Una Venezia industriale e una Venezia moderna: è l’incontro tra queste due Venezie che dà vita a LACUNA/AE, un progetto fotografico di Eleonora Milner curato da Eleonora Milner e Elena Caslini.
LACUNA/AE mira a valorizzare alcune aree poco conosciute di Venezia di grande interesse architettonico. Sono stati chiamati 20 giovani fotografi provenienti da tutta Italia (Andrea Avezzù | Lara Bacchiega | Sergio Camplone | Claudia Corrent | Caterina De Zottis | Marco Del Zotto | Marco Fava | Francesca Gardini | Allegra Martin | Riccardo Muzzi | Luana Rigolli | Francesca Occhi | Mattia Parodi | Sara Polo | Giacomo Pulcinelli | Sara Sagui | Gian Giacomo Stiffoni | Giacomo Streliotto | Federico Vespignani | Claudia Zalla) a documentare ex aree industriali riqualificate in edilizia residenziale dai più grandi architetti italiani del XX secolo.
Tra ‘800 e ‘900 molte aree di Venezia hanno ospitato grandi complessi industriali che con l’arrivo di Porto Marghera e del Petrolchimico (1917) a poco a poco hanno chiuso le loro attività definitivamente a partire dagli anni ‘50. Verso gli anni ’80 sono stati chiamati alcuni grandi architetti a riabilitare le aree rimaste in disuso. Diverse sono state le modalità di intervento, dal riuso degli stabili nella loro forma originaria all’abbattimento; dall’utilizzo di un linguaggio moderno al riuso di alcuni elementi costruttivi tipici dell’architettura tradizionale veneziana.
Pensiamo all’isola della Giudecca, a fine ‘800 era un’area industriale tra le più importanti in città, per il numero di industrie e attività. Oltre al Molino Stucky, simbolo della Venezia industriale, vi erano distillerie, birrerie, industrie tessili, manifatturiere e cantieri navali. Queste zone, una volta abbandonate negli anni ’50 e in disuso per anni, furono oggetto di una serie di interventi che hanno permesso il recupero di vecchie strutture industriali come la fabbrica della birra Dreher ad opera di Giuseppe Gambirasio o la riabilitazione di nuove strutture abitative, come l’area Trevisan ad opera di Gino Valle.
Un’altra espansione di strutture abitative si trova al centro dell’isola, alla Junghans, ex fabbrica di orologi e congegni di precisione, e, durante la seconda guerra mondiale, di spolette. L’area, abbandonata e in disuso dagli anni ’50, è stata riqualificata negli anni ’90 dall’architetto Cino Zucchi, e così anche per il sestiere di Cannaregio, nell’area della Saffa (ex fabbrica di fiammiferi) riqualificata da Vittorio Gregotti negli anni ’90.
Come effettivamente gli abitanti oggi, a distanza di tempo, vivono questi grandi esempi di architettura presenti nel territorio? Sono aree periferiche o realmente integrate nella struttura urbana di Venezia? Le persone e le loro storie sono al centro del nostro interesse: per questo abbiamo avviato interviste e ricerche di testimonianze orali, che ci possano aiutare a comprendere com’erano e come sono oggi le aree prese sotto esame, avviando anche una ricerca di fotografie storiche. La presenza dell’uomo è continua, molti sono i ritratti: l’opera architettonica non è soltanto l’oggetto, ma anche quello che lo circonda, le persone che lo abitano e il modo in cui l’uomo ha cercato di abitare gli spazi.
LACUNA/AE ha da una settimana lanciato la campagna su Kickstarter, la piattaforma web di crowdfunding più importante al mondo. Per visitare il sito
I finanziamenti serviranno a sostenere le spese della mostra e del volume fotografico, che includerà anche tutti i materiali d’archivio utilizzati per la ricerca sul campo. I 20 fotografi vi aiuteranno a scoprire una Venezia del tutto inedita. Una mappatura che intende andare oltre la solita cartolina di Venezia identificata con il Ponte di Rialto, il Canal Grande o Piazza San Marco.
“L’obiettivo è quello di raccontare visivamente questa parte mancante della storia della nostra città” affermano le curatrici.
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Il progetto è supportato dall’Associazione Culturale Lavanderia Young:
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