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Caravaggio incontra Rembrandt. I maestri della luce in dialogo alla Pinacoteca di Brera

Rembrandt, Cena dei pellegrini di Emmaus, 1629.
Rembrandt, Cena dei pellegrini di Emmaus, 1629

Milano, Caravaggio incontra Rembrandt. Non è la prima volta che i due maestri dialogano tra loro, ma mai come in questa occasione il confronto si era realizzato sulla stessa iconografia: la Cena in Emmaus. L’evento costituisce l’ottavo appuntamento del calendario dedicato ai dialoghi nell’arte dalla Pinacoteca di Brera, così, dal 5 al 24 febbraio 2019, sarà possibile ammirare i due capolavori uno a fianco all’altro nella sala XXVIII del museo.

Attorno alla Cena in Emmaus. Caravaggio incontra Rembrandt. Sala XXVIII

Attorno alla Cena in Emmaus. Caravaggio incontra Rembrandt sigla lo scambio avvenuto tra Parigi e Milano che fino a pochi giorni fa ha visto l’opera caravaggesca esposta al Musée Jacquemart André e quella di Rembrandt alla Pinacoteca di Brera. I due cammini si incrociano e prima di fare ritorno nelle rispettive sedi irradiano di luce la medesima sala. Si tratta de La Cena in Emmaus di Caravaggio, datata 1606, e La Cena dei pellegrini in Emmaus del pittore del secolo d’oro olandese, 1629 circa, a cui, tra l’altro, è consacrato il 2019 in occasione dei 350 anni dalla scomparsa. Tra i due dipinti intercorrono circa una ventina d’anni, mentre il primo realizzava l’opera nello stesso anno nasceva il secondo ed è evidente come la lezione del maestro lombardo ne abbia influenzato lo stile. Luci e ombre, presenze e assenze, gesti sommessi e visi eloquenti, uno giovanissimo, l’altro quasi al tramonto della sua parabola, le due opere si differenziano, oltre che per la dimensione, per la tecnica utilizzata. In quella del Merisi la luce va costruendosi partendo dal fondo scuro, da cui emergono i profili dei personaggi protagonisti, mentre Rembrandt sovrappone più gradazioni di bianco fino ad ottenere un vero e proprio squarcio luminoso contro cui si staglia una figura totalmente in contro luce, la cui silhouette in ombra è il punto focale della rappresentazione. Come sottolinea la storica dell’arte Letizia Lodi, presentatrice del Dialogo, la sostanziale divergenza tra i due è il modo in cui affrontano diversamente l’iconografia di Cristo. Rembrandt, infatti, era protestante e secondo il credo era proibito dipingere la figura di Gesù, così il maestro limitava le sue rappresentazioni a committenze private o addirittura a se stesso, sempre inserendo Cristo nella sua dimensione privata e mai nella vita pubblica. Entrambi, tuttavia, sono accomunati dall’audacia innovativa con cui si scostano dalle interpretazioni classiche della scena, le cui antiche origini sono testimoniate dai primi cicli figurativi evangelici tardo-antichi, inserendo i protagonisti in contesti quotidiani, spogli e rendendo la forte drammatizzazione con cui i discepoli reagiscono all’epifania. Inoltre, grazie al recente restauro dell’opera braidense coordinato da Andrea Carini, si è scoperto che precedentemente allo sfondo buio, che tanto caratterizza la produzione ultima di Caravaggio, era presente una finestra con vista paesaggio naturale. Questo a riprova dell’autenticità del dipinto e dell’importanza del continuo aggiornamento e monitoraggio delle opere, tesori viventi mai del tutto conosciute.

Caravaggio, Cena in Emmaus, 1606
Rembrandt, Cena dei pellegrini di Emmaus, 1629

Informazioni utili

Attorno alla Cena in Emmaus. Caravaggio incontra Rembrandt
dal 5 al 24 febbraio 2019

Sala XXVIII, Pinacoteca di Brera
via Brera 28, 20121
Milano

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