Ha preso avvio la seconda fase dell’operazione Night Watch del Rijksmuseum di Amsterdam, il più grande progetto di ricerca e restauro mai intrapreso sul capolavoro di Rembrandt del 1642, La ronda di notte.
Lo studio preliminare è iniziato addirittura nel 2019, per intensificarsi negli ultimi mesi e portare l’operazione Night Watch alla sua seconda fase, quella operativa. Da martedì 12 novembre, il Rijksmuseum ha dato il via al restauro vero e proprio del capolavoro di Rembrandt del 1642, La ronda di notte. Del resto, non era facile capire dove e come intervenire, come ripristinare le condizioni del dipinto senza rischiare di alterarle.
“Dopo anni di attenta ricerca, abbiamo sviluppato un piano mirato per trattare la vernice e gli strati di pittura della Ronda di notte”, ha affermato il team di restauratori. “Per la rimozione della vecchia vernice stiamo utilizzando una tecnica speciale: un tessuto imbevuto con una quantità misurata di solvente che assorbe, rimuovendo, lo strato superficiale. Il vantaggio di questa tecnica è che è richiesta una minore azione meccanica sul dipinto. Si posiziona il tessuto sulla superficie e per 60 secondi si lascia che il solvente faccia il suo lavoro. Ogni traccia di vernice rimasta sulla superficie del dipinto verrà rimossa in seguito al microscopio con tamponi di cotone e altri metodi“.
Un’operazione che i visitatori del grande museo olandese potranno ammirare nel suo svolgersi, grazie alla camera in vetro posizionata in piena vista, lungo il percorso espositivo, dove gli esperti stanno portando avanti i lavori. Dopo cinque anni di analisi sul dipinto, una tela da 363 x 437 cm, il team ha iniziato il processo di rimozione della vernice a olio applicata durante l’ultimo restauro nel 1975-76. Ai più curiosi e attenti, in questa fase l’opera risulterà grigia e opaca, ma riacquisterà il suo vigore una volta che sarà ridistribuito il colore.
La questione, non di poco conto, negli anni di studio, è stata: quale colore? Le soluzioni tecniche di Rembrandt, come quelle di ogni altro pittore, si compongono di dettagli e minuzie che l’occhio nudo percepisce ma non isola. Vediamo il nero della notte brillare di una vivida sfumatura, ma non sappiamo com’è ottenuta; notiamo una strana luminescenza diffusa, ma non intuiamo da dove venga; percepiamo che l’effetto complessivo è dato da una miscela che supera una prima evidenza cromatica, ma non possiamo identificarla.
E se nel passato era proprio in queste trovate personali, quasi una stregoneria, che risiedeva la straordinarietà di un artista, le tecnologie di oggi ci consentono di rompere l’incanto per decifrarlo. E riprodurlo. Imaging digitale, analisi spettrografiche e chimiche tra i principali strumenti che gli esperti – provenienti dalle istituzioni che collaborano al progetto: la Cultural Heritage Agency of the Netherlands (RCE), la Delft University of Technology (TU Delft), gli Amsterdam University Medical Centers (AUMC) e la National Gallery of Art di Washington D.C. – hanno utilizzato sull’opera, carpendone alcuni segreti.
Tra i risultati più sorprendenti c’è sicuramente la scoperta di pigmenti pararealgar (giallo) e pararealgar semi-amorfi (arancione/rosso) sulla superficie dell’opera, pigmenti di solfuro di arsenico che Rembrandt ha intenzionalmente aggiunto agli altri pigmenti per creare un’innaturale lucentezza dorata nella scena notturna. Uno splendore diffuso, che si concentra poi in dettagli minimi e preziosi come il filo dorato nel cappotto color cuoio ricamato e nelle doppie maniche indossate da uno dei due protagonisti del dipinto, il tenente Willem van Ruytenburch. Proprio nel suo abito sono stati rintracciati arsenico e zolfo negli abiti, in particolare pigmenti di solfuro di arsenico realgar [rosso] e orpimento [giallo].
Dettagli percettibili nel loro insieme ma non identificabili nella loro individualità, che solo la ricerca e lo studio hanno portato alla luce e che ora consentono di replicare la tecnica per rinnovarne la brillantezza. Una lunga ronda su La ronda di notte, su cui finalmente si è fatta chiarezza. E ora, alla luce del sole, possiamo tutti seguire quel buio luminescente tornare (meno) misteriosamente a splendere.