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Extra Ordinario: il futuro della pittura si costruisce a Marghera

Extra Ordinario workshop, Padiglione Antares, 2025, photo credit Arsenalia
Extra Ordinario workshop, Padiglione Antares, 2025, photo credit Arsenalia
C’è qualcosa di profondamente vitale nel vedere un gruppo di giovani artisti sporcarsi le mani, respirare la stessa aria, litigare su un blu oltremare o su quanto bianco titanio usare per una luce. Succede a Marghera, nel Padiglione Antares, un ex spazio industriale diventato officina del pensiero visivo grazie alla sesta edizione di “Extra Ordinario”, il workshop dell’Atelier F dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, curato quest’anno solo da Carlo Di Raco e Martino Scavezzon (nelle passate edizioni c’erano anche Daniele Capra e Nico Covrè per la cronaca).

Da fuori sembra un capannone. Dentro, invece, accade ciò che raramente si vede in Italia: una scuola che non si limita a “insegnare arte”, ma che fa arte mentre la pensa. E la pensa mentre la vive. Negli anni, Di Raco e Scavezzon hanno costruito una comunità, non un corso. Un luogo in cui il gesto pittorico non è esercizio ma linguaggio quotidiano, dove l’errore è accolto come un dono e l’incompiuto è una forma di sincerità.

L’Atelier F è la risposta concreta a un sistema dell’arte che spesso predica libertà ma insegna obbedienza. Di Extra Ordinario penso di averne viste tutte le edizioni ed è, per sua natura, un manifesto: un progetto nato nel 2020, in pieno lockdown, quando cento studenti decisero di riappropriarsi del proprio fare, trasformando la paura in un’azione collettiva. È da quella scintilla che oggi continua a bruciare un fuoco di necessità. Camminando tra le opere, si percepisce un ritmo alternato: pittura figurativa e astrazione convivono come due voci che si cercano, si sfidano, si amano. È la generazione del ricambio come la chiamano i due docenti quella che non chiede il permesso per entrare nel sistema dell’arte, ma bussa con il pennello sul muro finché il muro cede.

Extra Ordinario workshop, Padiglione Antares, 2025, photo credit Arsenalia

E sì, è tutto molto veneziano: l’acqua, la nebbia, la luce che filtra da finestre troppo alte, i colori che sembrano sciogliersi in aria. Ma c’è anche qualcosa di universale: l’idea che l’arte sia un modo di pensare con le mani, e che le mani — soprattutto quelle giovani — abbiano ancora molto da dire. Extra Ordinario non è solo una mostra, ma una dichiarazione di metodo. È il tentativo di rispondere a una domanda urgente: come si insegna oggi a fare arte senza sterilizzarne la forza? La risposta è tutta nel suono che riempie il Padiglione Antares: il rumore dei pennelli che battono, dei martelli che fissano, delle voci che discutono.

Extra Ordinario workshop, Padiglione Antares, 2025, photo credit Arsenalia

Ecco il futuro dell’arte, signore e signori: non in una fiera, non in un white cube, ma in un laboratorio a Marghera, dove l’ordinario si fa extra solo perché qualcuno ha deciso di provarci, di credere ancora nella pittura come forma di pensiero.
Fino al 24 ottobre, potete entrare in questo spazio e vedere cosa accade quando la passione incontra la pedagogia, e la pedagogia si trasforma in gesto. Portate rispetto: qui si costruisce qualcosa di raro una comunità che crede ancora che l’arte possa cambiare le persone, e non il contrario.

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