Presentato oggi nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura, il Padiglione Italia realizzato per la Biennale di Venezia 2024 dall’artista Massimo Bartolini, con la curatela di Luca Cerizza.
La conferenza stampa – avvenuta alla presenza del Ministro Gennaro Sangiuliano, del Presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco e del Presidente della Quadriennale Luca Beatrice, fra gli altri -è stata introdotta dal Commissario del Padiglione Italia Angelo Piero Cappello. Con un focus sul legame tra il titolo della Biennale “Stranieri ovunque” e il titolo del Padiglione Italia “Due Qui” (Two Here) in assonanza con “To Hear”, (ascoltare). “L’atto di udire – ha chiosato Cerizza – va abbinato all’incontro. Si potrebbe dire ci si incontra per ascoltarsi”.
Il progetto si muove nelle regioni della musica ed è stato realizzato in collaborazione con il celebre compositore inglese Gavin Bryars insieme al figlio Yuri Bryars e alle due giovani musiciste Kail Malone e Caterina Barbieri.
Piero Cappello ricorda l’elogio a Venezia di Gabriele D’Annunzio
Cappello ha sottolineato come la Biennale rappresenti una grandissima occasione di diplomazia culturale e un luogo di profonda riflessione, ricordando il discorso che il poeta Gabriele D’Annunzio tenne al teatro La Fenice, in occasione della chiusura della Biennale dell’85. Il Vate definì la città di Venezia come bacino della più antica tradizione italiana e al contempo come luogo di massima espressione della cultura contemporanea.
Cappello ha affrescato il Padiglione Italia come una sezione fiorita di opere di natura scultorea,installativa e performativa,secondo una varietastipica della pratica artistica di Bartolini, in cui “la sonorità si verifica attraverso alcuni oggetti sottratti all’uso quotidiano e rifunzionalizzati”.
Il percorso del Padiglione Italia curato da Luca Cerizza
“Due Qui / To Here” promette di essere un percorso con un forte carattere esperienziale. “Il progetto – ha spiegato Cerizza – è tripartito e comprende le due grandi Tese e il Giardino delle Vergini, in un percorso non convenzionale dall’andamento circolare”. Un iter nel quale prestare ascolto è un invito sia fisico che metaforico. Un’esortazione ad ascoltare in modo “aperto”l’altro da sé, lo straniero.Che si manifesti in forma umana, meccanica o fitomorfa.
Al centro del Padiglione sorgerà una vasta installazione ambientale attraversabile, modellata sulla cultura italiana barocca, nella quale lo spettatore si muoverà alla ricerca di un equilibrio.
“In “To Hear” – ha aggiunto Cerizza –esiste un legame molto stretto tra l’ascolto e la delineazione architettonica del percorso. Abbiamo deciso di mantenere gli spazi nella loro forma più nuda, senza l’aggiunta di pareti o pannelli.Le opere sono state costruite in situ, al di fuori di ogni tentativo di musealizzazione”.
Il taglio minimalista del Padiglione è già nel titolo. Nella landa dedicata all’Italia solo due figure si ergeranno: la scultura di un Buddha e il musicista Gavin Bryars, invitato a musicare una poesia dell’argentino Roberto Juarroz che comincia dicendo: “certe volte non riesco più a muovermi”.Tracciando il profilo di un essere umano che si percepisce come albero.Proponendo un clima di stasi solo apparente, cui si accompagneranno le musiche di Caterina Barbieri e Kali Malone.
“Avremo un solo artista, ma una polifonia di voci e di prospettive generazionali, dai 25 anni agli 81”. La mostra sarà coadiuvata da unPublic Programcurato da Cerizza in collaborazione con Gaia Martino, ispirato alla frase di John Cage: “Music iseverywhere, ifweonlyhadears”. Unaquattro giorni di eventi, laboratori, talk nel Giardino delle Vergini sui temi diNatura/Paesaggio, Macchina, Politica dell’ascolto, Spiritualità. Con l’aggiunta di un ulteriore progetto sonoro che avrà luogo nel Parco di Villa Fürstenberg.
La parola all’artista Massimo Bartolini
L’attesa per la fruizione del Padiglione Italia si gioca molto intorno alla scultura di Massimo Bartolini. Un grande BodhisattvaPensieroso, rappresentato secondo la tradizionale iconografia buddista, volto ad attivare un meccanismo contemplativo ed avocare un dissenso contro la cultura dell’agire come unica prospettiva possibile.
“Ho scelto questa figura – che mi affascina da sempre – perché si tratta di un illuminato che rinuncia alla propria illuminazione per aiutare gli altri a raggiungerla. È una divinità che non fa nulla, è agito dalla storia.Il suo invito a riflettere e a non fare, mette in discussione il concetto di storia dalle fondamenta. Il mio impegno è quello di creare la massima astrazione possibile, in modo che la materia più solida incontri la materia del suono” ha spiegato Bartolini, delineando un progetto inedito per la Biennale di Venezia, poiché si affida più all’ascolto che alla visione.
“Ciò che è visivo impone una dialettica, nell’ascolto non c’è dialettica. Le mie due speranze sono che una piccola goccia di meraviglia possa cogliere ciascuno spettatore e che tutti possano vedere il progetto, ma uno alla volta.Stando almeno per cinque minuti in silenzio”.
La realizzazione del progetto e la Partnership di Diego della Valle
Il Padiglione Italia è stato realizzato grazie alla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura con un contributo di 800.000 euro e grazie alla partecipazione di TOD’S e Banca Ifis, con un sostegno complessivo di 400.000 euro.
“Questa nostra operazione alla Biennale è una delle tante cose che facciamo – ha commentato Diego Della Valle – da tanti anni abbiamo capito quanto sia necessario che una parte degli introiti sia messa disposizione del Paese, perché il Paese ne ha bisogno. Viaggio per il mondo costantemente e quello che vedo è che un Paese che si migliora, viene visitato. Sono felice che il Ministero permetta alle grandi aziende di aiutare a realizzare grandi progetti”.
Altri donor per il Padiglione Italia sono: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Palazzo Bentivoglio – Bologna, ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana, Collezione Mauro De Iorio, Nicoletta Fiorucci, Silvia Fiorucci e Hofima.