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Il Vangelo secondo Joy. A Venezia 81 “Selon Joy” è una fiaba in bilico tra Inferno e Paradiso

Una scena di "Selon Joy" (2024) di Camille Lugan
Una scena di “Selon Joy” (2024) di Camille Lugan

La Mostra del Cinema di Venezia è nota ai più per i suoi red carpet, popolati da attori di fama e star hollywoodiane che rappresentano i volti dei film che vengono proiettati nella sezione principale del Festival e che, soprattutto sotto la guida dell’attuale Direttore Alberto Barbera, proprio da Venezia hanno in alcuni casi cominciato un percorso che li ha portati a ricevere importanti riconoscimenti internazionali e conquistare largo successo commerciale: un esempio lampante è quello di “Joker”, il quale, dopo essere stato premiato con il Leone d’Oro nel 2019, si presentò agli Oscar l’anno successivo con ben undici nomination.

Quella dei lungometraggi in concorso è però solo una delle sezioni da cui è composto il Festival. Tra le varie rassegne parallele ce n’è una di particolare rilievo intitolata “Le Giornate degli Autori”: 10 i film presentati ogni anno dal 2004, anno della sua fondazione, in molti casi firmati da registi esordienti. È il caso di “Selon Joy”, opera prima della sceneggiatrice e ora regista francese Camille Lugan che concorre per il GdA Director’s Award, assegnato dalla giuria guidata dalla regista inglese Joanna Hogg, che, fra l’altro, a Venezia nel 2022 corse per il Leone d’Oro con “The Eternal Daughter”.

La locandina della sezione Giornate degli Autori 2024

Ambientato in una anonima e spettrale città della Normandia, “Selon Joy” (traducibile con “Il Vangelo secondo Joy”) racconta la storia di Joy (Sonia Bonny), un’orfana trovata sui gradini della chiesa e cresciuta da Padre Léonard (Raphaël Thiéry). Giovane, solare, generosa nei confronti del prossimo e soprattutto fervida credente, Joy fatica a spiegarsi l’attrazione che prova quando un ragazzo di nome Andriy (Volodymyr Zhdanov) irrompe, ferito, nella chiesa dove Joy abita e lavora. Da quel momento, Joy, in una sorta di mito di Orfeo al contrario, segue Andriy negli “inferi” in cui lui, suo malgrado, vive: entra qui in gioco il personaggio di Mater (Asia Argento), figura sciamanica – e, a confronto di Padre Léonard, quasi demoniaca –, che, in un hangar non così diverso da un metaforico Oltretomba, fa da capo a un gruppo di spacciatori di cui entra a far parte anche Joy.

Una scena di “Selon Joy” (2024) di Camille Lugan

La regia di Lugan – imperniata sullo scontro fra bene e male, tra preghiera e disperazione, tra la luminosa quanto deserta chiesa di Padre Léonard e l’hangar di Mater, illuminato a giorno solo in occasione dei momenti di euforia e di balli sfrenati che accompagnano l’arrivo delle partite di droga – adotta un tono quasi fiabesco – e ciò giustifica in parte la forte caratterizzazione dei personaggi – , sebbene la messinscena, soprattutto nelle frequenti scene esterne in notturna, si ispiri in modo evidente alle ambientazioni plumbee e ambigue del genere noir.

Nota di merito per il cast – il ruolo di Mater sembra cucito addosso alla recitazione esuberante e quasi “posseduta” di Asia Argento – e per la fotografia di Victor Zébo, messa alla prova dai convulsi riti celebrativi che prendono luogo nell’hangar, scanditi da musica elettronica e accecanti luci stroboscopiche. Camille Lugan, alla sua prima regia, dimostra un eccellente controllo sulle performance attoriali e su ciò che viene incluso – o meno – dall’obiettivo della sua macchina da presa: esemplare la scena di sesso tra i due protagonisti, resa poetica nella sua immobile semplicità da una camera fissa che riprende i corpi nudi dei due attori in piano sequenza. Joy/Euridice non riuscirà a redimere l’anima perduta di Andriy/Orfeo, ma troverà nell’abisso che la realtà le ha posto davanti l’occasione di rinnovare la propria fede in Dio e nella vita.

“Selon Joy” è disponibile su MyMovies One a partire da martedì 3 settembre alle ore 21.00.

Una scena di “Selon Joy” (2024) di Camille Lugan

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