Galleria Poggiali ospita il talk di chiusura della mostra personale di Giuseppe Di Liberto, Così tentammo di aspettare la fine, prima personale dell’artista, ospitata dalla sede milanese della galleria, dopo il successo della mostra collettiva Sacro è (2024) alla Fondazione Merz di Torino e alla partecipazione alla Quadriennale di Roma con Dopodomani (2023).
L’incontro, introdotto e moderato da Nicolas Ballario, offrirà al pubblico una panoramica sulla pratica artistica dell’artista facendo luce sulle esperienze, ricerche e processi che hanno dato vita al progetto espositivo. In questa occasione verrà presentato il catalogo monografico edito da Galleria Poggiali in occasione della mostra, contenente gli approfondimenti di Giorgia Aprosio, Arnold Braho e Miriam Rejas Del Pino, che interverranno nella conversazione, oltre a contributi di Philippe Saulle, Marie Cozette e Stéphane Tarroux. Il progetto editoriale si colloca all’interno di una più ampia collana di cataloghi tascabili che documentano l’attività espositiva della sede di Milano, dedicata alla ricerca e alla collaborazione con artisti internazionali e italiani under 35.
L’opera di Giuseppe Di Liberto (Palermo, 1996) esplora il concetto di fine, sfidando la capacità umana di comprenderla appieno. Attraverso sculture, tele, installazioni e performance l’artista esplora il paradosso dell’assenza e il mistero dell’immagine come simulacro, con particolare attenzione ai contesti socio-antropologici legati alla morte nella cultura mediterranea.
Così tentammo di aspettare la fine approfondisce l’interesse dell’artista per due filoni tematici: da un lato il ruolo dell’ex voto, una preghiera di buon auspicio che prende la forma di oggetto e, talvolta, anche di pittura, dall’altro il tema dell’apocalisse, filo conduttore della sua più recente produzione artistica. La sensazione di una fine sempre più concreta e imminente è influenzata dall’esperienza diretta dell’artista e dai contesti urbani e naturali che lo circondano, come Venezia dove vive e lavora, e Sète, dove ha recentemente ultimato un periodo di residenza promossa del Ministero della Cultura italiana in Francia in collaborazione con Ecole des Beaux-Arts e CRAC (Centre régional d’art contemporain Occitanie/Pyrénées-Méditerranée).
Le opere in mostra trattano il tema della fine e dell’Apocalisse con una particolare attenzione storico-antropologica alle tradizioni locali, riconoscendone l’attualità in un contesto d’emergenza contemporanea:
Per la prima volta la scienza ci ha resi profondamente consapevoli della fine: tra 16 miliardi e 700 milioni di anni il Grande Strappo chiuderà la partita dell’Universo. Siamo in un momento di trapasso, come è stato a suo tempo il Medioevo.
Giuseppe Di Liberto