La mostra monografica dedicata a Ronan Bouroullec, apre una finestra sulle nuove ispirazioni del creativo francese che eravamo abituati a conoscere in coppia con il fratello Erwan. Dopo trent’anni la collaborazione tra i due designer è terminata e Ronan prosegue ora la sua strada da solo, all’insegna soprattutto di disegno e ceramica, con l’arricchimento di qualche pezzo straordinario in memoria dei vecchi tempi.
Fino all’8 ottobre alla Galleria rhinoceros, creatura della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti e diretta da Alessia Caruso Fendi, sono esposte le sue opere d’arte inedite, realizzate dalla Galerie kreo, laboratorio di ricerca parigino, nato nel 1999 e dedicato alla produzione di pezzi contemporanei in serie limitata (vi sono passati, oltre ai Bouroullec, personaggi come Virgil Abloh, Edward Barber, Front, Naoto Fukasawa, Jaime Hayon, Konstantin Grcic, Hella Jongerius, Alessandro Mendini, Jasper Morrison e Marc Newson, per citarne alcuni). Un’esplorazione tra forma, colore e design attraverso materiali diversi. Rhinoceros è un luogo magico, tra il Foro Boario e il Circo Massimo, di fronte all’Arco di Giano, restaurato dalla Fondazione Fendi al pianterreno di un palazzo pensato come una città delle arti. Le aree espositive dalla galleria vera e propria si distribuiscono anche ai piani superiori. Sei in tutto, con il trionfo finale del ristorante all’ultimo piano, dotato di una terrazza panoramica su una delle più belle città del mondo (nonostante tutto).
C’è anche il tocco di un maestro dell’architettura come Jean Nouvel, che ha progettato e arredato 25 appartamenti, in un mix di modernità, funzionalità e, in alcuni casi, conservazione di lacerti del passato abitativo. Per esempio un albero genealogico, disegnato su un muro dalla famiglia che un tempo vi abitava. In questo particolare condominio succede che arte e moda poi a volte si incontrino. Issey Miyake ha tratto ispirazione per le sue ultime collezioni Pleats Please da alcune opere di Ronan Bouroullec: i disegni tracciati dall’artista su carta lucida, con un pennello giapponese. Forme, sinuose, organiche, nate come esercizio zen quasi in stato meditativo. Il pittore si fa condurre dal gesto e non sa mai dove questo lo conduca. Viene in mente la tecnica dei calligrafi e nello stesso tempo, trasposta in pittura, la scrittura automatica dei surrealisti.
La passione di Ronan Bouroullec per la ceramica ha, invece, preso nel 2022 la strada del Giappone, a Tajimi, dove si è ispirato alla tradizione Mino Yaki della regione. Il risultato sono dei vasi-scultura, prima plasmati da un ceramista, su cui Bouroullec è intervenuto con lo smalto prima che entrassero nel forno. Forme ceramiche anche per dei bassorilievi sposati a cornici in alluminio ossidato. Infine, candelieri e tavoli in acciaio forgiato, vetro e granito. Pezzi, questi ultimi, legati a un progetto per la cappella di St-Michel de Brasparts in Bretagna – patria di Bouroullec – inaugurata del 2023. Tutto questo mentre al Centre Pompidou di Parigi sono esposti una serie di suoi pezzi unici e alcuni prodotti esclusivi sviluppati per l’azienda Mutina (fino al 24 settembre). Infine, vale la pena accennare (e visitare) la mostra futurBella di Raffaele Curi. Un omaggio poetico al futurismo attraverso la creatività di Fortunato Depero, uno dei suoi più poliedrici esponenti. Con le riproduzioni della famosa bottiglie di Campari Soda, un video dedicato ai Balli Plastici by Fortunato Depero, nella ricostruzione e messa in scena del 2009 (regia di Franco Scarano) e un omaggio ai costumi di Povere creature, di Yorgos Lanthimos, realizzati da Holly Waddington ispirandosi all’estetica del Futurismo oltre che a Schiaparelli e Courregès futurista (fino al 30 novembre).