Alla Fondazione Vedova un dialogo tra opere e fotografie: Amendola e la relazione con Burri, Vedova e Nitsch
Aurelio Amendola (1938) potrebbe non essere un nome familiare a tutti, ma è quasi certo che il suo lavoro di fotografo sia stato visto almeno una volta: nei libri di storia dell’arte, ma anche in mostre fotografiche che presentano artisti del calibro di Burri, Vedova, Warhol, Pistoletto e molti altri. Amendola è stato il primo a fotografare Alberto Burri mentre bruciava la plastica con la fiamma ossidrica in una delle sue storiche performance. Ha anche immortalato Emilio Vedova in movimento nel suo studio, includendo la famosa fotografia del pittore coperto di colore.
A questo proposito, Aurelio mi racconta con garbo: “Lei non lo sa, ma quella macchia che Vedova ha sulla fronte è perché è inciampato e ha battuto la testa sulla tela, poi si è alzato come se nulla fosse. Che botta!” e ride con una classe e una malinconia che solo i grandi che hanno raccontato la storia con la fotografia possiedono.
Dal 4 maggio al 24 novembre 2024, la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, in collaborazione con la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, presenta una selezione di opere fotografiche del rinomato fotografo pistoiese. Queste immortalano i momenti più intensi e significativi della carriera di tre grandi maestri dell’arte del novecento. Con una carriera che supera i sessant’anni, Amendola ha saputo catturare l’essenza del lavoro artistico di Alberto Burri, Emilio Vedova e Hermann Nitsch attraverso la sua lente, documentando non solo le loro opere, ma anche i loro processi creativi. Le fotografie esposte offrono una vista privilegiata sui metodi operativi e sui gesti personali degli artisti, elementi che trasformano le loro opere in esperienze visive uniche. La mostra include pezzi iconici come Plastica M1, 1962 di Alberto Burri, Non Dove/Breccia 1988 III (op.1–op.2), 1988 di Emilio Vedova, e 18b.malaktion, 1986 di Hermann Nitsch, offrendo un dialogo visivo tra il fotografo e gli artisti che va oltre il semplice ritratto.
Ascoltare Amendola raccontare le fotografie, arricchendole di aneddoti pre, durante e post scatto, è senza dubbio interessante e toccante. Con un certo sorriso, quello di chi ha vissuto intensamente, mi dice: “Ho avuto la fortuna di incominciare con dei grandi, e io non ero nessuno. Con Marino Marini all’inizio, poi con Burri e nello stesso anno con Andy Warhol. Marino Marini diceva: ‘Se stai coi grandi, diventi grande. Se stai con i piccini, rimani piccino’. Tutto dipende dall’ambiente che si frequenta, dalle persone… Sono stato amico di Burri per vent’anni, ma anche di Vedova, e oggi siamo qui a casa sua. È stato meraviglioso lavorare così, sono contento di essere qui”.
Ed è poetico vedere il fotografo, che, con l’umiltà che ho visto solo nei grandi maestri dell’arte, si emoziona ancora a raccontare la storia che ha immortalato attraverso le sue immagini. Il curatore della mostra, Bruno Corà, sottolinea l’importanza di questa esposizione: “A Venezia, la Fondazione Vedova completa l’esperienza espositiva realizzata in collaborazione con gli Ex Essiccatoi del Tabacco di Città di Castello, città natale di Alberto Burri, e con il Museo Nitsch di Napoli, dove Hermann Nitsch ha lavorato a lungo. Proseguendo il percorso tracciato dagli artisti anche nella loro costante frequentazione tra Roma, Venezia e altri luoghi.”
In tutte le fotografie di Amendola, sembra che i lavori di Vedova, nati da gesti performativi che il maestro veneziano attuava sistematicamente nel suo atto creativo, prendano vita in modo quasi tangibile. Imperdibile.