Il Rinascimento a Brescia. Moretto, Romanino, Savoldo. 1512-1552, la mostra a cura di Roberta D’Adda, Filippo Piazza e Enrico Valseriati e promossa da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia, verrà ospitata al Museo di Santa Giulia dal 18 ottobre al 16 febbraio 2025.
L’esposizione, pensata per restituire la complessità e la ricchezza della cultura bresciana nella prima metà del Cinquecento, e l’interpretazione che del suo “Rinascimento inquieto” diedero Moretto, Romanino e Savoldo, verrà anticipata al pubblico in anteprima attraverso una serie di appuntamenti, da maggio a dicembre, ospitati da prestigiose sedi museali, da Milano a Venezia, insieme ad alcune istituzioni locali. Incontri in cui i curatori e Fondazione Brescia Musei potranno raccontare l’ampiezza e il fascino del progetto espositivo che vedrà capolavori dei tre grandi maestri della pittura bresciana, con prestiti dai più importanti musei italiani e internazionali, accanto a una accurata selezione di esempi di manifattura cinquecentesca come armi, oreficerie e strumenti musicali, con l’obiettivo di delineare un percorso che possa far luce sullo spirito di un’epoca. Diversi temi affrontati: dalla guerra alla formazione di un sentire comune, dalla riforma della Chiesa al valore della musica, dal ruolo attivo della donna nella società ai nuovi canoni di rappresentazione della nobiltà.
La mostra sarà un’occasione per approfondire le ragioni per cui Alessandro Bonvicino il Moretto (1492-1554), Girolamo Romanino (1485-1566) e Giovanni Gerolamo Savoldo (1480-1548) svilupparono un linguaggio espressivo che ha trovato proprio a Brescia un ideale punto di sintesi, e per identificare quali furono le componenti politiche, culturali, sociali ed economiche che hanno permesso alla scuola bresciana di distinguersi all’interno del panorama artistico italiano del primo Cinquecento. Una narrazione che parte dal Sacco subito dalla città nel 1512 da parte dalle truppe francesi, per poi indagare le profonde inquietudini e il clima di incertezza che caratterizzarono quegli anni. Ne nacquero nuove idee, nuove visioni e una nuova cultura figurativa originale all’interno delle quali si collocano figure emblematiche, come Fortunato Martinengo (1512-1552), il nobile ritratto da Moretto nel dipinto conservato alla National Gallery di Londra, opera simbolo del progetto.