
Durante una passeggiata iniziata per sfuggire alla noia della pandemia, l’egittologo Jean-Guillaume Olette-Pelletier ha fatto una scoperta sorprendente nel cuore di Parigi. Davanti all’iconico Obelisco di Luxor, che svetta da tremila anni — e dal 1836 nella centralissima Place de la Concorde — il docente della Sorbona ha intravisto dettagli nascosti che avrebbero cambiato la lettura del monumento.
Armato di binocolo e taccuino, Olette-Pelletier ha iniziato a studiare da vicino le antiche iscrizioni. Ciò che all’inizio era un sospetto si è presto trasformato in una certezza: l’obelisco custodiva messaggi segreti, destinati esclusivamente all’élite intellettuale dell’antico Egitto. Un’opportunità unica si è presentata quando, in vista delle Olimpiadi estive del 2024, Parigi ha avviato i restauri dei suoi monumenti storici. Con l’obelisco ingabbiato dalle impalcature, Olette-Pelletier ha ottenuto il permesso di scalarlo, diventando il primo a farlo in oltre un secolo.

La sua scoperta sono stati sette cripto-geroglifici, enigmi scolpiti tra le iscrizioni, che verranno rivelati al grande pubblico entro l’anno sulla rivista francese di egittologia ENiM. I cripto-geroglifici, una raffinata forma di scrittura in cui si giocava su inversioni di senso e doppi significati, erano comprensibili solo agli intellettuali più raffinati del tempo.
Secondo Olette-Pelletier, questi messaggi servivano a consolidare l’immagine divina di Ramses II, che — salito al trono a 25 anni — usava l’obelisco come potente strumento di propaganda. Uno dei dettagli più affascinanti emerge sul lato rivolto al Nilo: Ramses, raffigurato con una corona unica che simboleggia l’unione dell’Alto e Basso Egitto, si mostra agli occhi attenti dei nobili che giungevano al Tempio di Luxor in barca durante la festa dell’Opet. Il messaggio? Il re non è solo sovrano, ma dio incarnato, intoccabile e legittimo.
Un altro cripto-messaggio, inciso sul lato opposto verso il deserto, raffigura il faraone con corna di toro sulla corona, potente simbolo di forza divina, e un richiamo al sacrificio agli Déi per domare le loro forze distruttive.

L’obelisco di Parigi, gemello di quello rimasto a Luxor, fu donato alla Francia nel 1830 dal governatore egiziano Mohamed Ali e trasportato con una spedizione straordinaria attraverso il Mediterraneo.
“Ora sappiamo che quei testi, apparentemente solenni, nascondono livelli di significato ancora più profondi”, afferma Olette-Pelletier. “Questa scoperta dimostra che l’egittologia ha ancora moltissimi segreti da svelare”.















