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Momenti dell’esistere. Jeff Wall a Torino

Jeff Wall, Morning Cleaning, Mies van der Rohe Foundation, Barcelona, 1999, transparency in light box, 187 x 351 cm, Courtesy of the Artist Jeff Wall, Morning Cleaning, Mies van der Rohe Foundation, Barcelona, 1999, transparency in light box, 187 x 351 cm, Courtesy of the Artist
Jeff Wall, Morning Cleaning, Mies van der Rohe Foundation, Barcelona, 1999, transparency in light box, 187 x 351 cm, Courtesy of the Artist
Jeff Wall, Morning Cleaning, Mies van der Rohe Foundation, Barcelona, 1999, transparency in light box, 187 x 351 cm, Courtesy of the Artist
Il Museo dell’immagine e della fotografia delle Gallerie d’Italia presenta opere di Wall dalla fine degli anni ’80 fino alle ultime del 2023

Fotografare: il termine che nasce circa a metà Ottocento da due antiche parole greche (phós-photós, luce, e grápho, scrivo, disegno) significa letteralmente “scrivere, disegnare con la luce”. All’epoca, alcuni artisti hanno espresso un giudizio negativo nei confronti della nuova tecnica sostenendo che la fotografia è frutto del fenomeno fisico della luce e non dell’azione del fotografo, per cui mancherebbe la creatività di chi la esegue. Preconcetto ampiamente superato e contraddetto dai più semplici scatti fino agli affascinanti, poetici e insieme misteriosi risultati di fotografi che hanno colto e fissato splendidi e vibranti momenti dell’esistere in tutte le sue diverse sfaccettature.

Tutto ciò vale a maggior ragione per Jeff Wall, estroso, creativo e autorevole fotografo e artista canadese le cui tecniche ed esplorazioni a largo spettro sull’oggi tra guerra, natura, genere, razza, classe… non possono lasciare indifferenti come raccontato dalla seducente mostra Jeff Wall Photographs. 27 opere illustrano il suo iter creativo fino al 1° febbraio 2026 a Torino nel dinamico Museo dell’immagine e della fotografia, ultimo “rampollo” di una nobile “progenie” di poli espositivi (Vicenza, Napoli, Milano e Torino) con cui Gallerie d’Italia (braccio culturale di Banca Intesa Sanpaolo) ha arricchito il suo potenziale culturale (un vero patrimonio per l’umanità) nell’elegante Piazza San Carlo al 156.

 

Jeff Wall, Informant, An occurrence not described in chapter 6, part 3, of Últimas tardes con Teresa by Juan Marsé, 2023, Inkjet print, 136.3 x 141 cm, Courtesy of the Artist
Jeff Wall, Informant, An occurrence not described in chapter 6, part 3, of Últimas tardes con Teresa by Juan Marsé, 2023, Inkjet print, 136.3 x 141 cm, Courtesy of the Artist
Quotidianità

Qui, nel settecentesco Palazzo Turinetti (sede legale e storica dal 1963 della Banca) – grazie al progetto architettonico di Michele De Lucchi – nel 2022 sono stati aperti al pubblico spazi sotterranei (prima custodi di tesori materiali) trasformati in ultramoderni 10.000 metri quadri su cinque piani (tre ipogei) dedicati alla fotografia, strumento fondamentale per conoscere e comprendere il passato e la contemporaneità con le sue contraddizioni, entrambi necessari per un futuro più consapevole. Per realizzare al meglio quanto progettato oltre al ricco tesoro delle collezioni, a ricerche commissionate dalla banca per focalizzare tematiche attuali e a qualificate e ricche esposizioni, sono programmate numerose e continue attività didattiche con occhio attento anche verso i giovani.

Rispondente alle suddette finalità è la personale di Jeff Wall, nato a Vancouver il 29 settembre 1946, che vive e lavora da una quarantina di anni nella sua città natale mentre sue opere esposte più volte in retrospettive nei più prestigiosi musei e collezioni mondiali ora ne fanno parte integrante. Dopo avere studiato storia dell’arte, Wall da giovane dipinge e disegna e poi esplora il mondo della fotografia. Vivendo in uno stato di continua ricerca, spesso esce volutamente senza la macchina fotografica, molto attento a particolari che lo colpiscono e che potrebbe riutilizzare (come per alcuni letterati gli appunti scritti), ricostruendo in studio attraverso un processo “cinematografico” eventi cui ha assistito.

 

Jeff Wall. Photographs, Gallerie d’Italia, Torino
Jeff Wall. Photographs, Gallerie d’Italia, Torino

L’idea per una fotografia può derivargli da qualsiasi parte: quotidianità, letteratura, luoghi, opere d’arte (di Hokusai, Delacroix, Manet…), cinema (come il neorealismo italiano), qualsiasi dettaglio all’apparenza insignificante… Dagli anni ’70 pone in evidenza analogie tra fotografia, pittura e cinema. È stato docente di arte per cinque lustri nelle università canadesi e ha pubblicato libri in differenti lingue.

Tableau fotografici

La mostra torinese – curata da David Company (scrittore, critico d’arte e direttore creativo dell’International Center of Photography di New York) che lavora da circa vent’anni con Wall – presenta opere dell’artista dalla fine degli anni ’80 fino alle ultime del 2023. Testimoni delle diverse fasi della sua lunga carriera sono fotografie in bianco e nero, a colori, in più parti e retroilluminate (in genere di grande formato, tipiche della pubblicità in esterna) con enormi light box (“scatola luce” fotografica portatile). I suoi lavori non sono reportage con scatti che catturano eventi reali, ma “quadri” del tutto particolari, spettacolari tableau fotografici ricostruititi con tempi lunghi, pazienza certosina e l’ausilio di varie tecnologie, comprese quelle digitali, creando fotografie che parlano del mondo contemporaneo con il pathos e la magnificenza degli antichi dipinti.

 

Jeff Wall. Photographs, Gallerie d’Italia, Torino
Jeff Wall. Photographs, Gallerie d’Italia, Torino

Le sue fotografie sul quotidiano contemporaneo e le sue sfaccettate tematiche creano illusioni ed emozioni tra il familiare e l’inquietante. Intriganti e misteriose oltreché conturbanti le “opere in più parti” – di questa tipologia finora circa diciotto nella produzione di Wall – come all’incipit della mostra torinese I Giardini/The Gardens (2017). L’opera più grande (tre pannelli di 250 x 380 cm.) dell’artista realizzata a Moncalieri (To) presso Villa Silvio Pellico. Ritrae due giardini (uno all’inglese di inizio ‘800 e l’altro più formale degli anni ’50) con protagonisti due servitori e due aristocratici interpretati dalle medesime persone.

L’opera va letta da sinistra a destra, ma le immagini successive non chiariscono le precedenti. Non c’è una storia con un incipit e una fine, osservandola a fondo, si colgono varie espressioni e sentimenti spezzati che indicano problemi di una società in fieri. Ma ognuno può darne una sua lettura… un intrigante enigma dalle molteplici interpretazioni.

 

Jeff Wall. Photographs, Gallerie d’Italia, Torino
Jeff Wall. Photographs, Gallerie d’Italia, Torino
Il pensatore

Wall si è anche posto il problema del ruolo e destino dei monumenti pubblici. E tra le più singolari riflessioni c’è la fotografia a colori The Thinker (Il pensatore 1986). Un uomo dagli stivali consunti, la giacca spiegazzata, una spada conficcata nella schiena e lo guardo sulla città siede su un tronco d’albero. Un antimonumento che ricorda l’omonima celebre statua (1904) di Rodin (nel museo a lui dedicato a Parigi), ma il Nostro si riferisce alla Colonna dei contadini (1525) di Dürer. Progetto inciso su legno per un memoriale della Guerra dei contadini nella Germania del ‘500 con in cima alla colonna un uomo seduto con una spada piantata nella schiena, simbolo del fallimento della rivolta. Su cosa pondera Il pensatore attuale di Wall?

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