
L’arte si è piegata alla moda dei mostriciattoli? A quanto pare sì. All’edizione 2025 di Art Basel, la fiera d’arte contemporanea più prestigiosa al mondo, la prima cosa ad andare sold out non è stata un’opera concettuale o un’installazione provocatoria, ma un piccolo elfo peloso dal sorriso malizioso: Labubu.
Creatura dell’artista hongkonghese Kasing Lung, Labubu è un ibrido tra peluche e feticcio da borsa, già popolarissimo tra i giovanissimi e diventato virale sui social, soprattutto grazie alla Gen Z che lo sfoggia come charm su zaini e accessori. E ora, per la prima volta, anche protagonista ufficiale di Art Basel.
Per l’occasione, la fiera ha collaborato con Lung per realizzare una statuetta in edizione limitata: 100 esemplari nel blu iconico di Art Basel, ognuno con in mano una livella a bolla – strumento ironico per “appendere l’arte come si deve”. Prezzo: 200 franchi svizzeri. Reperibilità: solo in loco, presso l’Art Basel Shop. Il risultato? In appena 20 minuti dalla prima apertura, la metà dei mostriciattoli era già volata via, letteralmente.
E non sono mancati gli episodi di micro-speculazione: un collezionista improvvisato avrebbe gridato di essere pronto a rivendere il proprio Labubu per 5.000 dollari in contanti.

Il secondo round di vendita è fissato per martedì alle 11:00, con un limite di due statuette a persona. Ma la domanda di fondo resta: che cosa ci dice questo fenomeno sulla direzione dell’arte contemporanea?
Non si pretende che l’arte debba essere sempre austera, pesante, intellettuale. Né si vuole demonizzare il fascino del pop, della leggerezza o del gioco. Tuttavia, la domanda sorge spontanea: è questo il tipo di moda che il mondo dell’arte dovrebbe inseguire?
Labubu è indubbiamente iconico, simpatico e furbo nel suo design. Ma si fatica a intravedere, almeno per ora, una narrazione critica o una riflessione più profonda dietro il suo successo. Piuttosto, si ha l’impressione che la sua presenza a Basilea risponda più all’urgenza di monetizzare una tendenza virale che non a una vera operazione culturale.
Eppure, la storia dell’arte è piena di oggetti nati come frivolezze diventati, col tempo, icone. Che sia anche questo il destino di Labubu? O è solo l’ennesimo effetto passeggero dell’internet culture che tutto ingloba e tutto consuma? Come sempre, sarà il tempo – e il mercato – a rispondere.














