
Nato a Roma nel 1932, Forattini, 92 anni, è stato considerato per decenni la matita satirica più tagliente del Paese
“Perdiamo un grande artista di genere che ha dedicato il suo talento di disegnatore alla satira”. Queste le prime parole del Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, alla notizia della scomparsa di Giorgio Forattini. “Attraversando la storia italiana, dalla prima alla seconda Repubblica, con eccelsa qualità intellettuale, Forattini ha saputo inventare stereotipi efficaci e in grado di far riflettere, da raffinato interprete delle dinamiche politiche“. Forattini, 92 anni, negli ultimi anni si era ritirato dalla scena mediatica. Ma le sue tavole rimangono nell’immaginario collettivo come uno specchio, deformante ma lucidissimo, di oltre quarant’anni di storia politica italiana.
Nato a Roma nel 1932, Forattini si avvicinò al mondo dell’illustrazione dopo esperienze lavorative nel settore pubblicitario. L’esordio come vignettista avvenne negli anni Sessanta, ma fu con la collaborazione a La Repubblica, a partire dalla fine degli anni Settanta, che la sua firma divenne popolare su scala nazionale. Nel corso della carriera lavorò anche per La Stampa, L’Espresso e Il Giornale, mantenendo sempre un tratto graffiante e politicamente trasversale, pronto a colpire figure di ogni schieramento.
Considerato per decenni la matita satirica più tagliente del Paese, Forattini ha raccontato la politica italiana dagli anni Settanta in poi con uno sguardo ironico, provocatorio e spesso divisivo, capace però di rendere immediatamente riconoscibili figure e dinamiche del potere. Famoso per l’uso di allegorie e caricature spietate, considerava la satira come un esercizio di libertà, spesso difeso anche in tribunale. Diverse sue vignette furono al centro di controversie pubbliche e querele, che contribuivano a ribadire la sua indipendenza e la forza polemica della sua matita.














