
Un nuovo spazio no profit, un po’ studio e un po’ casa. Fino al 14 febbraio a confronto Loris Cecchini e Michelangelo Consani
Ieedificio57 – nuovo spazio no profit fondato a San Gimignano da Michelangelo Consani – è situato su una parallela interna poco frequentata del principale asse viario della cittadina, a qualche decina di metri dalla ressa dei turisti. Il visitatore, oltre l’anonimo portone in legno, è accolto in una casa a più piani, con un corridoio che conduce a un piccolo giardino interno e a un vano interrato, recentemente restaurati. A sinistra le scale portano invece ai piani superiori, articolati più linearmente, dalle cui finestre si vedono scorci del reticolo urbano e le celebri torri che dominano la città murata.

La distribuzione degli ambienti e la stratificazione dei livelli sono state il punto di partenza da cui si è sviluppata la mostra Brainstorming, che mette a confronto opere recenti e interventi site specific di Loris Cecchini e di Michelangelo Consani, i cui lavori sono collocati negli spazi secondo una logica ispirata alla proliferazione naturale degli elementi. Il piano terra e lo spazio ipogeo sono occupati dai lavori di Cecchini, come la grande installazione ambientale Thin thing. Che è collocata nei vani seguendo organicamente la conformazione architettonica dei muri.

Mondi sotterranei
L’opera è costituita da centinaio di moduli in acciaio che letteralmente abitano lo spazio, reagendo alla sua conformazione come farebbe un cespuglio o una pianta rampicante. La sensazione è quella di un vegetale che cresce occupando i vuoti seguendo la direzione della luce.
Alle pareti vi sono invece dei lavori più liberi, dal sapore vagamente ironico, come Zigzags particles, fusioni in alluminio che rappresentano degli uccelli appollaiati (gufi, pappagalli, ecc.), in cui alcuni degli elementi della composizione sono conformati con piccole sferette come un volume modellato con il polistirolo. Lo spazio interrato, cui si accede con ripidi scalini, porta invece a un vano quasi buio in cui è esposta KNO3C. Un’opera bidimensionale dal sapore misterico, che rimanda agli elementi dei cristalli e all’oscurità dei mondi sotterranei.

Scomodi punti di partenza
Il piano rialzato accoglie invece i lavori di Consani, collocati nelle stanze in una condizione di ricercato dialogo. Lo spettatore è introdotto da alcune opere su carta realizzate dall’artist. Per poi incontrare la serie Il seme dell’uomo, ispirata all’omonimo film apocalittico di Marco Ferreri. Che mette a confronto la storia del design del Novecento con la storia dell’arte e i suoi sviluppi più concettuali e sottilmente ironici di matrice duchampiana. Celebri sedie realizzate nel secolo scorso – come Red & Blue di Gerrit Rietveld, la Hill Hause 1 di Charles Mackintosh o Mezzadro dei Fratelli Castiglioni – diventano infatti dei semplici supporti per le sue sculture, con l’effetto ambiguo di essere dotate un’identità visibile, iconica e riconoscibile. Ma anche di avere una banale funzione espositiva per le sculture dell’artista.

L’opera di Consani si nutre cioè dell’humus creato dalla storia del design, ma la declassa, ibridandola e manipolandola per perseguire le proprie esigenze. La testa di coccodrillo in bronzo dell’artista può così farsi beffa della serietà modernista del De Stijl cui Rietveld aderiva. O un volto barocco in marmo del Belgio sbugiardare il minimalismo orientale cui mirava Mackintosh. Consani spinge questo approccio postmoderno additivo/derivativo fino al suo limite possibile (e diabolico) sovrapponendosi a Masters, sedia disegnata da Philippe Starck & Eugeni Quitllet, che è a sua volta la somma algebrica di altre tre capolavori del moderno. L’osservatore si rende conto che a quel punto il gioco a riconoscere perde di senso. Perché i rimandi che ci intrappolano non sono sicuri approdi, ma scomodi punti di partenza. Il viaggio deve ancora prendere avvio.
