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Tecnologia al museo. Le Gallerie dell’Accademia

Leonardo, Uomo vitruviano 1490 -1497 ca., Gallerie dell'Accademia, Venezia Leonardo, Uomo vitruviano 1490 -1497 ca., Gallerie dell'Accademia, Venezia
Leonardo, Uomo vitruviano 1490 -1497 ca., Gallerie dell'Accademia, Venezia
Leonardo, Uomo vitruviano 1490 -1497 ca., Gallerie dell’Accademia, Venezia
Le Gallerie dell’Accademia di Venezia presentano il nuovo Spazio Multimediale, uno sguardo inedito all’interno dei Laboratori Scientifico e di Restauro

Le Gallerie dell’Accademia di Venezia hanno presentato il nuovo Spazio Multimediale, un’eccellenza forse meno conosciuta, ma fondamentale nella sua specificità. Si tratta di uno spazio interattivo che permette ai visitatori di familiarizzarsi con i capolavori del museo. Rimanda inoltre ad una vetrina aperta sulle attività del Laboratorio scientifico e dei restauri delle Gallerie.

Come sostengono i coordinatori dell’allestimento Maria Antonietta De Vivo, curatrice anche del progetto architettonico, e Stefano Volpin, responsabile della direzione scientifica, queste immagini non solo consentono di vedere particolari altrimenti invisibili, indispensabili per la conoscenza della struttura, delle tecniche esecutive e per la valutazione dello stato di conservazione delle opere, ma permettono anche di ricostruire la storia dell’opera dopo la realizzazione per mano dell’artista.

I visitatori avranno l’opportunità di esplorare da vicino lo straordinario disegno di Leonardo da Vinci, cosiddetto Uomo Vitruviano. Le immagini ad alta definizione, ottenute grazie al microscopio digitale 3D, svelano con eccezionali ingrandimenti curiosi dettagli mai visti prima. Il supporto su cui è stato tracciato, per dirne una. Si tratta di carta ottenuta manualmente derivata da fibre vegetali scaturite da stracci trasformati in poltiglia acquosa. L’impasto veniva raccolto tramite un telaio. Quindi pressato e asciugato su feltri, formando fogli con leggere rigature visibili in trasparenza. Alcune zone del disegno sono state create ricorrendo a riga e compasso. L’uso di quest’ultimo si vede bene per la presenza di piccoli fori, tra cui quello sull’ombelico, utilizzato per tracciare il cerchio attorno alla figura umana.

 

Rosalba Carriera, Ritratto di bambina con ciambella, 1730 circa, pastello su carta
Rosalba Carriera, Ritratto di bambina con ciambella, 1730 circa, pastello su carta
Opere delicate

Un volto raffigurato di fronte, uno sguardo intenso e penetrante caratterizzano l’immagine. Non una bellezza idealizzata ma un uomo maturo. La tendenza al vero è costante nella produzione grafica dell’artista, la troviamo in molti altri disegni.

Leonardo traduce in una forma perfetta l’idea vitruviana dell’uomo iscritto nel cerchio e nel quadrato. Una sola testa, un solo volto, un solo tronco, ma quattro gambe e quattro braccia in atteggiamenti diversi. Un’immagine che suggerisce il movimento dovuto al mutare della postura. Una sorta di immagine mentale, una proiezione astratta di un concetto geometrico, matematico e anche filosofico. Due sono i centri individuati dal maestro di Vinci per le figure nel cerchio e nel quadrato: l’ombelico per il cosmo e l’osso pubico per il mondo terreno.

Il nuovo Spazio Multimediale permette al pubblico di vedere opere delicate che non possono essere mostrate per motivi conservativi. Come il Ritratto di bambina con ciambella, un’opera della pittrice veneziana Rosalba Carriera, creato intorno al 1730 con la tecnica del pastello su carta. Il dipinto, che raffigura una giovane ragazza con in mano una ciambella, è conosciuto per la sua leggerezza e la delicatezza dei colori, caratteristiche tipiche dello stile di Carriera, maestra nell’uso del pastello. Tecnica che le permette di rendere in modo quasi palpabile la delicatezza degli incarnati, la levità delle trine, la finezza delle vesti. Lo stesso Spazio Multimediale permette inoltre di scoprire un’altra opera del museo, L’ Allegoria della Prudenza o della Vanità, 1485 -1488 ca., di Giovanni Bellini.

 

Giovanni Bellini, L’Allegoria della Prudenza o della Vanità, 1485 -1488 ca., Gallerie dell'Accademia, Venezia
Giovanni Bellini, L’Allegoria della Prudenza o della Vanità, 1485 -1488 ca., Gallerie dell’Accademia, Venezia
All’interno del dipinto

L’insieme, con chiari riferimenti alla tradizione classica, sottintende il contrasto tra vizi e virtù, la cui chiave interpretativa risale alla contemporanea cultura umanistica frequentata dall’artista. Il significato delle diverse scene, nonostante i numerosi sforzi interpretativi compiuti, resta ancora misterioso. La donna nuda, in piedi su un piedistallo, indica con una mano lo specchio che tiene nell’altra mano. Ė stata interpretata come allegoria della Prudenza, una delle quattro virtù cardinali. La raffigurazione del nudo femminile, il primo dipinto da Bellini, è una novità nella produzione dell’artista, noto per la ritrattistica e la produzione sacra. La figura, dal seno piccolo e dai fianchi larghi, è stata spesso accostata alla statua di Eva di Rizzo, originariamente destinata alla facciata dell’Arco Foscari in Palazzo Ducale.

Altro confronto sovente accennato è quello con la figura nuda femminile ritratta da Memling al centro del Trittico della Vanità terrena e della Salvezza divina, conservato al Museo di Belle Arti di Strasburgo. Lo specchio convesso inoltre, sorretto dalla figura femminile, richiama quello presente nel dipinto di Jan Van Eyck con il Ritratto dei coniugi Arnolfini del 1434 (Londra, National Gallery). Tale espediente allarga il campo visivo di chi guarda e rende visibile una parte dello spazio abitato da altre presenze testimoni dell’evento rappresentato. Con questo stratagemma l’osservatore ha la sensazione di trovarsi fisicamente all’interno del dipinto.

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