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Tutta la Fondazione Prada per Pino Pascali

Pino Pascali, Vedova Blu , 196 8 . VI Biennale Romana. Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1968 Foto Claudio Abate ©Archivio Claudio Abate
Pino Pascali,
Vedova Blu, 1968 VI Biennale Romana. Rassegna di arti figurative di Roma e del
Lazio, Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1968
Foto Claudio Abate ©Archivio Claudio Abate

La nuova grande mostra primaverile di Fondazione Prada è dedicata all’artista italiano Pino Pascali, dal 28 marzo al 23 settembre. A cura di Mark Godfrey, la mostra si divide in quattro sezioni, ciascuna delle quali propone una precisa prospettiva sulla produzione di Pascali, e si sviluppa in tre edifici della sede di Milano: il Podium, la galleria Nord e la galleria Sud. Concepito da 2×4, il percorso allestitivo include quarantanove opere di Pino Pascali provenienti da musei italiani e internazionali e da prestigiose collezioni private; nove lavori di artisti del secondo dopoguerra; una selezione di fotografie e un video che ritraggono l’artista con le sue opere. Nonostante la breve carriera, Pino Pascali ha contribuito in modo significativo agli sviluppi della scena artistica italiana e internazionale del secondo dopoguerra. L’intento di questa mostra è approfondire il carattere innovativo della sua opera, specialmente in relazione alla produzione scultorea, che negli ultimi cinquant’anni ha avuto un impatto fondamentale su diverse generazioni di artisti e critici e continua ad attirare l’attenzione del pubblico internazionale.

Pino Pascali,
Cannone
Bella Ciao
(1965), studio dell’artista, 1965, Roma
Foto Claudio Abate ©Archivio Claudio Abate

Essere un esibizionista significava “innanzitutto creare con le proprie opere ambienti coinvolgenti seppur temporanei, ambienti che fossero più della somma delle loro parti”. In secondo luogo, “l’esibizionista doveva procurarsi quante più occasioni espositive possibili e poi assumerne il controllo”.

Terzo, “l’esibizionista riconosceva l’importanza di avere immagini della mostra prima e dopo l’allestimento”. Quarto, “l’esibizionista doveva infondere nuova linfa alla sua opera per ogni mostra, e soprattutto doveva cambiare radicalmente l’approccio alla realizzazione di ogni progetto espositivo”. Tutti questi elementi sono rintracciabili nella folgorante carriera di Pascali.

Pino Pascali, Solitario, 1968
Veduta della mostra “An Introduction” ,
Fondazione Prada, Milano
(2015). Foto Attilio Maranzano
Courtesy Fondazione Prada

Il progetto espositivo è composto da quattro sezioni. La prima analizza l’approccio con il quale Pascali ha realizzato le sue mostre dal 1965 al 1968, creando ambienti originali piuttosto che semplici selezioni di opere dal suo studio. La seconda parte esplora i suoi più significativi interventi in importanti mostre collettive di quegli anni e include i lavori degli artisti che hanno esposto insieme a lui. La terza sezione esamina l’interazione di Pascali con le sue sculture nelle fotografie scattate da Claudio Abate, Andrea Taverna e Ugo Mulas e come queste immagini suggeriscono fantasiose modalità di approccio al suo lavoro. La quarta sezione indaga l’utilizzo da parte di Pascali di materiali naturali e industriali, studiando la loro provenienza, il loro impiego in ambito commerciale, quali altri artisti ne hanno fatto uso e il loro sviluppo nel tempo.

Pino Pascali,
32 mq di mare circa, 1967
Foligno, Palazzo Trinci
Foto Claudio Abate ©Archivio Claudio Abate

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