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Magnificent Obsessions alla Barbican di Londra. The Artist as Collector

Quando l’artista è anche un ossessivo collezionista

Damien Hirst
Damien Hirst, ossessionato collezionista

Francobolli, schede telefoniche, cherubini in ceramica, monete straniere, locandine cinematografiche. E la lista di oggetti da collezionare potrebbe andare avanti all’infinito. In fondo, chi non ha mai collezionato qualcosa durante la propria vita, in gioventù o come passatempo da adulti? Non c’è da vergognarsi, nonostante a primo acchito possa sembrare un hobby strampalato. Già, perché il collezionismo è una passione che ha accomunato, e continua ancora, diverse personalità famose dell’arte e della cultura contemporanea, che hanno avuto ispirazione e conforto dalle loro personalissime rassegne.

Magnificent Obsessions: The Artist as Collector è un’innovativa esposizione in scena alla Barbican Gallery di Londra, che mette al centro l’artista, non in quanto tale, ma in quanto essere umano che coltiva una passione particolare e, talvolta, in maniera ossessiva. Il collezionismo è, difatti, l’interesse che avvicina i 14 artisti internazionali della mostra, osservati dal visitatore non attraverso le loro opere, ma tramite il loro personale feticismo, che svela aspetti umani e buffi di personalità divinizzate dalle loro opere e dai media.

Hanne Darbouen - The Tower room, Hamburg
Hanne Darbouen – The Tower room, Hamburg

Tra questi 14 protagonisti si possono riconoscere le diverse tipologie di collezionista e il rapporto con la loro intima passione. Per primi, il fotografo giapponese Hiroshi Sugimoto (1948) insieme all’artista inglese Damien Hirst (1965), componente negli anni ’90 della compagnia Young British Artists, vivono le loro collezioni come un modo per fermare il tempo, come strumento per evidenziare l’immensa forza della natura, della vita e della morte. Entrambi cultori dell’anatomia moderna e antica, collezionano fossili risalenti a milioni di anni fa, come simboli di imperturbabilità e immutabilità; ma se per il primo è predominante la sensazione di eternità, per Hirst è la morte a emergere sulla vita. Questa visione è macabramente resa dalle numerose specie animali imbalsamate, come un leone e diversi uccelli, e dai molti resti animali ben conservati, quali gli scheletri di primati e corazze di tartarughe giganti.

Il tempo, tuttavia, non solo si può fermare, ma si può anche raccontare. E’ in questa chiave che lavorano, invece, le collezioni del fotogiornalista inglese Martin Perr (1952) e dell’artista britannico di ceramiche Edmund De Waal (1964). La collezione di cartoline e fotografie di Perr spiega, infatti, il cambiamento subito dalla società a partire dalla Seconda Guerra Mondiale: fino agli anni Sessanta, difatti, le cartoline in bianco e nero parlavano poco e spesso melanconicamente. Dagli anni ’70 in poi, invece, sia per l’avvento della stampa a colori e sia per le nuove ideologie rivoluzionarie, la personale rassegna di Perr racconta invece di un turismo inizialmente interessato e improntato al diverso, ma che mano a mano sta sempre più diventando indifferente e manipolato dalla tecnologia, come mostrano i recenti scatti del fotografo a Venezia, in Perù e a Parigi. Tutt’altro ambito, invece, quello attorno a cui ruota il concetto di tempo per De Waal; l’artista inglese possiede, infatti, una collezione di centinaia di netsuke giapponesi, simil statuette raffiguranti animali, uomini e divinità spirituali. Per De Wall, rappresentano secoli di storia del Giappone, paese a lui sempre caro, oltre ad essere passate tra le mani di cinque generazioni della sua famiglia.

Skulls on display in Hirst's home
Skulls on display in Hirst’s home

L’attaccamento alla famiglia, ai ricordi, alle sensazioni passate, sono concetti a cui più si aggrappano le collezioni di altri quattro artisti internazionali: Andy Warhol (1928-87), Hanne Darbouen (1941-2009), Howard Hodgkin (1932) e Martin Wong (1946-1999). Tutti appassionati di cianfrusaglie inutili e di thriftshops, ovvero i negozi dell’usato, rappresentano il collezionista caotico e accumulatore, per il quale è più importante il ricordo legato ad un oggetto rispetto alla sua reale funzione. Il padre della Pop Art, Andy Warhol, ha sempre avuto una propensione verso il collezionismo ossessivo, non riuscendo a staccarsi dai suoi ricordi d’infanzia, che occupavano ogni angolo del suo soggiorno; di questa immensa collezione di cianfrusaglie, la Barbican ha selezionato diversi contenitori di biscotti in ceramica dei 175 totali appartenuti a Warhol. Attraversando il salotto ricostruito della Darbouen, si ha invece la sensazione di essere finiti al mercato dell’antiquariato di Portobello; animali impagliati, una lampada a forma di cobra, un cavallo di Troia grandezza naturale, un cherubino in legno che suona il flauto, un flipper anni Sessanta, una statua di Pinocchio, tazze e candelabri; una sorta di mercatino delle pulci della vita della Darbouen, che non ha mai avuto la forza di disfarsene.

Warhol's dining room, Manhattan, 1987
Warhol’s dining room, Manhattan, 1987

La vera follia, però, arriva solo ora: sono infatti ben quattromila i pezzi che compongono la collezione dell’artista cinese Martin Wong che, insieme alla madre, Florence Fie Wong, ha accumulato durante tutta la vita souvenir, statuette, maschere, poster e paccottiglie varie da tutto il mondo; dopo la sua morte, l’artista Danh Vo (1975) si è occupato dell’immensa eredità lasciata da Wong, raggruppando tutte le cianfrusaglie come in uno spazio museale (IMMUR2, 2013). Maggiormente legata alle sensazioni del passato più che alla materialità dei ricordi è la rassegna del pittore londinese Howard Hodgking, che, prendendo spunto dalla sua passione per l’India, i suoi colori e i suoi profumi, non solo colleziona dipinti indiani risalenti fino al XVI secolo (RaoBhaoSinghriding an elephant, Rajasthani, 1675 circa), ma dipinge lui stesso opere che gli rievocano le medesime emozioni (In the studio of Jamini Roy, 1976-79).

Sugimoto, occhi in vetro, lenti
Sugimoto, occhi in vetro, lenti

Le collezioni possono essere dunque, fra l’altro, anche fonte d’ispirazione, come è stato per l’artista concettuale e minimalista statunitense Sol LeWitt (1928-2007), che ha raccolto dipinti orientali, spartiti di Steve Reich (1936) e opere di suoi contemporanei, come Eva Hesse e Dan Flavin; la sua collezione, ha ammesso LeWitt stesso, è nata con il desiderio di comunicare con gli altri artisti, di spronarli e di condividerne le sensazioni nell’atto della composizione e nel momento di conclusione di un’opera. Anche la collezione di LP e riviste vintage è stata stimolante per Dr Lakra (1972), tatuatore e artista messicano che ha trovato nelle sue rassegne la musa ispiratrice per i suoi lavori su carta e su pelle, come gli Scrapbooks, in cui si è divertito a tatuare le immagini di pin-up, poi diventate sue icone-simbolo.

Living room of Arman's apartment, New York
Living room of Arman’s apartment, New York

Anche per l’artista pop inglese, Peter Blake (1932), la passione del collezionismo ha giocato un ruolo attivo nella nascita delle sue creazioni; affascinato dalla personalità di Hodgking, Blake ha iniziato a collezionare fin da giovanissimo statuette di elefanti, una raccolta che ancora oggi continua ad allargarsi e ad essere fonte di ispirazione per le sue opere, insieme al resto della massiccia collezione. Quella di Blake è, con molte probabilità, la serie più varia e macabra dell’esposizione: statuette, arte folk, orologi kitsch, porta fortuna orientali, targhe di negozi, burattini, maschere africane, e la collezione Great Stromboli: una serie di animali impagliati, a cui sono stati amputate diverse parti del corpo, assemblate poi su copri di altri animali, come una capra dalle sei zampe e un lemure con busto d’aquila.

DamienHirst, uccelli impagliati
Damien Hirst, uccelli impagliati

Da ultimo, ci sono tre artisti che non hanno invece mai ritenuto di dover separare l’intima passione del collezionismo dalla loro carriera artistica; sono, dunque, protagonisti che reputano le loro collezioni vere e proprie opere d’arte. Parliamo dello statunitense Jim Shaw (1952), dell’americana Pae White (1963) e del francese, naturalizzato americano, Arman Fernandez (1928-2005). Il primo possiede un’ampia collezione di quadri sconosciuti di pittori altrettanto sconosciuti, proprio perché è convinto meritino una parete su cui essere appesi e ammirati, come veri masterpieces. La White e Arman, invece, hanno rivoluzionato il concetto di arte, contrariamente da Shaw; non collezionano quadri, ma oggetti comuni che, sistemati nel giusto modo, vengono interpretati dallo spettatore come opere d’arte in sé e per sé. E’ il caso delle migliaia di foulard, strofinacci e lenzuoli colorati che compongono la collezione in divenire della White, che, una volta appassionatasi all’interior designer, ha capito che l’arte è alla portata di tutti, a prescindere da come e dove venga espressa. Ha lavorato diversamente, invece, Arman che, ispirato dal Nouveau Realism, assemblò la sua vasta collezione di armature giapponesi, pistole europee, maschere e sculture africane, fino ad ottenere un ambiente, quello di casa sua, capace di evocare il concetto di arte a tuttotondo. Emblema di questo progetto, è la collezione di maschere antigas (Home sweet home II, 1960) racchiuse in una teca, proprio come un’opera d’arte che richiama, in silenzio, le sofferenze della Seconda Guerra Mondiale.

Magnificent Obsessions, pur non mettendo in scena opere d’arte vere e proprie, elude quel vetro impalpabile che divide l’uomo-artista dall’uomo-visitatore, che ha quindi l’occasione di conoscere l’artista personalmente e intimamente, riuscendo così a non guardarlo più come un personaggio distante e alienato, ma come un essere umano.

Hanne Darbouen
Hanne Darbouen
Arman, statue africane
Arman, statue africane
Damien Hirst, 2007
Damien Hirst, 2007

INFRMAZIONI UTILI:

Magnificent Obsessions: The Artist as Collector

Barbican Gallery, Londra

12 Febbraio – 25 Maggio 2015

Orari:
Sat-Wed 10am–6pm
Thu-Fri 10am–9pm

Ingressi:

Standard: £12
Concessions: £10
Student rate: £8
13-17 yrs: £8
Young Barbican: £5
Art FUND members: £8
Under 12s: free
Membership Plus: Unlimited free entry + guest
Membership: Unlimited free entry

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  • Che dire…chi si dedica a questo tipo di passatempo non ha obbiettivi di crescita mentale. Ottima analisi con relativa descrizione.

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