
Un raro dipinto di Johannes Vermeer, la Giovane donna seduta alla spinetta, ha rivelato nuovi segreti durante il suo recente restauro. Contribuendo a ridefinire la sua datazione e il processo creativo dell’artista olandese
L’opera, che è stata restaurata con grande cura dal restauratore David Bull, è ora esposta nella mostra “Da Rembrandt a Vermeer: Capolavori della Collezione di Leida” al Museo H’ART di Amsterdam. Dove rappresenta il culmine dell’esposizione. Il dipinto fa parte della celebre collezione dell’imprenditore americano Thomas Kaplan e ha una storia che coinvolge aste, acquisizioni e numerosi interventi di restauro.
Un aspetto intrigante emerso dal restauro è la scoperta di particelle di feldspato tra gli strati di pittura, che suggeriscono che l’opera sia stata completata intorno al 1670-72, quando l’artista stava probabilmente lavorando nel suo studio di Delft. Questi depositi, derivanti dalla produzione di ceramiche locali, sono stati lasciati nell’aria di Delft. Contribuendo alla datazione del dipinto e fornendo una prova tangibile dell’inquinamento atmosferico dell’epoca.
Revisione della cronologia
Nel corso dei secoli, la datazione del dipinto è stata oggetto di discussione tra i critici d’arte. Fino a poco tempo fa, si riteneva che fosse stato completato tra il 1670 e il 1672. Ma il restauro ha portato ad una revisione della cronologia, con l’esperto Arthur Wheelock, ex curatore della National Gallery of Art di Washington, che ora suggerisce che l’opera possa essere stata finita tra il 1670 e il 1675, poco prima della morte dell’artista.

Il restauro ha anche permesso di scoprire un dettaglio significativo: lo scialle giallo che appare sopra il corpetto della giovane donna. Che probabilmente è stato aggiunto da Vermeer nel 1675. Questa modifica potrebbe essere stata influenzata dai cambiamenti nella moda femminile, emersi dopo l’invasione francese dei Paesi Bassi nel 1672. Lo scialle conferisce alla figura un aspetto senza tempo e più classico, caratteristica che si adatta alla raffigurazione ideale della figura femminile nell’arte del periodo.
Delicatezza e maestria
Il restauro ha rivelato anche la delicatezza e la maestria del pittore nei dettagli. Le sfumature, le ombre e la composizione tonale sono ora molto più evidenti, restituendo l’effetto originale dell’opera di Vermeer. Le pieghe dell’abito di raso bianco sono ora meglio modellate, mentre le ridipinture che avevano alterato le labbra e le sopracciglia della donna sono state rimosse. Restituendo un’espressione più naturale e accogliente alla figura.
La Giovane donna seduta alla spina è l’unico dei 37 dipinti autentici di Vermeer rimasto in collezioni private e, dopo aver fatto parte di un’asta storica di Sotheby’s nel 2004, è stato acquistato da Kaplan, che aveva fatto una prima offerta, ma aveva visto il prezzo salire fino a 16 milioni di sterline. Dopo la vendita del dipinto a Steve Wynn, il proprietario di un casinò di Las Vegas, Kaplan e sua moglie Daphne Recanati sono riusciti ad acquistarlo nel 2008. Insieme a un altro importante dipinto, l’Autoritratto con occhi all’ombra di Rembrandt.
Eleganza della composizione
Oggi, il dipinto di Vermeer è custodito in una cornice olandese in ebano nero, che risalta maggiormente l’eleganza della composizione, rispetto alla cornice francese intagliata e dorata che lo incorniciava in passato.
Sebbene l’identità della donna ritratta rimanga sconosciuta, si suppone che fosse qualcuno che Vermeer conosceva personalmente. Forse una familiare, un’amica o una modella, che appare rilassata e sicura di sé. Con il suo volto rivolto verso l’osservatore, la donna sembra coinvolgerci nella scena, trasmettendo una connessione intima e personale con chi guarda.
Con la nuova datazione e le rivelazioni emerse durante il restauro, Giovane donna seduta alla spinetta è ora considerato uno dei capolavori finali di Vermeer. Addirittura forse il suo ultimo dipinto prima della morte nel 1675: ora finalmente visibile nella sua forma più autentica.