Tra preview riservate e giornate aperte, la prima settimana di dicembre a Miami è andata in scena Art Basel, episodio americano della serie di fiere più importanti del mondo. Di seguito le vendite più significative.
Va bene la spiaggia, va bene il mare, vanno bene le feste e il glamour di Miami. Ma ad Art Basel, cosa si è venduto? Con negli occhi l’algida eccellenza di Basilea e la fresca raffinatezza di Parigi, desta sempre una curiosità in più andare a sbirciare cosa si vende nella fiera più importante delle americhe. D’altra parte, non si può definire altrimenti un appuntamento capace di raccogliere 286 espositori da tutto il mondo (38 Paesi, per la precisione) e 75 mila visitatori tra collezionisti, rappresentanti di musei, fondazioni e, ovviamente, semplici visitatori. Ma alla fine della fiera ciò che interessa alle gallerie, ciò che interessava di conseguenza alla neo direttrice Bridget Finn, sono sempre (e quasi) solo le vendite, unico indicatore capace di misurare la buona riuscita di un evento commerciale. Diamo un’occhiata allora agli scambi più importanti.
Tra le italiane, Cardi Gallery ha venduto un dipinto di Roberto Matta, Ecce Fumo, per 290 mila dollari, così come l’Omaggio a Matisse di Carla Accardi, passato di mano a 140 mila euro. Continua ha chiuso una grande vendita per Physichromie 637 di Carlos Cruz-Diez (695 mila dollari) e per una porcellana di Ai Weiwei, intitolata Pillar (300 mila dollari). MASSIMODECARLO ha certificato il suo miglior affare grazie a Jennifer Guidi e il suo sabbia, acrilico e olio su lino intitolato Activated Light (Painted Pink Sand, Multicolored CS, Rainbow Border, Black Ground, 350 mila dollari). Kaufmann repetto ha ceduto due lavori di Latifa Echakhch per 120 mila dollari l’uno. Tornabuoni ha invece venduto Aerei di Alighiero Boetti per una cifra compresa tra 350-400 mila dollari.
I grandi numeri arrivano con Gladstone Gallery, che ha conseguito una serie di vendite milionarie: Harbor Nurse di Richard Prince (4.5 milioni di dollari), Untitled di Keith Haring (2 milioni di dollari) e Ji la grosse tête di Jean Dubuffet (1.5 milioni di dollari). Goodman Gallery ha chiuso un William Kentridge (There Were No Books) per 525 mila dollari; GRAY un Jaume Plensa (Juana) per 825 mila dollari. Festeggia Garth Greenan che ha ceduto quattro dipinti di Howardena Pindell tra 875-950 mila dollari l’uno. D’astrattismo si sono tinte anche le vendite di Galerie Nordenhake, che ha venduto Blue Conversation di Stanley Whitney per 650 mila dollari.
Hauser & Wirth è sempre tra le gallerie più in forma del sistema, tanto da aver concluso una serie di vendite ravvicinate e di prima fascia. Su tutti spicccano David Hammons con Untitled (4.75 milioni di dollari), George Condo con Female Portrait Abstraction (2.5 milioni di dollari), Ed Clark con due Untitled (1 milione di dollari e 1.4 milioni l’altro). Un dipinto di una superstar del mercato contemporaneo, Nicolas Party, è stato venduto per 600 mila dollari da Xavier Hufkens. Jordan Casteel, con Nina, da Casey Kaplan, è passata di mano per 450 mila dollari. Mark Ryden, da Kasmin, per 1.5 milioni di dollari (Regina Terra (#179)). Lisson Gallery si gode il successo di Lee Ufan (Response, 850 mila dollari) e di Anish Kapoor (Cobalt Blue to Mipa Blue 5 to clear, 775 mila dollari).
Tra le big si è tolta le sue soddisfazione anche Pace Gallery, che ha chiuso ottimi affari per Whispering Wind di Sam Gillian (1 milione di dollari) e Response di Lee Ufan (900 mila dollari). Almine Rech non torna certo delusa dopo aver venduto un lavoro di Tom Wesselmann per una cifra compresa tra 1.25 e 1.5 milioni di dollari. Thaddaeus Ropac fa incetta di affari grazie a Georg Baselitz (Dresdner Frauen – Die Elbe, 2.5 milioni di dollari), Robert Rauschenberg (Everglade (Borealis), 2.3 milioni di dollari) e Sturtevant (Flag after Jasper Johns, 1.1 milioni di dollari). Non rimane a bocca asciutta White Cube, che chiude due vendite di primissima fascia con David Hammons (Rock Head, 2.35 milioni di dollari) e Christine Ay Tjoe (Michievous Player, 1.15 milioni di dollari). Infine, non può mancare David Zwirner, capace di vendere un dipinto di Yoyoi Kusama per 3.5 milioni di dollari e uno di Noah Davis per 2 milioni di dollari.
Tirando le somme, pare che a Miami si sia venduto ciò che si vende in Europa, evidenziando una scarsa escursione nei gusti collezionistici passando da una parte all’altra dell’Atlantico. A fare la differenza è l’atmosfera leggera, divertita, cinematografica, ricca di celebrities ed eventi collaterali, che costruiscono una confezione patinata a una fiera che, almeno nella prima fascia della proposta, si mantiene in linea con le sorelle del Vecchio Continente.