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Le mille metamorfosi di Picasso

Pablo Picasso, 1907, Femme nue, olio su tela, 93x43cm
Picasso (1881-1973) scomparso 50 anni fa, dopo decine di mostre in diverse città d’Europa viste l’anno scorso, ora è Milano, fuori tempo massimo, che ospita una mostra al MUDEC – Museo delle Culture – didascalica ma scientificamente corretta, intitolata “Picasso. La metamorfosi della figura”, a cura di Malén Gual, conservatrice onoraria del Museo Picasso di Barcellona, e Ricardo Ostalé, prodotta da 24 Ore Cultura e promossa dal Comune di Milano, con il contributo di Fondazione Deloitte e sotto il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna e dell’Istituto Cervantes.

Non sono una novità le metamorfosi di Picasso, folgorato dall’arte primitiva e in particolare da quella africana, tra il 1906 al 1909. Al MUDEC, è nuovo invece il confronto di quaranta opere con le collezioni etnografiche del museo, aperto alle culture extraeuropee e diversi reperti archeologici di grande fascino per valorizzare lo scambio interculturale implicito nell’evoluzione dell’arte nel Novecento. Tra dipinti, sculture, disegni e ventisei studi tratti dal Quaderno n.7, della Fondazione Pablo Ruiz Picasso – Museo Casa Natal di Malaga, al Mudec documentano il processo di elaborazione “in divenire” del celebre primo quadro cubista Les Demoiselles d’Avignon (1907), nato dopo la scoperta di Picasso dell’Arte Négre al Trocadero, museo etnografico di Parigi, dall’energia magica, primitiva, asimmetrica, contro la prospettiva, antiestetica e mai armonica.

Le sue figure femminili spigolose ribaltando i canoni estetici dell’arte Occidentale. Picasso scopre l’arte africana grazie a Matisse e divenne un collezionista convulsivo di maschere e sculture, o meglio feticci carichi di magia, dotati di una espressività primigenia sconvolgente per gli occidentali dell’epoca.

Pablo Picasso, Testa di donna

Picasso ha sempre rispettato le arti di altre culture non europee; nel suo metamorfico “primitivismo” c’è la volontà di trovare un’ arte non mimetica e accademica, prima individuata nell’arte iberica e poi nella scultura africana, in cui c’è l’origine dell’umanità primigenia. La mostra è suddivisa cinque sezioni, in particolare spiccano i suoi disegni alla ricerca di un nuovo linguaggio formale. Picasso con il ritorno al “primitivismo”, intorno al 1925, trae spunto da esempi neolitici e proto-iberici (della Spagna pre-romana), prendendo ispirazione dall’arte oceanica e dall’antica arte egizia e da quella della Grecia classica. Per l’artista l’arte è in divenire: “Non c’è passato né futuro nell’arte. Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente non ha significato”, come si vede nella prima sezione della mostra arricchita da fotografie degli atelier di Picasso, dove si vedono opere e maschere collezionate da Picasso.

Nella seconda sezione ventisei disegni del Quaderno n.7 di Les Demoiselles d’Avignon, sono a confronto le maschera Suruku, e la scultura Dogon e l’altra di Tellem. Incanta lo straordinario dipinto Femme Nue (1907), in prestito dal Museo del Novecento di Milano, che riscopriamo o forse guardiamo per la prima volta grazie al progetto illuminotecnico dell’’architetto Francesco Murano, e l’eccellente allestimento a cura di Cesare Mari, Panstudio. Capolavori che visti insieme ad alcune maschere africane, colgono in una elegante sintesi formale la ricerca stilistica in costante mutamento dell’artista, elaborata nel corso in 189 quaderni, in cui almeno 16 riportano disegni relativi a Les Demoiselles con riferimenti a molteplici fonti, dalle bagnanti di Cézanne, alla scultura iberica, all’arte romanica catalana e le maschere africane e oceaniche. Interessante la quinta sezione, intitolata “Metamorfosi della figura”, con opere di Picasso dal 1930 al 1970, quando magia, ricerca antiaccademica, intrise di una misteriosa potenza erotica, si trovano in opere dalle linee più morbide, distanti dalla rappresentazione geometrica del periodo cubista, sinuose e distorte in cui sempre si evince la figura umana. Conclude la mostra la sezione che raccoglie magnifiche sculture di artisti africani contemporanei sedotti da Picasso, come il beninese Romuald Hazoumé, il mozambicano Gonçalo Mabunda e il congolese Cheri Samba, cariche di valenze magico-religiose, implicite nelle maschere rituali. Davvero eccellenti i supporti video prodotti sotto il titolo di Visual Compendium a cura di Storyville che approfondiscono anche il contesto cultuale in cui Picasso lavorò.

https://www.mudec.it/picasso-la-metamorfosi-della-figura/

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