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Arte e regime. Cuba vieta per legge le attività culturali indipendenti

Cuba

CubaIl decreto 349 mira a fornire alle autorità il controllo totale sulla produzione artistica: mettendo fuorilegge i luoghi che a Cuba ospitano eventi non preventivamente approvati dal ministero della cultura

Nei giorni scorsi vi informavamo sulle antistoriche a tutto sommato comiche posizioni assunte dal governo iperconservatore ungherese nei confronti della mostra di Frida Kahlo in corso a Budapest, con l’artista accusata di essere portatrice di pericolosissime istanze “comuniste”. Diatriba che fortunatamente si è esaurita sul piano dialettico e tutt’al più comunicativo, e che anzi si è trasformata in una inopinata pubblicità per l’esposizione, che arriva a richiamare fino a 3mila visitatori al giorno. Ci sono tuttavia realtà sul piano globale in cui la ricerca del controllo politico sulle idee si traduce in atti concreti: che ostacolano quotidianamente l’attività di creativi e pensatori, ammantando di aura dirigista qualcosa che cresce solo nella libertà come l’arte. È il caso – non nuovo, anche se gli accadimenti più recenti portavano a sperare che l’aria fosse cambiata – di Cuba, dove artisti e intellettuali si trovano a dover combattere contro un nuovo decreto che criminalizza tutte le attività culturali indipendenti sull’isola. Il nuovo presidente/premier Miguel Díaz-Canel Bermúdez, in carica da aprile 2018, non manca nei suoi curricula di vantare di esser stato lui a lanciare il movimento rock a Cuba con la creazione del centro di El Mehunche, e di aver sostenuto con forza i diritti della comunità LGBT. Eppure il mese scorso il suo governo ha varato il decreto 349 che mira a fornire alle autorità il controllo totale sulla produzione artistica: mettendo in crisi musicisti, artisti e scrittori e mettendo fuorilegge i luoghi che ospitano eventi non preventivamente approvati dal ministero della cultura.

Tania Bruguera

Ed i primi atti repressivi non sono tardati ad arrivare, visto che il decreto prevede che le violazioni prevedono multe, sequestri e nei casi più “gravi” la prigione. Le cronache raccontano che dopo l’annuncio del decreto diversi artisti hanno organizzato proteste, ed un gruppo di creativi ha pagato con l’arresto le prime proteste messe in atto a fine luglio davanti al Campidoglio a L’Avana. Artforum riporta la testimonianza dell’artista Coco Fusco secondo la quale Nuñez Lleyva e Otero Alcantara sono stati imprigionati l’11 agosto mentre ospitavano il provocatorio concerto “Without permission of the 349”, nel corso del quale diversi musicisti hanno riportato ferite mentre la polizia tentava di interrompere lo spettacolo. Non ha mancato di unirsi alle proteste Tania Bruguera, la “campionessa” delle schermaglie con quello che pare proporsi ancora come un regime, già più volte coinvolta in episodi di rivendicazione della libertà dell’artista anche con precedenti lìder: la quale ha firmato una lettera aperta in cui espone le preoccupazioni per il decreto, firmata assieme alla stessa Fusco, a Laritza Diversent, a capo dell’organizzazione per i diritti umani Cubalex, al curatore Yanelys Nuñez e all’artista Enrique Risco. “Condividiamo l’interesse a creare le condizioni per lo sviluppo di una dinamica cultura cubana”, vi si legge tra l’altro, “ma crediamo che il Decreto 349 non presenti una solida visione del futuro per la cultura cubana. La nuova legge limita la creatività del popolo cubano e criminalizza l’arte prodotta in modo indipendente, limitando la capacità di determinare chi può essere artista agli occhi dello Stato“.

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