Siamo a Verona, palcoscenico dove arte, cultura e cambiamento urbano si intrecciano attraverso due mostre che spaziano tra Futurismo e fotografia contemporanea. Due mondi apparentemente distanti, ma accomunati dalla riflessione sull’evoluzione umana e culturale in risposta a un contesto in continua trasformazione. Da un lato, celebriamo l’irriverenza creativa di Fortunato Depero, pioniere del Futurismo italiano. Dall’altro, l’indagine fotografica di Lorenzo Vitturi, che, con il suo occhio attento alle mutazioni sociali e urbane, ci immerge nelle dinamiche del quartiere Borgo Roma.
La mostra Fortunato Depero. Sete di Futurismo, fame d’America (25 settembre 2024 – 1 marzo 2025), curata da Federico Zanoner e Luca Bochicchio, è un viaggio nell’universo eccentrico e vibrante dell’artista trentino, ospitato negli spazi EARTH Foundation della Stazione Frigorifera Specializzata di Verona. Depero, protagonista indiscusso del Futurismo, emerge come un artista in costante ricerca, spinto da un’insaziabile curiosità e desiderio di sperimentare. L’esposizione ripercorre le tappe salienti della sua carriera: dall’incontro con il Futurismo a Roma nel 1914, che innesca la sua “sete” di rivoluzione artistica, fino al suo ritorno dall’America negli anni ’30. Depero non si limita a dipingere; il suo genio si riversa nelle arti applicate, nel design e nella pubblicità. Campari, per esempio, diventa lo sfondo di un’iconica collaborazione, in cui l’artista mette in gioco l’ironia e l’inventiva, creando opere che si fondono tra arte e consumo di massa.
Poi c’è la “fame” d’America: un’ossessione che lo porta a New York, dove si confronta con la frenesia dei grattacieli, il proibizionismo e i fast food, cercando di farsi spazio in un mercato affamato di novità. L’esperienza americana, pur non priva di difficoltà, consente a Depero di esplorare nuove frontiere artistiche, gettando ponti tra l’avanguardia europea e la modernità americana. L’itinerario espositivo culmina negli anni ’50 con nuove avventure pubblicitarie, tra cui spicca la collaborazione con le Cantine Cavazzani e l’azienda Braibanti, simboli del made in Italy nel campo enogastronomico. La mostra, ricca di documenti d’archivio, mette in luce anche l’aspetto umano e personale di Depero, un visionario che ha saputo sfidare le convenzioni per abbracciare un’arte totale.
Spostandoci di qualche decennio in avanti, l’esposizione Borgo Roma. Paesaggio in transizione (25 settembre 2024 – 6 gennaio 2025), curata da Giangavino Pazzola, ci proietta in una dimensione contemporanea. Qui, la lente di Lorenzo Vitturi indaga i processi di cambiamento urbano che attraversano Verona e, in particolare, il quartiere Borgo Roma, un tempo cuore industriale della città e oggi simbolo della sua rinascita. Vitturi, noto per il suo approccio ibrido tra fotografia, scultura e collage, porta avanti un dialogo tra passato e presente, tra l’identità industriale del quartiere e le trasformazioni socio-culturali che lo attraversano. Il risultato è un’opera che non solo documenta, ma reinterpreta poeticamente gli spazi e le persone che vi abitano. Come un archeologo contemporaneo, l’artista raccoglie oggetti, tracce e suggestioni, assemblandoli in composizioni visive dense di significato.
La mostra è anche un riflesso di un processo più ampio, che tocca tutte le città globalizzate del XXI secolo. Le migrazioni, i flussi di merci e persone, e l’evoluzione del tessuto urbano sono temi universali, che trovano risonanza in progetti simili di Vitturi in altre città come Londra, Lagos e Venezia. In Borgo Roma, queste dinamiche si fanno evidenti in ogni scatto, rendendo il progetto non solo un omaggio alla storia di Verona, ma anche un monito su come le città stiano cambiando sotto i nostri occhi.
Le due mostre, pur trattando epoche e linguaggi diversi, condividono un tema comune: la trasformazione. Depero ha rappresentato l’avanguardia di un’epoca che voleva distruggere il passato per fare spazio a un futuro più veloce, tecnologico e dinamico. Vitturi, invece, osserva un mondo in cui i cambiamenti sono più sfumati, ma altrettanto potenti. Se Depero cercava di imporre una nuova estetica, Vitturi riflette su come l’estetica del cambiamento si manifesti nel quotidiano. Entrambi, tuttavia, ci costringono a fare i conti con l’ambiente che ci circonda. Depero, con le sue opere di design e pubblicità, ci fa riflettere sul consumismo e la velocità della modernità. Vitturi, invece, ci invita a fermarci e osservare le sottili trasformazioni che modellano le nostre città e le nostre vite.