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Percorsi dall’Informale all’astratto. Carlo Nangeroni a Palazzo Sarcinelli di Conegliano

Carlo Nangeroni, Senza titolo, 1960 Carlo Nangeroni, Senza titolo, 1960
Carlo Nangeroni, Senza titolo, 1960
Carlo Nangeroni, Senza titolo, 1960
Una cinquantina di opere raccontano il percorso creativo di Nangeroni fra New York, dove nasce nel 1922, e Milano

Carlo Nangeroni è un artista particolare che merita di essere portato alla conoscenza di un pubblico non limitato agli addetti ai lavori. L’occasione la fornisce la mostra di Palazzo Sarcinelli, “Percorsi”, organizzata fino al 5 ottobre dalla Galleria Oltrearte con l’intervento critico di Luca Pietro Nicoletti. Una cinquantina di opere che testimoniano l’itinerario dell’autore. A partire dalla gestualità informale, poche strisciate di colore intense e brillanti giustapponendo le pennellate.

Come in “Senza titolo” del 1960, che risale al 1959 quando Nangeroni lascia New York dove nasce nel 1922, per trasferirsi a Milano fino al termine della propria vita nel 2018. E qui che riesce ad esprimersi articolando un linguaggio che si concretizza nell’astrazione geometrica. Un percorso lineare e coerente che ha il suo focus nella ripetizione, compositiva e cromatica, di un modulo e nella sua costante reinvenzione. Come nel caso del cerchio.

 

Carlo Nangeroni, Percorsi, 1967
Carlo Nangeroni, Percorsi, 1967
Il ritmo. Il cerchio

C’è una sorta di marchio sempre presente nei lavori di Nangeroni anche dopo aver abbandonato la breve stagione informale: un procedere creativo che esclude correzioni e pentimenti. Un modo di agire allora, che si innesta sia nella scrittura gestuale, rapida e priva di ripensamenti, sia nei ritmi tranquilli della pittura geometrica. Le “Serie elementi scorrevoli”, le “Interferenze”, così come gli “Elementi in movimento”, alcuni esempi sono presenti in mostra, possono richiamare una pittura minimale ma aperta alla variazione, alla creazione, come sviluppo di temi che si accostano a quelli musicali.

Non a caso Nangeroni titola un acrilico su tela del 1973, “Ritmato”: cerchi opachi, liberi o imbrigliati in percorsi colorati sembrano pullulare in un fondo grigio. Interrotti ad intermittenza da brevi segmenti neri in verticale che interrompono l’automatismo percettivo. Una sorta di invito a ripensare ciò che si sta osservando. Lo stesso procedimento lo si riscontra, rinnovato, nei Movimenti contrari.

 

Carlo Nangeroni, Movimenti contrari
Carlo Nangeroni, Movimenti contrari
L’atto del dipingere

L’elemento circolare, a cui arriva partendo da pennellate arcuate, è stato adoperato come un modulo ripetuto in forme e sequenze sempre diverse. Bisogna arrivare agli anni Duemila per registrare un ulteriore mutamento. Ancora cerchi opachi e/o brillanti ma inseriti in schemi più movimentati. Come a suggerire un processo di disgregazione dell’insieme. Si veda in tal senso “Carnevale” del 2008. I bianchi i gialli i rossi i neri dei cerchi in movimento sembrano cozzare gli uni contro gli altri.

Sono quadri rigorosamente sorvegliati. Così compatti e coesi da non lasciar trasparire il processo creativo che li ha determinati. Senza mai un colore fuori posto. Ad escludere quasi la presenza della mano. Come se l’opera si fosse materializzata nella sua totalità. Del tutto realizzata in un istante, senza mai un’imperfezione. A dominare è l’atto stesso del dipingere. Un’autentica dimostrazione di creatività.

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