
Cosa significa abitare? Dove si radica il senso di casa, e cosa accade quando quel radicamento viene messo in discussione?
La performance Casa Via Piero Calamandrei 6, curata da Estuario Project Space e ideata dall’artista Virginia Zanetti, si configura come un gesto artistico e affettivo di grande intensità, in cui si intrecciano memoria, spazio e identità. Un’azione profondamente incarnata e condivisa che prende forma in un luogo carico di storia personale: l’ex casa dei nonni materni dell’artista, destinata a diventare, per un periodo, la sua dimora, il suo studio e la sede temporanea di Estuario.
In questo spazio privato e intimo, Zanetti affronta una riflessione su uno dei concetti più primordiali, archetipici e complessi dell’esperienza umana: quello di “casa”. Nota per una pratica artistica che unisce corpi e luoghi in forme esperienziali e partecipative, Zanetti opera qui con un gesto essenziale quanto radicale: scrive la parola “casa” su una parete e ne scava le lettere trasformandole in varchi che, progressivamente, minano la solidità del muro, fino a provocarne il crollo, per aprire nuove possibilità di visione e costruire nuove storie.

La parete domestica, simbolo per eccellenza di stabilità, viene “violata” con un’azione che è al contempo liberatoria, poetica e politica. L’artista non distrugge, inizia a scavare lentamente, lasciando che il gesto si evolva in riflessione, che la materia perda consistenza e la solidità si trasformi in vulnerabilità. Ogni colpo di martello esprime un bisogno catartico di affrontare: la fatica di abitare, il desiderio di protezione, la fragilità del senso di appartenenza. La parola, solitamente associata a sicurezza e radicamento, diventa atto di erosione, esposizione, messa in discussione della dimora come rifugio e delle radici come certezza.
Tessitura sociale
Una “famiglia scelta” è chiamata a partecipare, a condividere un tempo comune, fragile e necessario. Insieme danno forma a una casa fatta di relazioni, prossimità e cura reciproca. È qui che la performance trascende l’azione individuale e si fa tessitura sociale, rito collettivo, esperienza trasformativa, dove la distruzione diventa possibilità di costruzione. In un’epoca segnata da precarietà abitativa, individualismo, guerre e morte, Casa Via Piero Calamandrei 6 invita a ripensare la casa non come possesso, ma come pratica. Come atto. Come relazione.
La performance segna anche un passaggio significativo per Estuario, che si spoglia della sua veste istituzionale per assumere una forma nomade, radicata nei luoghi in cui sceglie temporaneamente di abitare. La casa dell’artista diventa così un incubatore, un dispositivo relazionale e simbolico, di nuove forme di convivenza artistica e sociale. È il primo capitolo di una serie di appuntamenti in cui gli artisti e le artiste invitati saranno chiamati a confrontarsi con il tema della casa, intesa non come struttura architettonica, ma come luogo di crescita personale e collettiva, di identità e memoria.














