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La forma delle relazioni: la fotografia come spazio di incontro con l’Altro

© Nan Goldin. Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
© Nan Goldin. Courtesy Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

La fotografia è un’espressione creativa squisitamente umana, che trova la sua specificità nell’essere un dispositivo volto alla scoperta dell’altro e che, di rimando, restituisce all’osservatore uno sguardo più profondo e consapevole su sé stesso.

Lo ha svelato La forma delle relazioni: la rassegna, curata da Rica Cerbarano, andata in scena a Milano nel contesto dell’edizione 2024 del MIA Photo Fair. Grazie al sapiente allestimento dello Studio Lissoni & Partners, 50 opere provenienti dalle più prestigiose collezioni private del Paese – illuminate da lampade a pantografo – sono state disposte sulle pareti andando a ricreare l’intimità di una quadreria domestica.

© Bruna Esposito. Courtesy Associazione Collezione Donata Pizzi ETS

Ha preso forma una costellazione di tranche de vie, ripartite in cinque capitoli, che potevano essere esplorati con una sequenza libera, per un caleidoscopio di associazioni e chiavi interpretative. Gli AFFETTI FAMIGLIARI sono stati narrati nella loro intensità, ben rappresentata da Mamma sulla neve. Un progetto in cui Moira Ricci, partendo da scatti del genitore defunto, attraverso la tecnica del collage, ha giustapposto il suo autoritratto con lo sguardo rivolto al materno, per una suggestione di stampo winnicottotiano sul rispecchiamento del Sé del bambino in quello della madre come meccanismo fondante l‘identità dell’individuo (D. H. Winnicott, 1971).

Ampliando l’esplorazione alle COMUNITÀ abitate dagli artisti, il vissuto di emarginazione e solitudine è stato rappresentato dalla serie di scatti lascivi, in cui Nan Goldin immortala l’incontro fra una drag queen e un uomo: dalla strada, fino alla camera da letto. Una rappresentazione cruda e umana di una “follia privata” (A. Green 1991), condivisa dal fotografo con i protagonisti ritratti.

© Ruggero Rosfer & Shaokun. Courtesy Collezione Pier Luigi Gibelli

A metà percorso, nella sezione PROSPETTIVE CO-AUTORIALI, è stato messo in luce il dialogo come accesso ad una creatività vicina alla vita: dalla complicità coniugale dei pionieri della fotografia industriale Bernd & Hilla Becher, alla solidarietà femminile celebrata in Ci vediamo mercoledì. Gli altri giorni ci immaginiamo.Il libro, dedicato alle riunioni settimanali di un gruppo di artiste solite riunirsi per esplorare la propria pratica, farebbe sorridere molti terapeuti per l’analogia col lavoro clinico coi gruppi omogenei per genere (G. Cantarella, 2022).

A rivendicare la valenza sociale della fotografia è stato il capitolo dedicato agli APPROCCI COLLABORATIVI, con progetti che traggono origine dalla partecipazione attiva, sia che – come le performance di Marzio Cattelan – nascano da un impegno politico, sia che- come le sperimentazioni di Franco Vaccari-  siano frutto della volontà di sondare la relazione fra l’arte e la vita.

Dulcis in fundo, in SGUARDI FRA ARTISTI Lucio Fontana che “buca” una tela fotografato dall’amico Ugo Mulas, un ritratto di Duchamp realizzato dal collega Man Ray e lo scatto dello studio di Giorgio Morandi firmato Luigi Ghirri, per omaggiare il Maestro, celebrano quel legame affettivo che trascende lo spirito del tempo.

A fronte del successo per avere posto “sotto l’obiettivo” come l’ascolto e il confronto siano basi per qualsiasi forma di trasformazione e di crescita – individuale e sociale  ,La forma delle relazioni attende ora di fare tappa in altri spazi espositivi.

© Patrick Willocq. Courtesy Collezione Giorgio Meo e VisionQuesT 4rosso

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