Il Museo di Santa Giulia a Brescia fino al 25 agosto 2024 ricorda, a cinquant’anni dalla strage di piazza della Loggia, la tragedia di quei fatti e lo fa attraverso la visione del grande instant artist Maurizio Galimberti. Brescia, Piazza Loggia 1974, promossa dalla Fondazione Brescia Musei e curata da Renato Corsini, nasce da un’idea di Paolo Lodovici insieme a Galimberti.
Le sale si snodano attraverso un’installazione di 40 fotocollage di grande formato alle quali si aggiungono sei Polaroid 50×60, ottenute con la trasposizione dell’immagine su lastra e sviluppo a strappo da negativo.
La rassegna trae spunto da alcune delle sedici fotografie che lo stesso Renato Corsini riuscì a realizzare in piazza della Loggia pochi minuti dopo l’esplosione della bomba quando, accorrendo sul luogo dell’attentato, incontrò un collega fotografo che, sconvolto per quanto aveva visto, gli lasciò la sua macchina fotografica nella quale erano rimasti solo sedici scatti.
Il valore storico e documentale di queste immagini, alle quali si sono aggiunti manifesti, carte d’identità, articoli di giornale, disegni di bambini, è stato sottoposto a un processo di scomposizione e ricomposizione, tipico della cifra tecnica più caratteristica di Galimberti.
All’arte e agli artisti spetta il compito di tramandare la nostra storia come sottolinea il curatore Renato Corsini: “Affinché il grande valore documentale delle fotografie scattate il 28 maggio 1974 non rischi il pericolo di rimanere prigioniero del ruolo di una semplice testimonianza e di un corredo iconico al servizio di scritture in grado di ritagliare una traccia di storia, è necessario reinterpretare quegli scatti con una proposta diversa”.
L’esposizione, che ha beneficiato della collaborazione con Casa della Memoria di Brescia nella ricerca di alcune fonti iconografiche, è uno degli appuntamenti della VII edizione del Brescia Photo Festival, promosso da Comune di Brescia e Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con il Ma.Co.f – Centro della Fotografia Italiana, quest’anno declinato attorno al titolo Testimoni, un termine che sottolinea la capacità dei fotografi di documentare il presente favorendo la lettura della storia attraverso il racconto che ne fanno le immagini.
Per Corsini: “Maurizio Galimberti riesce a rendere museali quelle fotografie e, senza minimamente alterarne la sostanza, le trasforma in un percorso creativo del proprio pensiero: le scompone e le ricompone con un processo che mette bene in evidenza tutti gli elementi che le costituiscono per restituircele con una diversa cifra della loro drammaticità. Quegli scatti visti e rivisti, pur capaci di sopravvivere all’inevitabile perdita di interesse, ci vengono riproposti in modo nuovo e sorprendente, frutto di un colto approccio a una tecnica fotografica, quella delle Polaroid, che per Galimberti significa apporre il timbro del proprio stile”.
Un catalogo edito da Skira Arte raccoglie l’interezza del progetto: “In quest’ultimo suo lavoro le immagini, e le documentazioni di quel giorno terribile con le sue manipolazioni, diventano oggetti di culto, entrano a pieno titolo in quel mondo che va oltre i confini della semplice fotografia e diventano opera d’arte. Opere che, oltre ad aggiungere interesse, sono in grado, senza didascaliche aggiunte, di celebrare, ampliandola, la tensione di un evento e di offrire a chi vi si pone davanti ulteriori spunti di riflessione. Non un semplice esercizio di stile o l’esaltazione di un fattore tecnico ma bensì la consapevolezza di trattare un argomento che la storia ha già consacrato e posto negli archivi”.
Maurizio Galimberti ha saputo entrare ancora una volta con la sua straordinaria creatività nei passaggi più tragici della nostra storia lasciando un segno indelebile. E una farfalla punteggia alcune immagini come una compagna silenziosa e leggera quasi un simbolo del teatro di una strage. La costruzione dell’esposizione come commenta l’artista: “È stata un dolore violento che scaturisce dalla chimica delle fotografie, esplode nel colore, racconta il momento dei disordini e della complessità politica e la bellissima farfalla incontrata per caso nel primo sopralluogo in Piazza della Loggia si è presentata come un segnale, un simbolo, un tocco di leggera poesia che trionfa nel mosaico che chiude la mostra”. È un valore e un omaggio alla nostra memoria.
“Se l’iconografia della strage di piazza della Loggia a Brescia tornerà a vivere con rinnovata attenzione, una gran parte di merito sarà anche da attribuire a Maurizio Galimberti, capace di proporre un linguaggio della fotografia autoriale che si nutre di ricerche e di sperimentazioni partendo da lontano, rifiutando casuali improvvisazioni e confermando una profonda conoscenza del mezzo, delle sue potenzialità e del suo grande valore comunicativo” commenta Corsini.
Il 26 maggio, in occasione del cinquantenario della strage di Piazza Loggia, Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con l’Associazione In cerca d’autore, ha organizzato tre percorsi speciali per visitare la mostra: Pioveva quella mattina, il ricordo di chi c’era, lo sforzo di chi ha provato a raccontarlo, il dolore di chi è sopravvissuto, la tenacia di chi non si è arreso alla pioggia, alla violenza, al silenzio. Un ritratto di chi è rimasto per sempre in quella piazza.