
Nel suo nuovo progetto a Hullet, l’artista Lars Laumann mette in luce parti della collezione dell’Associazione d’Arte di Brønnøy, cittadina nel nord della Norvegia – non nella sua interezza, ma con lacune, assenze, storie e speculazioni. Attorno alle vecchie pareti mobili costruite per la Galleria Nazionale, che un tempo viaggiavano dal nord al sud del paese come architettura espositiva mobile per portare l’arte alla gente, viene ora allestito un tentativo di ricostruzione di una collezione incompleta, assemblata attraverso ricerche d’archivio, memorie e storie locali raccolte anche durante il periodo espositivo.
Bodil Flikke Hestvik, ex membro dell’associazione, aveva affidato a Laumann il compito di rintracciare, sette anni fa, una collezione che sembrava essersi volatilizzata. Come sola traccia, un elenco scritto a memoria. L’archivio dell’associazione non esisteva più, da quando fu chiusa a metà degli anni ’90.
L’Associazione d’Arte di Brønnøy era stata fondata nel 1972, come molte altre associazioni artistiche nella Norvegia del dopoguerra. Nel corso di diversi decenni, molte avevano costruito collezioni ragguardevoli attraverso acquisti e donazioni – opere che in gran parte ora sono scomparse dagli spazi pubblici che adornavano. La collezione non era stata né catalogata né digitalizzata dopo la chiusura dell’associazione nel 1996.
Laumann, che lavora spessissimo sui materiali “fantasma”, ritrovati o scomparsi nei suoi video e nelle sue opere, ha affrontato ciò che è andato perduto e dimenticato con lo stesso approccio. Cosa esiste? Cosa manca di quella collezione e cosa possiamo dedurre dai pochi frammentari resti?
La presentazione a Galleri Hullet non riflette solo la storia dell’Associazione d’Arte di Brønnøy, ma guarda oltre, a una tradizione internazionale per cui le associazioni artistiche hanno rappresentato spazi sociali e culturali di dialogo, di identità e uno spazio comunitario. Le associazioni artistiche, in questo paese, in particolare dal XIX secolo in poi, sono state portatrici fondamentali dell’idea di arte come bene pubblico. Molte sono state fondate per rendere l’arte accessibile al di fuori delle grandi città, nelle sedi di sindacati, case di comunità e centri sociali di provincia.
Le pareti in legno della Galleria Nazionale furono progettate per essere mobili e flessibili, proprio per portare l’arte dove si trovava la gente. Venivano trasportate ovunque, perfino in biblioteche e palestre. Sono arrivate anche a Brønnøysund, dove l’Associazione d’Arte di Brønnøy una volta presentava mostre della Galleria Nazionale nel centro comunitario. Ora, queste pareti, portano con sé una biografia, sono tornate, e questa volta come palcoscenico per l’interpretazione di Laumann della collezione, della storia locale e delle lacune nella nostra memoria.
Durante tutto il periodo della mostra, Laumann ha anche raccolto racconti dai visitatori, documentando testimonianze di lavoro volontario e sforzi comunitari – gli stessi sforzi che un tempo erano fondamentali per le attività dell’associazione e che sono ancora necessari per realizzare progetti come questo.
Con questo progetto, Laumann insiste sul valore dell’incompleto e del non autorizzato, offrendo un modo alternativo di leggere la storia dell’arte attraverso note a piè di pagina, frammenti e voci non verificate. La mostra parla sia di riscoperta che di narrazione, con il desiderio di richiamare l’attenzione su ciò che non è stato mostrato da molto tempo, pur lasciandolo indisturbato nella sua incompletezza.














