La Kunsthalle Mannheim ospita, dal 7 giugno al 20 ottobre, una grande mostra personale di Sarah Lucas (Londra, 1962).
Artista irriverente e ribelle, la Lucas si forma presso il Goldsmiths College, dove viene considerata da professori e colleghi, in particolare da Damien Hirst, una degli studenti più promettenti. Terminati gli studi partecipa alla mostra «Freeze», organizzata proprio da Hirst, la quale segnerà la nascita del movimento della Young British Art, di cui lei è uno dei massimi esponenti. Nonostante le premesse è una dei pochi artisti del movimento a non essere notata dal magnate pubblicitario Saatchi.
Il successo arriverà nel 1992 grazie alla personale «Penis Nailed to a Board». Ma sarà la mostra «Sensation: British Artist from the Saatchi Collection» del 1997 a sancirne il definitivo ingresso all’interno del mondo dell’arte contemporanea. Invitata a partecipare a diverse personali e collettive di notevole spessore, sia europee che mondiali, negli ultimi anni ha stretto un rapporto molto forte con l’Italia, dove nel 2015 l’artista è stata invitata a rappresentare la Gran Bretagna alla 56ª Biennale di Venezia. Le sue opere utilizzano spesso giochi di parole visivi e umorismo osceno incorporando fotografia, scultura, collage e ritrovamenti di oggetti.
Lo vediamo anche in «Sense of human», questo il titolo dell’esposizione curata da Luisa Heese, che presenta a Mannheim opere di quasi quattro decenni di creazione artistica. Dai primi lavori degli anni ’90 tra i quali l’iconico «Au Naturel», dove oggetti domestici servono come segnaposto per parti del corpo, sino alle pagine ingrandite di tabloid che criticano l’oggettivazione del corpo femminile nell’immaginario contemporaneo. Lucas affronta gli aspetti del corpo umano e le sue attribuzioni sociali con ironia e sarcasmo. Caratterizzata da un linguaggio radicale, mette in discussione le norme sociali e gli stereotipi di genere nelle sue fotografie, sculture e installazioni.
Nei suoi lavori trovano spesso spazio gli oggetti quotidiani e il linguaggio informale, collocati scherzosamente in nuovi contesti significanti. Troviamo un precedente di questa scelta stilistica nella sua prima mostra istituzionale del 2005 in Germania, dove Lucas provoca e diverte con giochi di parole visivi, arrangiamenti espliciti e caricati psicologicamente. Per la nuova personale l’artista presenta anche alcuni autoritratti fotografici che hanno accompagnato tutta la sua opera dall’inizio degli anni Novanta fino ad oggi, nonché i lavori realizzati di recente per la mostra, che ha inaugurato giovedì 6 giugno alla Kunsthalle di Mannheim. Con calzamaglia femminili caricate simbolicamente, sigarette fumate a metà, impressioni corporee frammentarie o forme antropomorfe, l’artista pone domande esistenziali sul senso dell’umano, sulla fugacità del tempo e sulla morte, sulla sessualità e il genere, sui dettami e i limiti della struttura sociale.