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Nessuna chiusura, ma un nuovo percorso espositivo. La replica del direttore del Museo del Novecento

Gianfranco Maraniello

In seguito alla lettera degli artisti Anceschi e Boriani, parla Gianfranco Maraniello, direttore del Polo Museale del Moderno e Contemporaneo

Secondo le tempistiche l’apertura sarà il prossimo luglio. Di che parliamo? Della nuova sezione del Museo del Novecento di Milano, in quegli spazi che in questi giorni sono nell’occhio del ciclone per la lettera firmata da Giovanni Anceschi e Davide Boriani, padri del Gruppo T e dell’arte cinetica e programmata – secondo i quali avrebbero visto un vero e proprio smantellamento degli Ambienti degli stessi Boriani e Anceschi, De Vecchi e Colombo.
Raggiunto telefonicamente dalla redazione di ArtsLife il direttore del Museo del Novecento, Gianfranco Maraniello, ha raddrizzato la barra spiegando che si tratta di una normale procedura e che tutti gli artisti sono stati informati: nessuna “dismissione” insomma, anzi.

«La chiusura temporanea dello spazio è semplicemente determinata dalla fase del riallestimento delle collezioni e di un nuovo percorso nell’arte del Secondo Novecento italiano – e spiega, puntualizzando – continueranno ad esserci tre sale dedicate alle esperienze dell’arte cinetica e programmata, esattamente tante quante ce ne sono state fino ad ora».
«Però – continua il direttore – dopo tanti anni è anche plausibile cambiare il display, creare un percorso che permetta anche a tantissimi altri artisti che mancano nelle sale del Museo del Novecento – ma le cui opere sono ferme nei depositi – di essere finalmente mostrati».
Inoltre, Maraniello, mette il dito nella piaga rispetto allo stato di conservazione degli Ambienti che, da tempo, riscontravano gravi problemi di deterioramento e le cui parti meccaniche e non solo necessitano di restauri non indifferenti. Inoltre, non c’è stata diminuzione o perdita patrimoniale perché non si tratta di opere donate al museo, ma di comodati che per definizione sono temporanei e non sono passaggi di proprietà. Quindi si poteva prevedere anche una restituzione prima della scadenza, che comunque in questo caso sarebbe stata a breve. E sarebbe stato assurdo fare un trasporto in più e una giacenza per opere non fruite.

Tutto nella norma, proprio come avviene in qualsiasi museo del mondo che – a rotazione – cambia i propri allestimenti e, non in ultimo, li cambia anche in base alla visione del proprio primo referente, il direttore, appunto.
Insomma, tanto fumo per una normalissima e più che legittima scelta curatoriale, oltre che per un arricchimento dell’offerta espositiva che dovrebbe – come ricorda Maraniello – tenere conto di un tesoro di oltre 5mila pezzi in collezione che, proprio per questioni di tempo e spazio, non possono essere tutti visibili in toto né contemporaneamente? A quanto pare, stando all’ufficialità, si.

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