La mostra “Storie svelate” dell’artista veneto Massimo Porcelli propone negli spazi della Galleria Arte Spazio Tempo di Venezia -fino al prossimo 31 marzo- un’accurata selezione di lavori fotografici appartenenti ad un suo progetto più ampio, Solitaire Papier, intrapreso dall’artista tempo fa e divenuto con gli anni una pratica di vita, oltre che propriamente artistica.
L’ispirazione all’origine di questo viaggio per immagini è legata ad una città specifica, Parigi, dove l’artista -forse guidato da un’indole riservata e solitaria- scopre il fascino e il mistero dell’oggetto abbandonato, ignorato e logorato dal tempo, il manifesto pubblicitario.
Questo elemento di arredo urbano è pensato appositamente per catturare l’attenzione dei passanti con la brillantezza dei colori e la potenza di figure ammalianti, tuttavia si tratta di un oggetto effimero, destinato ad avere vita breve nel proliferare incessante di immagini che ci propone la società contemporanea.
Ed è proprio qui che entra in scena la sensibilità dell’artista, che si sofferma su ciò che dagli altri verrebbe ignorato, su quello che resta di un vecchio manifesto, scolorito e ridotto a brandelli dal tempo, sulle immagini nascoste dietro strati e strati di nuove immagini, sulle storie celate e ormai dimenticate, divenendo così un menestrello contemporaneo che racconta, attraverso i suoi scatti, frammenti silenziosi di passato.
Il diario di viaggio di Massimo tocca diverse città italiane e non, tra cui primeggiano sicuramente Parigi e Venezia, due tappe direi fondamentali per questo progetto. La città francese, infatti, rappresenta l’input dell’intero percorso, mentre Venezia, oltre ad essere protagonista di alcuni scatti, è anche palcoscenico prescelto per presentare pubblicamente il risultato di un lungo e attento work in progress.
Osservando le singole fotografie, ciascuno può provare ad indovinare le città in cui sono state scattate, gli eventi e le figure rappresentate, perdendosi in un gioco in cui la memoria lascia talvolta lo spazio alla libera interpretazione, alla più pura immaginazione. In alcune fotografie è preponderante l’aspetto logorante del tempo, le immagini e i colori sono quasi inesistenti e sembrano lottare contro questa forza dirompente e distruttiva.
Talvolta, ritroviamo volti delicati, che sembrano emergere dall’acqua in un’atmosfera evanescente e quasi surreale; talaltra, le immagini sembrano come divorate dal supporto originario, ed ecco che allora un pezzo di muro scrostato o una lastra di ferro arrugginita diventano anch’essi parte di un unico patchwork.
In altri scatti, però, sono ulteriori aspetti a prevalere, come un gusto ludico/pop, in cui si possono riconoscere personaggi usciti da cartoon e fumetti, nonché chiari riferimenti alla scena artistica pop degli anni ‘50, oppure un sentore più glamour, che ci rimanda immediatamente alle immagini delle riviste di moda.
In ogni caso, qualunque sia il soggetto immortalato e l’atmosfera evocata, c’è un fil rouge che tiene insieme questa ampia narrazione visiva e sto parlando della capacità dell’artista di prestare attenzione alle cose -soprattutto a quelle che possono apparire più insignificanti- di trovare il coraggio di fermarsi, di non lasciarsi ammaliare dal luccichio delle immagini patinate, della sua capacità di scegliere consapevolmente cosa val la pena guardare.
L’obiettivo di Massimo scava in profondità, va dove l’occhio distratto non riesce ad arrivare, sbircia attraverso le sovrapposizioni celate dal tempo, riportando alla luce frammenti di storie stratificate, che trovano, in questo modo, rinnovate possibilità di vita.
Informazioni utili
Storie svelate
Mostra Fotografica di Massimo Porcelli a cura di Martina Campese
Arte Spazio Tempo, Campo del Ghetto Nuovo, Venezia
Dal 17 febbraio al 31 marzo 2018