
Dopo un decennio di paziente restauro, i Musei Vaticani alzano finalmente il sipario sull’ultima delle celebri Stanze di Raffaello: la Sala di Costantino. Un capolavoro rinascimentale che, grazie a questa titanica impresa conservativa, rivela ora dettagli inediti e rivoluzionari destinati a riscrivere la storia dell’arte.
L’opera, eseguita da Raffaello e completata dai suoi allievi dopo la sua morte prematura, è stata oggetto di un restauro meticoloso che ha portato alla luce qualcosa di straordinario: tracce di pittura a olio direttamente su muro, una tecnica inedita e audace per l’epoca, confermata dal ritrovamento di due figure femminili — la Giustizia e la Cortesia — attribuite direttamente al maestro urbinate.

“Con questo restauro riscriviamo una parte della storia dell’arte”, ha dichiarato con orgoglio Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, all’Associated Press.
Ma le sorprese non finiscono qui. Durante i lavori, i restauratori hanno rinvenuto una serie di chiodi metallici infissi sotto l’intonaco, usati probabilmente per sostenere una speciale superficie resinosa su cui Raffaello avrebbe voluto dipingere ad olio — un’idea avveniristica, mai vista in altri murali dell’epoca. “Dal punto di vista storico, critico e tecnico, è stata una scoperta straordinaria”, ha commentato il restauratore Fabio Piacentini.
La Sala di Costantino, dedicata al primo imperatore romano convertitosi al cristianesimo, è la più grande delle quattro stanze affrescate tra il 1508 e il 1520. Commissionate da Papa Giulio II a un Raffaello poco più che ventenne, queste stanze dovevano celebrare la potenza spirituale e temporale della Chiesa. Oggi, grazie a un paziente lavoro durato dieci anni, tornano a splendere in tutto il loro splendore originario.
Un viaggio lungo, che tra impalcature, pigmenti e microscopi, ha permesso non solo di recuperare la bellezza dell’opera, ma anche di avvicinarsi un po’ di più al genio immortale di Raffaello.















