cognato per la prima volta da Louis Leroy riferendosi a un gruppo di artisti, appartenenti alla Società Anonima, che espose le proprie opere a una mostra aperta nella primavera del 1874 a Parigi, nello studio del fotografo Nadar. Il critico utilizzò questo termine con una connotazione negativa: si trattava infatti di una pittura estremamente rivoluzionaria e difficile da interpretare all’epoca per un pubblico abituato a una pittura finita e rifinita. L’artista che meglio incarna questo movimento è Claude Monet e in particolare l’opera “Impression soleil levant” (1872). L’opera, realizzata en plein air, rappresenta il porto di Le Havre all’alba, avvolto dalla foschia e scaldato dal sole che esce dall’acqua e dona riflessi aranciati.
Le pennellate sono veloci e vibranti e i colori sono accostati e non mescolati. Monet vuole trasmettere allo spettatore che osserva l’opera, la sensazione di silenzio e pace che avvolge il porto, la piccolezza dell’uomo di fronte alla natura e che il pittore prova mentre vede l’alba. Monet fu dunque protagonista del linguaggio pittorico di fine ‘800, ponendosi come passaggio/ponte da un’arte figurativa a un’arte astratta, sciolta da ogni riferimento al reale. L’artista pose la sua attenzione sullo studio degli effetti della luce e sull’energia del colore. Infatti proprio da Monet, Kandinskij riprese la teoria sulla potenza del colore che non avrà più solo funzione descrittiva. Monet non si liberò mai totalmente del soggetto ma si focalizzò sempre più sul colore e sulla luce e sugli effetti di quest’ultima, diventando anticipatore di quello che sarà la pittura del ‘900. In particolare fu in grado di anticipare la pittura dell’Informale europeo e l’Action painting, tanto che è possibile notare un parallelismo tra l’opera “Ninfee” (1918) di Monet e “Foresta Incantata” (1947) di Pollock. Al contrario di Leroy, a sostenere il movimento Impressionista troviamo il noto scrittore francese Emile Zolà, capace fin da subito di cogliere le importanti innovazioni di questi artisti rivoluzionari in grado di rappresentare una nuova sensibilità e il mutamento della società che li circondava, consacrando in particolare la figura di Monet, il cui posto doveva essere al Louvre vicino ai grandi della storia dell’arte. Zolà afferma inoltre come il maggior contributo dei pittori impressionisti sia stato la ricerca delle cause e degli effetti della luce che influisce sia sul disegno sia sul colore, ispirandosi in un certo senso alle incisioni giapponesi. Benvenuta modernità.