
La 71.ma edizione della BRAFA Art Fair, in programma dal 25 gennaio al 1° febbraio 2026 al Brussels Expo, si conferma come un punto di riferimento unico dove la storia dell’arte dialoga con le tendenze contemporanee, sotto il segno dell’eclettismo e di un’accessibilità democratica. Abbiamo raccolto la dichiarazioni del portavoce, l’antiquario Tobias Desmet, durante la presentazione della manifestazione, a Milano
“BRAFA è una delle poche grandi manifestazioni d’arte organizzata da antiquari per il pubblico, non solo per i loro clienti e il focus è valorizzare la figura dell’esperto che lavora a supporto dei collezionisti, piccoli e grandi, a differenza del meccanismo delle aste che può snaturare un po’ il rapporto con l’opera”: Tobias Desmet è antiquario di seconda generazione, belga, e dentro la fiera di Bruxelles praticamente ci è cresciuto per cui, le idee intorno a questo settore del mercato, sono chiarissime. Con 147 gallerie da 18 Paesi, BRAFA costruisce il suo successo su un’offerta stratificata. “Il range di valori va da poche migliaia di euro fino a milioni. È molto accessibile, a differenza di altre grandi fiere. Abbiamo la mentalità di offrire un eclettismo non solo di oggetti, ma anche di prezzi, senza mai perdere l’occhio lo standard. Il vetting dei nostri esperti, infatti garantisce questo livello: non è che qualcosa che vale 2.000 euro non sia di qualità”. continua Desmet, anticipando quelli che saranno un po’ di highlights della fiera, e i sempreverdi cavalli di battaglia, come i fiamminghi. E d’altronde, siamo pur sempre in Belgio.

Il mercato e le tendenze: il simbolismo e la correzione dei valori
“I quadri fiamminghi sono sempre importanti quando si guarda dal Belgio al mercato internazionale“, viene sottolineato. Oggi, tuttavia, si assiste a un fenomeno interessante: “Penso che l’arte simbolista sia un super trend, non per una questione di moda, ma perché è stata sempre stata sottovalutata. Quella che vediamo è una correzione del mercato“. E questa attenzione si riflette nelle scelte espositive, come la selezione di cinque capolavori per continente, un modo per simboleggiare la varietà e l’eclettismo della proposta di BRAFA. Un esempio concreto è l’attenzione dedicata al design brasiliano, settore in forte espansione e rappresentato quest’anno da numerosi nuovi espositori. “C’è un revival degli anni ’80 incredibile”, commenta Desmet. E infatti un’icona di quel periodo presentata in fiera è Keith Haring, che arriva con la prima volta a BRAFA della galleria newyorchese Martos: non un caso, visto alla fine degli anni ’80 Haring dipinse murales, partecipò a mostre e trascorse la sua estate in Belgio, specialmente a Knokke, e nei Paesi Bassi. La scelta del design brasiliano, invece, è anche una ulteriore apertura di orizzonti: “Il design apre le porte, è più trasversale. È una forma d’arte, ma anche di lifestyle, più accessibile e con un connotato utilitario. È un “apriporta” verso altri pubblici“.

Il successo di BRAFA: accessibilità, internazionalità e mentalità collezionistica
Il successo duraturo della fiera si spiega con diversi fattori: in primis, anche, la posizione di Bruxelles è strategica: “Siamo vicini a Parigi, a un’ora e un quarto in treno, Londra a due ore. Il pubblico è molto internazionale“. Ma è la filosofia stessa a fare la differenza rispetto ad altre fiere elitarie. “La fiera di Maastricht è fantastica, ma lì servono milioni. BRAFA non è così, ha tanti clienti, è più democratica“. Dulcis in fundo, c’è la rimarcare la solida cultura collezionistica belga: “È un paese piccolo, ma con una concentrazione di collezioni importanti molto alta. I belgi sono collezionisti per caratteristica“. Questo, unito a un approccio prudente e al calcolo del rischio che fa parte della mentalità locale, crea un terreno fertile: “Il Belgio non va ad ondate, ma piuttosto attraversa un cammino prudente, che però mantiene una certa sicurezza anche per gli affari: ogni anno i collezionisti vengono a BRAFA perché oltre ad avere immobili e azioni, sanno che l’arte è importante non solo per vivere meglio, ma anche come investimento“.

Insomma, in un contesto globale dove il mondo dell’arte contemporanea è diventato un po’ più difficile, anche rispetto all’esplosione eccessiva che Bruxelles ha vissuto negli ultimi anni in fatto di artisti “expat” che avevano scelto il Belgio come base, BRAFA rappresenta un modello resiliente. È l’incontro tra la profondità della storia, custodita dagli antiquari di prima e seconda generazione, proprio come Desmet, e l’energia delle nuove tendenze, che abbracciano il Sudamerica e le ricerche contemporanee, all’insegna di una passione per l’oggetto che diventa sia culturale che vitale. Appuntamento al 25 gennaio.














