Un altro colpo di scena scuote la scena artistica della West Coast: la Tanya Bonakdar Gallery annuncia la chiusura del suo spazio californiano, inaugurato nel 2018 e diventato in pochi anni punto di riferimento per mostre di rilievo internazionale. L’ultima parola la dirà la personale di Ben Hyunjin, che si concluderà il 29 agosto.
“Abbiamo preso la decisione di non rinnovare il contratto di affitto che termina a settembre”, spiega la galleria in una nota ufficiale. “Dopo sette anni intensi su Highland Avenue, la scadenza ci offre l’occasione di fermarci e celebrare quanto costruito con il nostro programma espositivo a Los Angeles”.
Dal debutto, la sede californiana ha accolto mostre di artisti come Amalia Pica, Laura Lima e Susan Philipsz, ampliando la presenza della galleria — storicamente radicata a New York — sulla West Coast. La scelta di aprire nel 2018 era stata motivata proprio dal desiderio di molti artisti di avere un punto d’appoggio stabile a Los Angeles, all’epoca in pieno fermento.
La chiusura non arriva però isolata. Negli ultimi due mesi, altre due gallerie di peso hanno abbandonato la città: Blum, storica realtà aperta a Santa Monica nel 1994, ha annunciato lo stop a luglio; pochi giorni fa anche la newyorkese Clearing ha comunicato la chiusura del suo spazio californiano, parlando di “assenza di una strada percorribile per il futuro”.
Il fenomeno solleva interrogativi sul presente e il futuro di Los Angeles come polo globale dell’arte contemporanea. Negli anni scorsi la città aveva attratto grandi nomi come David Zwirner, Michael Werner e Lisson, diventando terreno fertile per nuove avventure espositive. Oggi, invece, le recenti chiusure sembrano segnare un cambio di passo…
